Chiede il paradiso per la regina Elisabetta: arrestato alla Mecca

Gesto di nobili intenti finito male.
Arresto richiesto da molti utenti sui social.

Ha compiuto un pellegrinaggio alla Mecca, la città santa agli islamici, in onore della regina Elisabetta.

Il gesto dall’intento nobile, chiedere che l’anima della sovrana venga accolta in paradiso, è però costato l’arresto a un uomo di nazionalità yemenita fermato in Arabia Saudita.

La tv saudita “al Ikhbariya” ha riferito dell’arresto dell’uomo, identificato tramite un video circolato in maniera virale sui social network.

L’uomo stesso ha filmato la sua visita nel recinto sacro di Mecca mentre compiva la Umra, rito islamico noto come “piccolo pellegrinaggio” per distinguerlo dallo Hajj, il pellegrinaggio annuale obbligatorio per ogni fedele musulmano.

Le immagini mostrano l’uomo mentre tiene in mano uno striscione con su scritto:

La Umra per l’anima della regina Elisabetta II, chiediamo a Dio di accoglierla in paradiso”.

Come riporta “Il Mattino”, sui social numerosi utenti hanno commentato il filmato e molti hanno reagito chiedendo l’arresto dell’uomo.

I pellegrini a Mecca non possono portare striscioni o cantare slogan.

Sebbene sia consentito eseguire la Umra per i defunti, questa tradizione non si applica ai non musulmani come la regina Elisabetta, che tra l’altro era a capo della Chiesa anglicana.

La tv saudita ha riferito quanto di seguito:

“Le forze di sicurezza della Grande Moschea hanno arrestato ieri un residente di nazionalità yemenita, apparso in un video con uno striscione all’interno della Grande Moschea, violando le regole…Sono state prese misure legali contro l’uomo”.

Regno Unito, Truss: pronta a premere pulsante nucleare

La risposta durante il dibattito pre-elettorale.
Sfida a Sunak per la leadership del Partito Conservatore.

Il ministro degli Esteri britannico e candidata alla leadership conservatrice Liz Truss ha dichiarato martedì sera di essere “pronta” a premere il pulsante nucleare nel caso in cui venisse scelta per sostituire Boris Johnson, caduto in disgrazia dopo i recenti scandali.

Durante il dibattito pre-elettorale che l’ha contrapposta all’ex ministro delle Finanze Rishi Sunak, con il quale è in lizza per la nuova leadership del Partito Conservatore, Liz Truss ha risposto:

Penso che sia un dovere importante come primo ministro. Sono pronta“.

All’inizio di luglio, il primo ministro britannico Boris Johnson è stato costretto a dimettersi da leader del partito conservatore dopo una cascata di dimissioni all’interno del suo governo a causa degli scandali in cui è stato coinvolto, il più noto dei quali è stato il “partygate“.

In attesa di un successore, chiunque lo sostituisca potrà agire come primo ministro grazie alla comoda maggioranza che i Tories hanno alla Camera dei Comuni, quindi in linea di principio non sono previste elezioni anticipate.

Come riporta “News 360”, le prossime elezioni generali dovrebbero tenersi nel gennaio 2025.

Donna saudita ritwitta dissidenti: 34 anni di carcere

La donna stava facendo un dottorato in Gran Bretagna ed era tornata in patria per una vacanza.
Sentenza emessa dopo la visita di Biden.

Condannata a 34 anni di carcere per aver aperto un profilo Twitter ed aver seguito e ritwittato dissidenti e attivisti.

È quanto toccato alla 34enne saudita Salma al-Shehab, che frequenta un dottorato di ricerca all’università britannica di Leeds, una volta tornata per una vacanza nel suo Paese.

Come riporta il “Guardian”, la sentenza del tribunale speciale per i terroristi è stata emessa dopo la visita del presidente degli Stati Uniti Joe Biden in Arabia Saudita, vista dagli attivisti come un incoraggiamento a intensificare la repressione nei confronti di dissidenti e di altri attivisti pro-democrazia.

La donna è stata inizialmente condannata a tre anni di carcere per il “reato” di utilizzo di un sito Internet finalizzato a “causare disordini pubblici e destabilizzare la sicurezza civile e nazionale“, ma lunedì una corte d’appello ha emesso la nuova sentenza di 34 anni di carcere e 34 anni di divieto di viaggio dopo che il pubblico ministero ha chiesto alla corte di prendere in considerazione altri presunti crimini.

Secondo una traduzione degli atti del tribunale di cui il Guardian ha preso visione, stando alle nuove accuse Shehab avrebbe aiutato “coloro che cercano di causare disordini pubblici e di destabilizzare la sicurezza civile e nazionale seguendo i loro account Twitter” e ritwittando i loro contenuti.

Come riporta “Ansa”, Shehab dovrebbe ancora poter ricorrere in appello.

Polonia, Tusk propone la settimana lavorativa di 4 giorni

Esperimento già in corso in Spagna, Islanda e Regno Unito.
“Necessario adattarsi alla dinamicità del mercato del lavoro”.

Parlando a Szczecin, pochi giorni fa, il leader del partito Piattaforma Civica (PO) Donald Tusk ha annunciato la preparazione di un preciso progetto pilota per una settimana lavorativa di quattro giorni.

Secondo il leader di Piattaforma Civica, questa soluzione è dettata dai cambiamenti dinamici che si sono verificati di recente nel mercato del lavoro. L’ex leader del Consiglio europeo ha aggiunto che il progresso tecnologico non deve necessariamente comportare un aumento automatico della disoccupazione.

Tuttavia, stando a quanto riporta “Polonia Oggi”, secondo Tusk è necessario cambiare l’atteggiamento nei confronti del lavoro e modificare il modello sociale.

Più nel dettaglio, Tusk ha fatto riferimento a due modelli: uno è l’accorciamento della giornata lavorativa e l’altra è l’accorciamento dell’intera settimana; a suo parere, quest’ultima, cioè quattro giorni lavorativi a settimana, sarebbe più probabile.

Tra i Paesi che stanno sperimentando la settimana di quattro giorni ci sono il Regno Unito e la Spagna. L’Islanda è pronta a quest’esperimento.

Nel caso delle isole britanniche, più di 3.000 dipendenti di 70 aziende dovrebbero partecipare all’esperimento, annunciato nel giugno di quest’anno.

Le prime conclusioni degli esperimenti sono piuttosto ottimistiche. Tra l’altro, è stato notato un aumento della produttività dei dipendenti, o almeno è stato mantenuto il livello precedente allo studio.

Inoltre, i dipendenti erano meno stressati e avevano un minor rischio di burnout.

Tuttavia, gli esperti sottolineano che, per il momento, lo studio ha coperto un periodo di tempo troppo breve per poter trarre conclusioni più serie.

Dearlove: Putin cadrà entro 2023

Dopo la caduta, il ricovero in una struttura per malati.
Ecco la previsione dell’ex capo dei servizi inglesi.

Un crollo entro il 2023 e poi il ricovero in una struttura per malati.

Questa la previsione di Sir Richard Dearlove, ex capo del servizio segreto di intelligence della Gran Bretagna, anche noto come MI6.

Più precisamente, come riporta “Il Messaggero”, le sue parole sarebbero state le seguenti:

Penso che Putin se ne andrà entro il 2023. Ma probabilmente in una Rsa, dal quale non emergerà come il leader della Russia.

Dearlove ha dunque previsto che il presidente russo Vladimir Putin sarà “fuori dal potere” entro il prossimo anno e che finirà in una struttura medica per “malattie a lungo termine”.

L’ex capo dei servizi segreti britannici ha inoltre aggiungendo che il ricovero sarebbe un modo per far uscire Putin dal potere “senza un colpo di stato”.