Il nuovo numero uno di Stellantis attacca le politiche europee indicandole come il vero problema per i costruttori europei.
Stellantis non intende abbandonare i suoi impegni in Italia, né ridimensionare attività e forza lavoro: parola di Antonio Filosa che conferma investimenti di 2 miliardi in un anno e punta il dito verso le regole restrittive che si fanno a Bruxelles e che vanno “urgentissimamente cambiate“.
Intervistato da Bruno Vespa nel corso della trasmissione Cinque Minuti, Filosa ha ricacciato i timori che in Italia possano esserci una raffica di provvedimenti di cassaintegrazione: “Il nostro piano è il nostro impegno e non ci sono ridimensionamenti previsti“. Al contrario, il numero uno di Stellantis lo ha definito un piano “molto pragmatico” e che assegna a ciascuno stabilimento in Italia una chiara missione produttiva, “per tutte le fabbriche senza nessuna esclusione“.
Nonostante un maxi investimento di 13 miliardi negli Stati Uniti in 4 anni (un mercato che, ha detto, “esprime 16 milioni di vetture vendute all’anno“) Stellantis ribadisce tuttavia “con fermezza e determinazione” che l’impegno con l’Italia “non è in discussione: per noi l’Italia è al centro del progetto strategico che abbiamo del nostro futuro e stiamo dimostrando con fatti concreti“.
A tal proposito, ha ricordato che il gruppo sta investendo 2 miliardi di euro in un anno solo in Italia e sta acquistando 6 miliardi di euro in componenti e servizi da fornitori tutti italiani. Insomma, Stellantis la sua parte “la sta chiaramente facendo”, ma “abbiamo bisogno della seconda parte: abbiamo bisogno di un’urgente revisione delle regolamentazioni a Bruxelles“.
Ed è proprio sulle lacune a livello comunitario che Filosa ha puntato il dito, come riporta Rai News, anche facendo il paragone con quello che succede invece negli Stati Uniti.
Paese, quest’ultimo, dove le persone hanno recuperato la possibilità di comprare la vettura che vogliono. In Europa, invece, “le regole sono ancora restrittive e devono essere cambiate urgentissimamente” in modo che “riflettano la realtà del mercato e restituiscano ai clienti europei la libertà di scegliere la macchina che vogliono“.
“Aprire al concetto di neutralità tecnologica; aprire al concetto di rinnovamento del parco circolante visto che in Europa oggi ci sono 256 milioni di vetture, 150 milioni di vetture hanno più di 12 anni, quindi inquinano di più di quelle moderne“. In terzo luogo “vogliamo un focus specifico sulle vetture piccole per le quali l’Italia è leader mondiale“. E, come quarta cosa, “abbiamo bisogno che i target sui veicoli commerciali siano modificati urgentissimamente, perché sono irraggiungibili“.
Infine, ci sono alcuni fattori prettamente italiani che rendono il nostro paese meno competitivo di altri e tra questi in particolare il costo dell’energia, più che doppio rispetto a quello della Spagna.
Proprio in merito a questo tema, ha sottolineato infine l’Ad di Stellantis, “stiamo parlando col governo italiano, sono ricettivi, stiamo intrattenendo con loro un dialogo costruttivo e speriamo di arrivare a conclusioni favorevoli“.