Esperimento “universo 25”: fine della società post-industriale?

Anche noto come “Fogna del comportamento”, portò Calhoun ad interpretare il collasso sociale nella sociologia urbana e nella psicologia.

L’esperimento “Universo 25, anche noto come “La fogna del comportamento”, o “Fogna comportamentale”, è un’espressione coniata dall’etologo statunitense John Bumpass Calhoun, usata per denotare il collasso di una società a causa di anomalie comportamentali provocate dal sovraffollamento, pur in un ambiente in cui la comunità è tenuta al riparo da avversità atmosferiche o da predatori e si vede garantita abbondanza illimitata di risorse, come cibo e acqua, e pertanto non si trova in una situazione di sovrappopolazione in senso “malthusiano” (cioè uno squilibrio tra popolazione e risorse, con quest’ultime insufficienti al fabbisogno della comunità).

È uno degli esperimenti più terrificanti nella storia della scienza, che, attraverso il comportamento di una colonia di topi, è un tentativo degli scienziati di spiegare le società umane. L’idea di “Universo 25” è venuta dallo scienziato americano John Calhoun, che ha creato un “mondo ideale” in cui centinaia di topi avrebbero vissuto e si sarebbero riprodotti.

Più specificamente, Calhoun costruì il cosiddetto “Paradiso dei topi”, uno spazio appositamente progettato dove i roditori avevano abbondanza di cibo e acqua, nonché un grande spazio abitabile. All’inizio ha piazzato quattro coppie di topi che in poco tempo iniziarono a riprodursi, causando una rapida crescita della popolazione. Tuttavia, dopo 315 giorni la sua riproduzione ha iniziato a diminuire significativamente.

Nel 1962 Calhoun descrisse in questa maniera il comportamento riscontrato negli esperimenti:

“Molti (esemplari femmine) non erano in grado di portare avanti una gravidanza sino al termine, o di sopravvivere al parto se fossero giunte alla fine. Un numero anche maggiore, dopo essere riuscite a partorire, vennero meno alle proprie funzioni materne. Tra i soggetti maschi, le distorsioni comportamentali variarono dal cannibalismo all’iperattività frenetica, all’emergere di un isolamento patologico, a causa del quale gli individui isolati uscivano per mangiare, dormire e muoversi solo quando tutti gli altri membri della comunità stavano dormendo. Anche l’organizzazione sociale degli animali ha mostrato uguale disgregazione. […] L’origine comune di questi disturbi divenne notevolmente manifesta nelle popolazioni della nostra prima serie di tre esperimenti, nei quali abbiamo osservato lo sviluppo di quello che abbiamo chiamato fogna del comportamento. Gli animali si affollavano insieme in grande numero in uno dei quattro nidi di interconnessione sui quali era mantenuta la colonia. Dai 60 agli 80 ratti si assembravano in un solo nido durante il periodo di alimentazione. I ratti singoli raramente avrebbero mangiato se non in compagnia di altri ratti. Come risultato, il nido scelto per mangiare aveva una densità di popolazione estrema, lasciando gli altri tre quasi vuoti. […] Negli esperimenti in cui si era sviluppata una fogna del comportamento, la mortalità infantile raggiunge quote del 96% tra i gruppi più disturbati della popolazione.”

Quando il numero dei roditori è arrivato a 600, si è formata una gerarchia tra loro e poi sono comparsi i cosiddetti “miserabili”. I roditori più grandi iniziarono ad attaccare il gruppo, con il risultato che molti maschi iniziarono a “collassare” psicologicamente. Di conseguenza, le femmine si sono protette e, a loro volta, sono diventate aggressive con i loro piccoli.

Con il passare del tempo, le femmine hanno mostrato comportamenti sempre più aggressivi, elementi di isolamento e mancanza di animo riproduttivo. C’è stato un basso tasso di natalità e allo stesso tempo un aumento della mortalità nei roditori più giovani. Poi è apparso un nuovo tipo di roditori maschi, i cosiddetti “bei topi”. Si sono rifiutati di accoppiarsi con le femmine o di “combattere” per il loro spazio. Gli importava solo mangiare e dormire.

Un tempo i “bei maschi” e le “femmine isolate” costituivano la maggioranza della popolazione. Con il passare del tempo, la mortalità giovanile ha raggiunto il 100% e la riproduzione è arrivata a zero. Tra i topi in via di estinzione si è osservata pansessualità (i topi si accoppiavano indipendentemente dal sesso e dall’età) e, allo stesso tempo, il cannibalismo è aumentato, nonostante ci fosse abbondanza di cibo. Due anni dopo l’inizio dell’esperimento, nacque l’ultimo topo della colonia.

Nel 1973 muore l’ultimo topo dell’universo 25.

John Calhoun ha ripetuto lo stesso esperimento altre 25 volte, e ogni volta il risultato è stato lo stesso. Il lavoro scientifico di Calhoun è stato utilizzato come modello per interpretare il collasso sociale, e la sua ricerca serve come punto focale per lo studio della sociologia urbana.

Per Calhoun non c’erano dubbi: non importa quanto sofisticato l’uomo crede di essere, una volta che il numero di individui in grado di ricoprire un ruolo supera largamente il numero di ruoli disponibili,

“L’inevitabile conseguenza è la distruzione dell’organizzazione sociale. Individui nati in queste circostanze sarebbero così distaccati dalla realtà da essere incapaci persino di alienarsi. I loro comportamenti più complessi diventerebbero frammentati. L’acquisizione, la creazione e l’utilizzo di idee appropriate per il sostentamento della vita in una società post-industriale sarebbe impossibile.”

Si ringrazia il dott. R. S. per la segnalazione.

Autore: Francesco Puppato

Vive in Polonia dove si occupa di Controllo di Gestione per gli stabilimenti polacchi di una holding italiana; parla quattro lingue (italiano, inglese, polacco e francese) ed ha precedentemente lavorato nel dipartimento finanziario della Holding Orange1. Laureato in "Economia Aziendale" con indirizzo in "Management ed Organizzazione", ha poi conseguito i Master in "Gestione delle Risorse Umane ed Organizzazione del Lavoro", "Controllo di Gestione" e "Diritto Bancario". È "Coach certificato" e vanta corsi in "Business Plan", "Project Management secondo gli standard internazionali" e "Tempi e Metodi". Inoltre, ha il "patentino Bloomberg", l'"Europass Mobilità" e l'"ECDL". Dal 2015 al 2020 ha curato la rubrica "About economy and Social Equity"  per la rivista "Economia - ecaroundworld", dal 2017 al 2019 ha collaborato con "Wall Street Italia", nel 2019 con "Economista.info" mentre dal 2020 collabora con "Wall Street Cina", "Gazzetta Italia" e "Polonia Oggi", dal 2021 con "RisorseUmane-HR". Founder di "General Magazine".

1 commento su “Esperimento “universo 25”: fine della società post-industriale?”

  1. Tutto questo capita quando qualcuno vuole trovare le regole fondamenatli del comportamento umano e poi , dopo avere guardato un ipotetico mondo dove agli uomini sono stati sostituiti dei ratti pretende di allargare la sua teoria a tutto . Grazie a Dio chi ci ha creato non era fatto come questi personaggi . La profondità dell’animo umano va ben oltre questi sperimenti da laboratorio .

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