Guerra in Ucraina: gli Usa vogliono più business bellico

Stoltenberg spinge all’apertura del piano munizioni alle industrie extra Ue; cerchiamo sinergie.

Gli Stati Uniti puntano a rientrare nel piano munizioni approvato dall’Unione Europea e sinora riservato all’industria bellica europea.

Un funzionario del governo americano ha infatti dichiarato all’Ansa quanto di seguito:

L’apertura del processo di approvvigionamento e di acquisto alle industrie esterne all’Unione Europea permetterebbe di consegnare più rapidamente le forniture tanto necessarie all’Ucraina“.

Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha convocato a Bruxelles in occasione della ministeriale Difesa di metà maggio i rappresentanti delle industrie della difesa transatlantici, dunque anche statunitensi per cercare possibili sinergie.

Un’altra prova, insomma, che gli Usa sono molto attaccati al business dell’industria bellica ed hanno tutti gli interessi a mantenere vivo il conflitto in Ucraina.

L’Ue, ovviamente, non è da meno e segue ligia la linea della Nato.

“A Bruxelles poche donne lavorano per mentalità italiana”

È bufera sulla frase del ministro.
Nel mirino le donne di origini italiane, marocchine e turche.

Se a Bruxelles il tasso d’occupazione femminile è troppo basso è colpa del fatto che “molte donne si trovano ancora in un modello famigliare mediterraneo, nel quale l’uomo lavora e la donna resta a casa”.

Una situazione che, secondo il ministro del Lavoro della Regione di Bruxelles, riguarda nello specifico le donne “di origine italiana o marocchina”.

Le dichiarazioni di Bernard Clerfayt hanno subito scatenato una raffica di polemiche nel Paese in cui vivono circa 300 mila italiani, anche da parte degli esponenti della maggioranza che guida l’amministrazione della capitale belga, tanto che a deputata socialista Fadila Laanan ha affermato:

Sono sconvolta e indignata. Penso a tutte quelle donne che conosco e che cercano lavoro, ma che sono discriminate a causa delle loro origini, a tutte quelle donne madri singolo che hanno difficoltà a conciliare lavoro e vita familiare”.

Il gruppo dei socialisti nel parlamento bruxellese, che fa parte della maggioranza, ha diffuso una nota in cui definisce “inaccettabili e discriminatorie” le dichiarazioni di Clerfayt, esponente del partito politic Défi, di orientamento social-liberale.

Non solo: anche dagli altri partner della coalizione, i verdi, sono subito arrivate le prese di distanza. Barbara Trachte, segretario di Stato alla Transizione economica della Regione di Bruxelles, ha aggiunto:

Anziché trasmettere stereotipi dovremmo affrontare gli ostacoli strutturali all’inserimento lavorativo delle donne, in particolare di origine straniera”.

Dopo il polverone per le dichiarazioni rilasciate durante l’intervista all’emittente belga LN24, come riporta La Stampa, il ministro ha cercato di precisare il senso delle sue parole, ma senza fare passi indietro:

Ho sempre combattuto le disuguaglianze chiamando le cose con il loro nome. Descrivere un fatto non è stigmatizzare e io lavoro ogni giorno per promuovere l’occupazione di tutte le donne di Bruxelles”.

Infine, su Twitter ha insistito con la sua tesi:

A parità di profilo, il divario (nel tasso di occupazione tra uomo e donna, ndr) è diverso. Nelle Fiandre la differenza è di 6 punti (percentuali, ndr), in Vallonia è di 8 punti e a Bruxelles è di 10 punti”.

Nato: Ursula von der Leyen prossimo segretario?

Difficile il rinnovo del suo mandato alla guida della Commissione europea.
Prima donna segretario della Nato?

Ursula von der Leyen potrebbe essere la prossima segretaria generale della Nato.

Questa è la clamorosa indiscrezione che arriva da Bruxelles, riportata dal quotidiano britannico The Sun e poi ripresa da Money e numerose altre testate, con il destino della presidente della Commissione europea che sarebbe legata a doppio filo a quello di Jens Stoltenberg, attuale numero uno dell’Alleanza atlantica.

Sullo sfondo ci sono le elezioni europee che si terranno nella tarda primavera del 2024, con quella che è stata definita come la “maggioranza Ursula” che per i sondaggi potrebbe non avere più i numeri nella prossima legislatura per potere dettare legge a Palazzo Berlaymont.

Il problema, però, non sarebbe solo elettorale: lo stesso Partito Popolare Europeo non sarebbe più così sicuro di voler ripresentare Ursula von der Leyen come presidente della Commissione europea, con il Ppe che starebbe ragionando sulla figura di Roberta Metsola, attuale presidente del Parlamento europeo.

A minare un possibile mandato bis a Bruxelles per Ursula von der Leyen ci sarebbe anche la spinosa vicenda Pfizer, riguardante il contratto da 1,8 miliardi stipulato per l’acquisto dei vaccini anti-Covid, con il New York Times che di recente ha denunciato l’ex ministro tedesco.

Il Nyt infatti ha deciso di affidarsi alle carte bollate nei confronti della Commissione europea, rea di non aver reso pubblico lo scambio di messaggi tra la presidente Ursula von der Leyen e il ceo di Pfizer Albert Bourla.

Alla luce di tutte queste problematiche, al momento per Ursula von der Leyen la strada per un mandato bis alla guida della Commissione europea appare essere tutta in salita; ecco perché la presidente si starebbe guardando intorno.

L’indiscrezione è stata riportata anche da La Repubblica: Ursula von der Leyen potrebbe diventare la prossima segretaria generale della Nato, forte della sponsorizzazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden.

L’attuale mandato di Jens Stoltenberg alla Nato infatti terminerà il 30 ottobre 2023; dopo due proroghe, appare improbabile una terza anche se vista la guerra in corso in Ucraina al momento non si potrebbe scartare nessuna ipotesi.

Ursula von der Leyen invece resterà in carica a Palazzo Berlaymont un anno in più, fino a ottobre 2024: se mai dovesse spostarsi da Bruxelles a Washington, inevitabilmente dovrebbe dire addio alla sua attuale carica con un anno di anticipo rispetto alla scadenza naturale.

Non mancherebbero però altri pretendenti di spessore alla Nato, con anche il nostro ex presidente del Consiglio Mario Draghi che da quando ha abbandonato Palazzo Chigi viene indicato come il possibile prossimo segretario generale.

Imbarazzo europeo per la candidatura di Di Maio

Livello linguistico definito da “debuttante” e “scarsa conoscenza della situazione”.
No del governo italiano alla sua nomina da inviato nel golfo Persico.

Anche a Bruxelles iniziano a serpeggiare dubbi e perplessità sulla possibile nomina di Luigi Di Maio come inviato speciale dell’Unione europea nel Golfo Persico. Si tratta, infatti, di una opzione sul tavolo che però non è stata ancora ufficializzata.

Sono bastate comunque delle semplici voci per far storcere il naso a qualche esponente dell’Ue tanto che, stando a quanto appreso e riportato da Le Monde, l’ipotesi sta sollevando una serie di “dubbi” a Bruxelles. L’incarico all’ex ministro degli Esteri ora è da considerare in bilico?

Il quotidiano tiene a sottolineare che una decisione formale non è stata ancora adottata e che ci sono diverse titubanze sulle questioni che l’ex grillino sarebbe chiamato ad affrontare in prima persona.

Infatti un diplomatico citato in forma anonima ha fatto notare che “le sue competenze, soprattutto la sua conoscenza da debuttante dell’inglese e la sua scarsa esperienza nel Golfo, rendono curiosa questa scelta“.

Dal Servizio europeo per l’azione esterna (Seae) vogliono rimarcare che “non è stata presa alcuna decisione“, motivo per cui ogni indiscrezione viene bollata come “pura speculazione“.

Nella divisione Medio Oriente l’atmosfera si sarebbe “resa tesa” in merito all’argomento: “Sembra che Di Maio abbia fatto un colloquio molto buono“, fa sapere una fonte.

L’opzione Di Maioha creato una grande sorpresa” ma, afferma un ex dirigente italiano del settore energetico, “non cambierà molto” perché “gli Stati produttori continueranno a trattare con le compagnie nazionali“.

Sulla vicenda si è subito palesata la contrarietà del governo italiano; nello specifico Forza Italia e Lega si sono mostrati molto ostili alla possibile nomina di Luigi Di Maio.

La selezione per l’incarico di inviato speciale Ue nel Golfo Persico è ormai giunta alle fasi finali della discussione e non rimane molto tempo, ma il centrodestra vuole mettere le cose in chiaro e fare chiarezza sull’ipotetico ruolo dell’ex titolare della Farnesina.

Per Antonio Tajani, ministro degli Esteri, l’indicazione di Di Maio sarebbe avvenuta a opera del governo guidato da Mario Draghi: “Non è la proposta di questo governo, ma di quello precedente“.

Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, ritiene che l’attuale esecutivo di Giorgia Meloni non possa sostenere la sua candidatura e ha evocato anche profili di carattere giuridico che andrebbero esaminati:

Non ci sarebbe soltanto un gigantesco conflitto di interesse a carico di Di Maio, ma anche un evidente coinvolgimento di organismi comunitari in discutibili condotte che non possono servire per la ricollocazione di un disoccupato della politica“.

Si è accodato alle polemiche anche il leghista Matteo Salvini: il ministro delle Infrastrutture ha dichiarato che se Di Maio andrà a rappresentare l’Italia nel mondo non sarà “a nome mio, vostro o di questo governo“.

Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri, ha chiesto a Bruxelles di ascoltare “le nostre indicazioni” visto che adesso c’è un governo differente da quello passato.

Turchia-Bari: traffico di immigrati via jet

Cinque arresti con mandato internazionale e due ricercati.
10.000 euro a viaggio la tariffa.

Avrebbero utilizzato jet privati in partenza dalla Turchia per far arrivare in Italia e in altri paesi europei clandestini di origine principalmente kurda o irachena facendosi pagare 10 mila euro a viaggio.

Il mandato d’arresto è stato emesso dalla polizia belga per cinque persone: un italiano residente a Roma e quattro egiziani, di cui tre residenti in Italia e uno in Belgio.

Coinvolta anche una donna tunisina residente a Bruxelles. Altri due stranieri sono ricercati.

In Italia le indagini sono state coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, considerato il ruolo dell’aeroporto pugliese utilizzato da questi trafficanti.

Come riporta “La Repubblica”, è quanto emerso dalle indagini condotte da una squadra investigativa comune, composta dalle forze di Polizia di Italia, Belgio, Germania, Austria e Francia.

Gli arrestati sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in Europa di cittadini stranieri.

I fatti si riferiscono al periodo compreso tra ottobre e dicembre 2020.

Le indagini hanno preso spunto dall’arrivo, in alcuni scali europei, di jet privati con a bordo cittadini stranieri che, utilizzando dei falsi documenti diplomatici dello stato caraibico di Saint Kitts & Nevis, erano riusciti ad imbarcarsi dalla Turchia su voli privati diretti verso quel Paese, con scalo intermedio in Europa.

Una volta raggiunto lo scalo, i passeggeri dichiaravano la loro reale nazionalità alle Autorità di Polizia del luogo, richiedendo asilo politico.

La polizia belga ha provveduto al sequestro di due aeromobili dal valore complessivo di 426 mila euro.

Le indagini sono state condotte con il supporto del Servizio per la cooperazione Internazionale di Polizia della direzione  centrale della polizia criminale e delle agenzie statunitensi Hsi e Dss.