Spagna e Francia: stop ai veicoli a benzina

La data limite è il 2035.
L’annuncio durante il COP27 in Egitto.

Francia e Spagna si sono impegnate a fermare le vendite di veicoli a benzina entro il 2035, nell’ambito degli sforzi per accelerare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.

L’annuncio è arrivato in occasione dei colloqui sul clima della COP27, in Egitto.

Parigi e Madrid fanno parte di un gruppo di nuovi firmatari della Dichiarazione sui veicoli a emissioni zero, lanciata alla conferenza di Glasgow dello scorso anno.

I firmatari si impegnano a passare al 100% delle vendite di veicoli a zero emissioni entro il 2035 nei mercati principali ed entro il 2040 in tutto il mondo. 

Auto, Euro 7: stangata dall’Ue

Penalizzazione anticiapta al 1° luglio 2025.Cause automobilistiche in rivolta.
L’obiettivo è limitare l’inquinamento atmosferico: ma ha senso?

L’Unione Europea corre e decide di penalizzare, prima del tempo, le auto attualmente in circolazione con l’introduzione dello standard Euro 7 entro il 1° luglio 2025, ovvero meno di tre anni da adesso: è questa la proposta formulata nelle scorse ore per limitare l’inquinamento atmosferico.

La richiesta delle case automobilistiche, che avrebbero preferito più tempo per adeguarsi alle norme, era quella di portare la data almeno al 2026-2027.

Nello specifico, in questo modo saranno maggiormente penalizzati i motori dei mezzi pesanti ed i diesel, dal momento che le nuove norme dovranno valutare il particolato derivato dai freni che va ridotto rispetto agli standard attuali.

Dal punto di vista dei costi, tutto questo costerà tra i 90 ed i 150 euro per ogni automobile.

Con l’Euro 7 si dovrebbero ridurre del 13% le emissioni di particolato dai tubi di scappamento e fino al 39% in quelli di camion ed autobus.

Come riporta “La Repubblica” citata anche da “Il Giornale”, se fino ad oggi le emissioni prevedono una soglia fino a 80 mg/km, con la nuova normativa non potranno superare i 60 mg/km: le auto a benzina hanno già questo limite, discorso diverso per i diesel che andranno adeguati.

Secondo Thierry Breton, commissario europeo all’Industria, dal momento che è difficile abbandonare per sempre i motori nel 2035, bisogna anticipare i tempi.

La decisione dell’Ue viene considerata “equilibrata e necessaria per proteggere il clima garantendo che fino al 2035 le auto in circolazioni siano più pulite“.

Secondo la Commissione Europea, però, i benefici si vedranno sul lungo termine quando le emissioni di CO2 scenderanno mediamente del 35% rispetto all’attuale Euro 6.

Più precisamente, lo stesso Breton ha aggiunto quanto di seguito:

E’ una riforma che si concentra sul futuro perché è aperta ai cambiamenti tecnologici, come sappiamo, e come ho detto prima, ci stiamo concentrando sui freni e sui pneumatici che diventeranno alcune delle principali forme o fonti di inquinamento atmosferico“.

Considerando però che l’Europa pare essere praticamente l’unica a spingere in questa direzione e che, ad esempio, la sola Shanghai inquina più di tutta l’Europa, ha senso agire così fortemente in questa direzione o si rischia solamente di fare danni ad industria ed economia (con tutto l’impatto sociale che ne deriverebbe) senza avere un tornaconto ecologico che sia almeno di rilievo?

Carburante: la Polonia attrae i vicini

Il governo taglia le imposte.
Stazioni al confine prese d’assalto.

Il governo polacco, per combattere l’inflazione aumentata dell’8,6% nel dicembre scorso raggiungendo il picco più alto degli ultimi 20 anni, ha ridotto l’imposta sui consumi, sulle emissioni e l’imposta al dettaglio.

In Polonia i prezzi sono ultimamente schizzati, facendo registrare incrementi dal 20% al 30% che hanno richiesto l’intervento statale.

L’operato governativo ha attratto anche gli abitanti delle nazioni limitrofe: dalla Repubblica Ceca alla Germania passando per la Slovacchia, le stazioni di servizio polacche che si trovano lungo il confine sono prese d’assalto.

Come riporta “Euronews”, infatti, le auto si dispongono in lunghe file alle stazioni di servizio, oltre il confine, per fare il pieno di carburante; i funzionari doganali cechi hanno aumentato i controlli alle frontiere per evitare soprattutto rifornimenti oltre misura di carburante a basso prezzo:

Oltre al serbatoio pieno e ai 20 litri in una tanica, che sono consentiti, hanno a volte bidoni pieni di carburante, che invece è illegale.

Il carburante è più economico di circa un quarto, così come i prezzi degli alimenti o dei beni di consumo ed il pacchetto anti-inflazione prevede anche la riduzione dell’iva sul riscaldamento dal 23% all’8%.

Una cittadina ceca, intervistata, ha dichiarato:

Tutto è molto più economico: costano meno gli alimenti, i beni di consumo o i medicinali.

Carburante: prezzo in continuo aumento

Il diesel self tocca sopra la media di 1,80 euro al litro.
La benzina tocca il prezzo medio di 1,93.

Continua ad aumentare il prezzo dei carburanti.

Il costo di diesel e benzina sta salendo superando soglie medie decisamente elevate; come riporta “Tgcom24” citando “Quotidiano Energia”, infatti, il prezzo medio self del diesel ha superato la quota di 1,802 euro al litro e ancora più cara è la benzina, che ha toccato il prezzo medio di 1,933 euro al litro.

Benzina: presto 4 euro al litro?

Il costo è in continuo aumento; gravano le tasse.
Ecco perché il prezzo schizza.

Il prezzo della benzina è in forte aumento.

In Italia, in particolare, il carburante ha un costo mediamente più alto rispetto a quello dell’Unione europea; come già visto in passato (approfondimento al link), più che il costo in sé della benzina, a pesare sono le tasse, senza le quali l’Italia sarebbe sul podio per il minor costo.

Attualmente il prezzo per la benzina è di circa 1,74 euro al litro ma, visti i continui aumenti Alberto Clò ha prospettato scenari da incubo.

Il direttore della Rivista Energia, infatti, ha prospettato che se il prezzo del petrolio continuerà a salire la benzina potrebbe arrivare a costare addirittura 4 euro al litro. La condizione necessaria per far avverare questo scenario sarebbe che il costo del greggio arrivasse a quota 200 dollari al barile.

Attualmente siamo sugli 84 dollari al barile ma, nell’intervista rilasciata a La Repubblica, Clò ha affermato che nel medio termine sarebbe possibile vedere l’impatto del crollo degli investimenti e, se i prezzi saliranno a 150-200 dollari al barile come qualcuno ipotizza, la benzina potrebbe toccare appunto i 4 euro al litro.

A far impennare i prezzi sarebbero la ripresa della domanda in parallelo a quella parziale dell’attività economica, il fatto che la Cina stia attraversando una grave crisi energetica che ha imposto al governo di comprare carbone, metano e petrolio “a qualsiasi prezzo”, alimentando l’ascesa sui mercati internazionali, una crescita minore dell’offerta unita ad un crescente prelievo delle scorte, il governo dell’offerta da parte dei paesi OPEC con Russia e alleati (OPEC Plus) ed il crollo degli investimenti.

Stando all’Unem (Unione energie per la mobilità) la benzina è aumentata del 10,4% rispetto a settembre del 2020 e del 10,8% rispetto a settembre del 2019, mentre il prezzo del gasolio è cresciuto del 6,2% rispetto al 2020 e del 7,6% rispetto al 2019.

Se spostiamo la lente ingrandimento sul carburante degli aerei, invece, notiamo un +62% ad ottobre ed un +47% rispetto al 2019.

Che ci possano essere anche altri motivi dietro all’aumento del prezzo del carburante lo aveva giù fatto intendere il ministro per lo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, sostenendo che “un futuro più ecologico ha un prezzo che deve essere pagato” (approfondimento al link).