Tesla: multa da 2,2 milioni in Corea del Sud

L’accusa è inerente a pratiche ingannevoli; Musk nomina un nuovo vice.
Salgono le vendite ma crolla il titolo.

Continuano i guai per Tesla, anche nel 2023.

L’autorità antitrust della Corea del Sud, la Korea Fair Trade Commission (Kftc), l’ha multata con una sanzione di 2,85 miliardi di won (circa 2,2 milioni di dollari) per aver fuorviato i consumatori coreani. Nello specifico, la Kftc accusa la casa automobilistica di Elon Musk di aver esagerato, dall’agosto 2019, “l’autonomia dei suoi veicoli con una singola carica, il loro rapporto costo-efficacia rispetto ai mezzi a benzina e le prestazioni dei suoi Supercharger” sul sito web locale ufficiale.

L’autorità, come riporta Milano Finanza, ha poi aggiunto che l’autonomia delle auto Tesla scende fino al 50,5% in condizioni di freddo rispetto a quanto pubblicizzato online. Tesla, inoltre, avrebbe addebitato, senza motivo, un deposito ai consumatori per scoraggiare le cancellazioni degli acquisti online.

La notizia rappresenta l’ennesimo colpo per la produttrice americana. Nel 2022 il titolo è infatti crollato del 65%. La società a fine dicembre ha bloccato la produzione nella fabbrica a Shanghai per via dell’ondata di Covid che ha colpito lavoratori e fornitori. Il 2 gennaio, invece, Tesla ha presentato i dati sulle consegne del 2022, mancando le stime di Wall Street per colpa dei problemi logistici, del rallentamento della domanda, dell’aumento dei tassi di interesse e dei timori di recessione. 

I numeri del 2022 restano comunque da record, perché la creatura di Musk ha venduto circa 1,31 milioni di vetture, quasi il 40% in più rispetto al 2021. Ne avrebbe però dovute consegnare più di 1,4 milioni per raggiungere il suo obiettivo iniziale: aumentare gli acquisti almeno del 50%

Tesla, in realtà, a ottobre aveva dichiarato che non avrebbe raggiunto quella cifra. E Wall Street, secondo FactSet, aveva ridotto le aspettative di consegna a circa 1,34 milioni veicoli per il 2022. Obiettivo non centrato. 

Per risollevare le sorti della sua casa automobilistica il ceo di Twitter ha assegnato al capo cinese di Tesla, Tom Zhu, la supervisione diretta degli impianti di assemblaggio negli Usa. Di fatto si tratta di una promozione che lo rende il dirigente di più alto profilo dopo l’ad Elon Musk.

A rivelarlo è Reuters che spiega come Zhu sia stato messo in cima anche alle operazioni di vendita in Nord America ed Europa.

Senza perdere le mansioni precedenti, ossia il titolo di vicepresidente per la Grande Cina e le responsabilità come manager più anziano per le vendite nel resto dell’Asia.

Dalla nomina viene fuori un vice Musk pronto a rassicurare analisti e investitori, che nel 2022 hanno osservato il patron di Tesla concentrarsi solo sull’acquisizione e il rilancio di Twitter

4 università italiane tra le prime 200 al mondo

Roma, Milano, Padova e Pisa nella classifica dell’Academic Ranking of World Universities.
Sul podio le “solite” Harvard, Stanford e Cambridge.

(Foto da internet)

4 università italiane nelle prime 200 al mondo.

Un buon risultato, quello che emerge dall’Academic Ranking of World Universities (Arwu) 2021; in quella che è una delle classifiche più note e condivise a livello mondiale in ambito universitario, infatti, troviamo la Sapienza di Roma, l’università di Milano in particolar modo per quanto riguarda il settore matematico, l’Università degli Studi di Padova che per gli studi sul settore idrico guadagna ben 50 posizioni e si colloca al 22esimo posto, ed infine Pisa con il settore fisico come fiore all’occhiello.

La prima università europea è la francese Paris-Saclay University, che si piazza al 13esimo posto. Sul podio, invece, troviamo Harvard, Standford e Cambridge.

La classifica, che viene stilata ogni anno presso l’Università Jiao Tong di Shangai, compara oltre 1.000 istituzioni accademiche e si basa su criteri come il numero di premi Nobel e medaglie Fields tra ex studenti e docenti, o il numero di pubblicazioni sulle maggiori riviste scientifiche.

La medesima classifica è considerata, insieme al “QSWorld University Rankings” ed alla “Times Higher Education World University Rankings“, tra le note e credibili al mondo.

Scontro Usa-Iran: oro e petrolio schizzano sul mercato

Impatto dello scontro tra Usa ed Iran su Borse e mercato: schizzano oro e petrolio,

Tiene banco sotto tutti i punti di vista lo scontro tra Usa ed Iran, lo scontro che potrebbe scatenare la terza guerra mondiale (approfondimento al link).

L’uccisione di Soleimani per ordine di Trump (approfondimento al link), legata al mostruoso incremento della produzione nucleare dell’Iran (approfondimento al link) e che ha portato poi alla controreazione iraniana, sta avendo ripercussioni anche dal punto di vista economico.

Sul mercato, infatti, schizzano le quotazioni del petrolio e dell’oro.

Il primo è arrivato alla quota di 65 dollari al barile, facendo registrare un aumento del 3,4%; il secondo ha toccato quota 1.600 dollari l’oncia, ovvero il massimo dal 2013.

Di contro, ciò che ha subìto un forte calo, sono stati i contratti futures sull’azionario di Wall Street. Tutte in ribasso, inoltre, le borse asiatiche dopo gli attacchi iraniani alle basi Usa (approfondimento al link).

La Borsa di Tokyo ha chiuso a -2,45% mentre Hong Kong a -1,49% e con Shangai che registra un -0,49%.

Sotto il profilo delle valute, invece, il dollaro americano cede sullo yen mentre l’euro sale leggermente.