Carola Rackete si dimette da europarlamentare

Sarà rimpiazzata da Martin Gunter.
Vannacci: non ci mancherai; speriamo che Salis e Lucano seguano l’esempio.

L’attivista Carola Rackete, nota per aver sfidato il governo giallo-verde sulla migrazione speronando una nave della Guardia Costiera, ha annunciato le proprie dimissioni dal Parlamento europeo.

La tedesca, in una nota, ha dichiarato quanto di seguito:

La mia candidatura e il mio mandato hanno sempre avuto l’obiettivo di contribuire al rinnovamento del partito Die Linke, un processo che sta procedendo con successo. Come persona attiva nei movimenti sociali, io e il mio team abbiamo discusso fin dall’inizio di definire il mandato in modo collettivo e questo spirito collettivo si sta ora concretizzando con le mie dimissioni.

Carola Rackete sarà rimpiazzata dal brandeburghese Martin Gunter, candidato con la Die Linke ed arrivato appena dietro di lei.

Le sue dimissioni sono state commentate anche dal Generale Vannacci come di seguito:

Non ci mancherai, ora speriamo che Salis e Lucano seguano l’esempio“.

Polonia, il voto spiazza i sondaggi: Karol Nawrocki nuovo Presidente

Appena si spengono le urne, si accendono le riflessioni!
Due righe dell’Onorevole Simone Billi (Lega) sulle elezioni in Polonia.

La Polonia ha scelto. Con il 50,9% dei voti (10.606.877 preferenze), Karol Nawrocki è stato eletto Presidente della Repubblica, superando di misura Rafał Trzaskowski, fermatosi al 49,1% (10.237.286 voti). Una vittoria numericamente netta, ma maturata contro le previsioni: gli exit poll della sera del voto indicavano un esito opposto, generando sorpresa e polemiche.

Possibile che dichiararsi elettore di Nawrocki all’uscita dai seggi fosse percepito come socialmente sconveniente? Oppure il sistema dei sondaggi rifletteva, più che una realtà oggettiva, l’orientamento politico di chi li commissiona o li interpreta? In ogni caso, l’affluenza di oltre 20,8 milioni di elettori testimonia la forte mobilitazione popolare per una consultazione altamente polarizzata.

Il Paese si è spaccato geograficamente e culturalmente. Nawrocki ha trionfato nelle regioni orientali, segnate da maggiori difficoltà economiche e più ricettive ai temi dell’identità nazionale e dell’economia reale.

Al contrario Trzaskowski, sindaco di Varsavia ed esponente del campo liberal-progressista, ha primeggiato nell’ovest del Paese, dove l’economia è più dinamica e l’elettorato incline a posizioni progressiste, tra radical-chic, laicismo militante, diritti LGBTQ+ e un approccio più globalista.

A pesare sulla campagna anche l’intervento, ritenuto da molti troppo diretto, del premier Donald Tusk. Le sue dichiarazioni – con allusioni alla giustizia e ai tribunali – sono state lette da alcuni come una forma di pressione sulle istituzioni, tanto più che la riforma giudiziaria avviata dal PiS, pur controversa, mirava ad abbattere privilegi e promuovere una nuova generazione di magistrati.

Decisivo anche il contributo della diaspora. Il voto dei polacchi all’estero ha visto una partecipazione crescente, con un incremento delle registrazioni entro il termine del 7 maggio per i residenti stabili. A questi si aggiungono 44.521 elettori temporaneamente all’estero tramite certificato, e 172 voti espressi a bordo di navi. Trzaskowski ha dominato tra gli expat, raccogliendo il 64% (383.722 voti) contro il 36% (220.637) di Nawrocki. Tuttavia, nei paesi dove le comunità polacche sono storicamente organizzate, spesso attraverso reti e associazioni come la Wspólnota Polska, la vittoria è andata al candidato patriottico, mentre altrove ha avuto maggiore peso la macchina diplomatica, in gran parte nominata sotto il governo Tusk, che ha orientato l’organizzazione del voto.

Karol Nawrocki si presenta come un europeista convinto, come tutti i polacchi, radicato nella difesa dei valori tradizionali. Trzaskowski, al contrario, ha incarnato una visione post-nazionale, europeista nel senso più ideologico, simbolicamente rappresentata dalla sua proposta di rimuovere i crocifissi dagli edifici pubblici e dalla creazione del primo museo europeo dedicato alla cultura gender.

La Presidenza in Polonia non è un ruolo di rappresentanza: ha potere di veto legislativo, superabile solo con una maggioranza qualificata che l’attuale Parlamento, pur dominato dalla coalizione liberal, difficilmente potrà raggiungere. L’elezione di Nawrocki apre quindi una fase di coabitazione istituzionale e riequilibra i poteri, ponendo un contrappeso all’esecutivo di Tusk.

La Polonia entra così in una nuova fase politica, destinata ad avere riflessi anche sulla posizione del Paese nel contesto europeo. In un’Unione attraversata da profonde tensioni, la sfida tra identità e globalismo si fa sempre più centrale, e quella polacca potrebbe essere una cartina di tornasole per l’intero continente.

Italia: crolla il sostegno a Kiev. E il riarmo non piace

Gli italiani pro Ucraina passano dal 57% al 32%.
Ecco le percentuali dei cittadini e all’interno dei partiti.

Sarà la paura che il ReArmEu pesi su pensioni e sanità, o l’abitudine alle notizie di droni, bombe e missili su Kiev piuttosto che Gaza, sarà che i cittadini hanno iniziato ad informarsi più a fondo sulle questioni, fatto sta che gli italiani dalla parte dell’Ucraina sono molti meno rispetto all’inizio della guerra: erano il 57% a marzo 2022, sono il 32% oggi.

Lo certifica l’ultima sondaggio realizzato da Ipsos per Il Corriere della Sera, che svela anche la posizione degli italiani rispetto al piano di riarmo annunciato da Ursula von der Leyen.

Rispetto al conflitto in Ucraina:

  • il 57% degli italiani non appoggia né una parte né l’altra (tre anni fa erano il 28%);
  • Il 32% degli italiani sostiene la causa ucraina;
  • L’11% degli italiani è dalla parte della Russia.

In questi anni la percentuale di italiani pro Mosca è sempre oscillata tra il 5% e il 10% della popolazione. Oggi, poco più di un italiano su dieci (quindi più del 10%) sostiene che Vladimir Putin abbia ragione riecheggiando la teoria di Donald Trump secondo cui “l’Ucraina non avrebbe dovuto iniziare la guerra“.

Come riporta Adnkronos, emergono poi grandi differenze tra gli elettori a seconda dell’orientamento politico. Sostengono la causa di Kiev:

  • Il 59% degli elettori del Partito democratico;
  • Il 48% degli elettori di Forza Italia;
  • Il 41% di chi vota Fratelli d’Italia;
  • Il 29% di chi vota Movimento 5 Stelle;
  • Il 19% degli elettori della Lega

Tra gli elettori del Carroccio, i sostenitori di Mosca sono il 21%, più di quelli che appoggiano la causa ucraina.

Infine, solo il 28% è favorevole al ReArmEu, il 39% è contrario, mentre il 33% si astiene da esprimere un’opinione a riguardo.

I più contrari sono gli elettori leghisti (56%), mentre quelli di FdI (48%) e Pd (46%) sono più o meno 1 su 2.

Spaccati gli elettori di Forza Italia (36% contrari, 35% favorevoli, il restante 29% non si esprime).

La metà degli elettori M5s è contrario al piano di riarmo anche se sorprende il 30% degli elettori pentastellati favorevoli al ReArm Europe.

Lavoro: gli statali potranno lavorare fino a 70 anni

Solo su base volontaria, con l’ok dell’amministrazione e per esigenze non diversamente assolvibili.
Ridurrà la spesa previdenziale.

I dipendenti statali potranno lavorare fino a 70 anni con l’ok dell’amministrazione.

Il vertice dei leader del centrodestra a Palazzo Chigi per fare il punto sulla legge di bilancio è durato due ore; un pranzo di lavoro che ha visto coinvolti il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i vicepremier Matteo Salvini ed Antonio Tajani, il capo politico di Noi moderati Maurizio Lupi ed il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

La norma che introduce la possibilità per le amministrazioni pubbliche di trattenere in servizio su base volontaria il personale oltre i 67 anni ed entro i 70 anni per lo svolgimento di attività di tutoraggio ed affiancamento o di esigenze funzionali non diversamente assolvibili non determina maggiori oneri “ma anzi garantisce, per il periodo di trattenimento in servizio, una minore spesa previdenziale“.

Lo riporta Il Sole 24 Ore, citando la relazione tecnica alla bozza del ministero della pubblica Amministrazione sulla possibilità che i dipendenti pubblici restino al lavoro, su base volontaria e su scelta dell’amministrazione, oltre l’età per la pensione di vecchiaia.

Borghi (Lega): proposta per togliere bandiera Ue da edifici pubblici

Ove possibile, sostituirla con la quella della regione.
Abrogherebbe la legge che obbliga all’esposizone della bandiera ueropea.

Consegnata agli uffici la proposta di legge per l’abrogazione della legge che ha introdotto l’obbligo di esposizione della Bandiera dell’Unione Europea fuori e dentro gli edifici pubblici“.

Lo annuncia in un tweet sulla piattaforma X, poi ripreso anche da Ansa, il senatore della Lega Claudio Borghi Aquilini, aggiungendo che “la Bandiera Italiana è una sola: il Tricolore, affiancato quando possibile dalla Bandiera della Regione“.