Parma prima per qualità della vita

Dal 39esimo posto interrompe la serie tra Trento e Pordenone.
Ultima Crotone.

Un balzo enorme per scalare la vetta.

È quanto ha fatto la provincia di Parma, in merito alla classifica della della qualità della vita stilata da Italia Oggi e Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con Cattolica Assicurazioni.

La 23esima edizione, che di solito vedeva alternarsi al primo posto Trento e Pordenone, vede la provincia di Parma aggiudicarsi il primo posto, nonostante il piazzamento al 39° posto dell’anno scorso.

Buon balzo in avanti anche per Bolzano, che passa dall’ottavo al terzo posto, Bologna, che si classifica quarta rispetto al vecchio piazzamento che la vedeva 27esima, e Milano, passa dal 45esimo posto al quinto.

Da segnalare anche il progresso di Trieste, che passa dal 40esimo posto al settimo, e di Firenze, che partendo dalla 31esima posizione arriva alla sesta.

Il primato della provincia di Parma, che appartiene al cluster Metropoli ovvero il raggruppamento di aree urbane del centro-nord che ha fatto registrare un’ottima capacità di reazione alla pandemia, deriva dal piazzamento nel gruppo 1 in 4 dimensioni su 9.

Guardando il fondo della classifica, invece, vediamo che a perdere il maggior numero di posizioni è Taranto, passando dalla 94esima posizione alla 103esima; più o meno stabili nei bassifondi Foggia, Napoli e Siracusa. Chiude la classifica Crotone che, nonostante le posizioni di vertice con riferimento alla sicurezza sociale e registrando risultati sopra la media nella dimensione demografica, risulta fanalino di coda in 5 dimensioni (affari e lavoro, ambiente, istruzione e formazione, reddito e ricchezza, tempo libero).

Mannaia Covid-19: chiude anche Rifle

Fallisce la Rifle, storico marchio di jeans Made in Itlay.
L’azienda, fondata nel 1958, ora sarà messa all’asta.

Gli affari non andavano bene da un po’ di tempo, poi il coronavirus ha fatto da mannaia.

Ha così chiuso i battenti la Rifle, storico marchio di jeans Made in Italy con sede a Barberino di Mugello, poco distante da Firenze, e che era stato fondato nel 1958 dai fratelli Giulio e Fiorenzo Fratini.

A dichiararne il fallimento è stato il Tribunale di Firenze, poi la notizia è stata resa nota dai sindacati di categoria Filctem Cgil e Femca Cisl, che sono intervenuti sul tema come di seguito:

L’azienda non ce l’ha fatta a uscire dal tunnel, certamente reso ancora più buio dalla pandemia mondiale. Cercheremo di verificare tutte le possibilità di salvaguardia occupazionale qualora ci fossero manifestazioni di interesse per il marchio e quindi per l’attività aziendale.

Nel 2017 Sandro Fratini, figlio del fondatore Giulio, aveva ceduto il 44% del capitale alla società svizzera di investimenti Kora, che era poi salita in maggioranza con il 55% l’anno successivo.

Alla guida dell’azienda arrivò Franco Marianelli, dopo le esperienze in Guess Italia e Gas Jeans, ma la sua competenza non è bastata ad evitare il tracollo: nel 2018 Rifle chiudeva il bilancio con 16 milioni di euro di fatturato ed una perdita di 3,3 milioni.

La domanda di concordato al Tribunale di Firenze era stata presentata a maggio di quest’anno, insieme alla richiesta di soccorso fatta alla regione Toscana.

I dipendenti in ballo sono 96. Attualmente è attiva la cassa integrazione Covid-19 e si cercherà di dar loro un ulteriore sostegno economico. Ora si procederà con 45 giorni di esercizio provvisorio per poi passare alla cessione all’asta dell’azienda.