Il ringraziamento di Ninfea ad un anno dalla pandemia

L’azienda, tutta al femminile, aveva riconvertito la produzione per il Covid19.
Pilotto: “Per arrivare lontano, bisogna correre insieme”.

Laura Pilotto è l’imprenditrice veneta impegnata nel tessile, che in seno alla pandemia ha prontamente convertito parte delle linee produttive nella realizzazione di mascherine chirurgiche e lavabili di tipo II, con altissimi coefficienti BFE (Efficienza di Filtrazione Batterica), prime in Italia a ottenere l’omologazione da parte dell’Istituto Superiore di Sanità e, poi, la marcatura CE.

Allo scoccare dell’emergenza abbiamo subito avvertito il dovere di fare qualcosa. L’usa e getta non rappresenta una soluzione sostenibile”, dice Laura Pilotto, CEO di Ninfea Srl.

Ninfea Srl persegue obiettivi di sicurezza collettiva e ambientale con l’ambizione di rendere il Made in Italy, da sempre ambasciatore globale dell’eccellenza qualitativa, anche e simultaneamente portavoce di valori ecologici.

La Pilotto passa in rassegna l’anno trascorso, raccontando emozionata delle magnifiche realtà con cui le circostanze, seppur critiche, le hanno permesso di entrare in contatto:

Abbiamo conosciuto apparati eccezionali, il cui lodevole impegno è stato portato avanti con passione e rigoroso senso del dovere, come quello della Società Percassi, che nessuna preoccupazione, nessuna paura è riuscita a sopraffare. Non esistono parole per descrivere il nostro riguardo per gli enti d’istruzione, che hanno continuato ad adempiere al loro vitale compito formativo, tra cui NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, e la Fondazione ENAC Lombardia C.F.P. Canossa. – Laura aggiunge – Abbiamo ammirato la forza solidale di associazioni al servizio dei più fragili, come la Fondazione Don Carlo Gnocchi, la Fondazione Il Nostro Domani e Il Colibrì Soc. Coop. Abbiamo osservato con stima la dedizione all’infanzia, ai suoi diritti, alla sua crescita ed educazione da parte di associazioni e onlus come Il Girotondo delle Mamme. Abbiamo anche conosciuto l’encomiabile spirito solidaristico dei Volontari del
Soccorso Saint-Marcel e il lodevole lavoro dell’Ambasciata Britannica di Roma
”.

L’imprenditrice ci racconta come il venire a contatto con queste realtà, abbia significato sentirsi parte di una missione grande, di portata nazionale:

Non ci siamo mai sentite sole, guidate da inclinazioni etiche condivise.

Sono questi i sentimenti e le convinzioni con cui Laura e la sua équipe, tutta al femminile, hanno omaggiato queste realtà loro compagne di viaggio attraverso un solidale dono di mascherine Ninfea. Commenta commossa Laura:

Il nostro, è un riconoscimento doveroso, un tributo alla loro infaticabile passione.”

Infine, Laura Pilotto ci tiene a far sapere che ambisce allo sviluppo dell’azienda in modo sostenibile: utilizzare le risorse per il bene comune, prendersi cura del
territorio e della comunità. Nel corso degli anni, il suo operato si è contraddistinto nel settore abbigliamento per professionalità ed esperienza nel ripristino dei capi, offrendo un ampio spettro di servizi in molteplici aree produttive e collaborando con eccellenze del Made in Italy.

Chi fosse interessato a contattare l’azienda Ninfea Srl, può scrivere all’indirizzo mascherine@ninfeasrl.it

Coronavirus e responsabilità: il governo prepara lo scudo penale

Gli stessi che volevano processare Salvini, ora preparano una legge che li renda non processabili per la gestione dell’emergenza.
La delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio metterebbe in luce il ritardo e la cattiva gestione.

Gli stessi che tanto spingevano per processare Matteo Salvini, ora che ci sono oltre 10.000 morti chiedono uno scudo penale per chi sta operando contro il coronavirus.

La richiesta è da un lato lecita e legittima, se parliamo di medici e personale sanitario: questi sono infatti stati buttati in pasto ad un’emergenza che non eravamo pronti a contrastare, dalle strutture alle attrezzature, fino al ridimensionamento del personale passando per la mancanza delle semplici mascherine.

Imputare colpe al personale medico impegnato in una battaglia contro un virus di cui ancora sappiamo poco o nulla, non è certo etico e corretto. Lo stesso personale medico e sanitario, infatti, nel combattere il virus in prima linea rischia la propria incolumità ogni istante.

Diversa è, invece, la responsabilità di chi governa: sono state prese tutte le precauzioni necessarie? Ci si è mossi in ritardo? É stato fatto tutto il possibile?

Sotto questo punto di vista, fanno rumore quel silenzio e quell’inattività intercorsi per più di un mese dalla dichiarazione dello stato d’emergenza avvenuto nel Consiglio dei Ministri il 31 gennaio 2020 e le precauzioni prese dal governo (approfondimento al link).

In sintesi, l’Italia ha dichiarato lo stato d’emergenza il 31 gennaio 2020 ma non ha fatto niente per più di un mese; le tardive decisioni prese sono state tutto ed il contrario di tutto (approfondimento al link). Gli aiuti economici, finora, decisamente insufficienti.

Proprio su queste basi, l’avvocato Di Carlo si è fatto portavoce di una class action che ha denunciato il premier Conte ed il ministro della Salute Speranza. L’accusa è la seguente:

Il governo sapeva dello stato d’emergenza, ma non ha tutelato l’interesse pubblico omettendo e rallentando la messa in sicurezza di tutta l’Italia.”

Carlo Taormina, avvocato ed ex parlamentare del centrodestra, ha poi parlato di oltre mezzo milione di adesioni alla sua denuncia contro il premier Giuseppe Conte.

La gestione italiana è stata inoltre criticata anche dall’Università di Harvard, che ha invece premiato il modus operandi attuato in Veneto dal governatore Zaia (approfondimento al link).

Preoccupato, il governo sta ora cercando di correre ai ripari. Ecco quindi che è stato approvato l’emendamento del Pd a firma del capogruppo Marcucci per uno scudo penale che protegga, come visto, non solo il personale medico e sanitario, ma anche per burocrati e dirigenti amministrativi.

La responsabilità dei medici in sede penale è già oggi limitata ai casi di colpa grave, quindi di fatto la tutela non è altro che ampliata a “funzionari ed agenti responsabili di condotte gestionali o amministrative poste in essere in palese violazione dei principi basilari delle professioni del Servizio sanitario nazionale”.

In buona sostanza: il governo sapeva ma non ha agito, si è mosso tardi e male? Nessun problema, si attiva uno scudo penale con buona pace per l’etica e le responsabilità.

Divario Ricchi-Poveri: Italia la peggiore. Sparisce il ceto medio

Aumenta il divario tra ricchi e poveri in Italia, ma in tutto il mondo la società sta diventando a forma di clessidra: sparisce il ceto medio.

L’Italia, purtroppo, si aggiudica un altro primato negativo.

Stiamo parlando del divario tra ricchi e poveri; nel Bel Paese, infatti, i redditi più alti superano di ben 6 volte i redditi più bassi, consegnandoci il triste primato tra le nazioni più popolose d’Europa.

Il report è firmato Eurostat, l’istituto di statistica dell’Unione europea, ed indica che nel 2018 in Italia il 20% più ricco della popolazione registra, appunto, entrate addirittura 6 volte superiori del 20% più povero.

Più precisamente la differenza è di 6,09 ed è in aumento rispetto al dato precedente del 2017 che era pari a 5,92. Il picco resta invece quello del 2016, che aveva toccato 6,27.

A livello di confronto, la Germania fa registrare un divario di 5,07 punti, la Francia di 4,23 e la Gran Bretagna di 5,95. La Spagna presenta invece un divario di 6,03 che è però in netto calo rispetto al dato precedente.

Eurostat è entrato anche più nel dettaglio, scendendo a vedere le differenze interne tra le regioni italiane, dive è emerso un divario tra Nord, Centro e Sud. Le prime due sono mediamente sono più ricche e presentano una differenza inferiore tra il 20% più ricco ed il 20% più povero della popolazione.

La classifica regionale, ordinata per minor divario, vede il Friuli Venezia Giulio al primo posto (4,1), seguita dal Veneto e dall’Umbria (4,2). La Lombardia presenta una differenza pari a 5,4 mentre la regione con il divario più elevato del Centro-Nord è il Lazio (5,4)

Preoccupante, invece, il dato emerso in Sicilia ed in Calabria: 7,4.

Una società, insomma, che in Italia si fa sempre più a forma di clessidra, dove esistono due classi: una estremamente ricca in cima ed una estremamente povera alla base della clessidra; quello che di fatto sparisce è il ceto medio.

Il tema va anche oltre i confini nazionali; è la popolazione di tutto il mondo che sta infatti adottando una forma di clessidra: la disamina Oxfam dell’anno scorso evidenziava che le 26 persone più ricche del pianeta possiedono un patrimonio pari alla somma di 3,8 miliardi di individui.