Scontro Usa-Iran: oro e petrolio schizzano sul mercato

Impatto dello scontro tra Usa ed Iran su Borse e mercato: schizzano oro e petrolio,

Tiene banco sotto tutti i punti di vista lo scontro tra Usa ed Iran, lo scontro che potrebbe scatenare la terza guerra mondiale (approfondimento al link).

L’uccisione di Soleimani per ordine di Trump (approfondimento al link), legata al mostruoso incremento della produzione nucleare dell’Iran (approfondimento al link) e che ha portato poi alla controreazione iraniana, sta avendo ripercussioni anche dal punto di vista economico.

Sul mercato, infatti, schizzano le quotazioni del petrolio e dell’oro.

Il primo è arrivato alla quota di 65 dollari al barile, facendo registrare un aumento del 3,4%; il secondo ha toccato quota 1.600 dollari l’oncia, ovvero il massimo dal 2013.

Di contro, ciò che ha subìto un forte calo, sono stati i contratti futures sull’azionario di Wall Street. Tutte in ribasso, inoltre, le borse asiatiche dopo gli attacchi iraniani alle basi Usa (approfondimento al link).

La Borsa di Tokyo ha chiuso a -2,45% mentre Hong Kong a -1,49% e con Shangai che registra un -0,49%.

Sotto il profilo delle valute, invece, il dollaro americano cede sullo yen mentre l’euro sale leggermente.

Scontro Usa-Iran: la posizione di Israele

Sullo scontro tra Usa ed Iran interviene anche Israele che, per bocca del premier Netanyahu, non lascia dubbi sulla sua posizione.

Sulla questione relativa allo scontro tra Usa ed Iran (approfondimento al link) è intervenuto anche Israele.

Il Paese del premier Benyamin Netanyahu, dopo le minacce ricevute in seguito all’uccisione del generale Qassem Soleimani (approfondimento al link), ha dichiarato per bocca dello stesso premier:

Noi teniamo duro di fronte a chi vorrebbe annientarci. Chiunque cercherà di colpirci riceverà a sua volta un colpo estremamente potente. È stato il responsabile della morte di numerosissimi innocenti, contribuendo a destabilizzare diversi Paesi”.

Infine, Netanyahu ha concluso il suo discorso con una netta presa di posizione, ribadendo quanto già sostenuto in modo ancora più chiaro ed inequivocabile:

Israele si schiera completamente dalla parte degli Stati Uniti”.

Via all’operazione “Soleimani martire”: l’Iran attacca le basi Usa

Partita l’operazione “Soleimani martire” per le rappresaglie iraniane. Rohuani: “Non è ancora abbastanza: vi taglieremo le gambe”.

Inizia l’operazione “Soleimani martire”.

L’Iran ha dato il via alle rappresaglie, all’uno e venti di notte ora locale, attaccando le basi americane di al-Asad e di Erbil con almeno 35 razzi tra cruise e missili balistici. Il corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane ha infatti annunciato da Teheran che “la feroce vendetta” (intesa per l’uccisione del generale Soleimani, approfondimento al link) è iniziata ed il primo attacco si è concluso con successo.

In particolar modo la base di al-Asad sarebbe stata “completamente distrutta”.

Nelle basi erano presenti militari di tutta la coalizione, compresi quelli di nazionalità italiana che, secondo le fonti ANSA, si sarebbero rifugiati in un apposito bunker. Sotto questo punto di vista, la Germania avrebbe già iniziato a togliere i propri militari dall’Iraq (approfondimento al link).

Subito dopo l’attacco iraniano, si sono registrati caccia Usa in volo sulla Siria e caccia iraniani nello spazio aereo iraniano.

La tv di stato iraniana ritiene ci sia stata anche una seconda ondata di attacchi ma le notizie, forse volutamente, rimangono incerte ed offuscate. Anche in merito al numero di eventuali morti e feriti, mentre la Cnn escludeva la presenza di entrambi, altre fonti parlavano di 80 morti.

Nel frattempo, a Washington, su ordine del segretario di Stato Mike Pompeo e del numero uno del Pentagono Mark Esper, si è riunito il consiglio per la sicurezza nazionale.

Di contro, le Guardie Rivoluzionarie minacciano “azioni ancor più devastanti” nel caso in cui l’America dovesse rispondere a questi attacchi, dichiarando quanto di seguito:

Se l’Iran dovesse essere attaccato sul suo territorio, Dubai, Haifa e Tel Aviv verranno colpite in un terzo round di attacchi da parte dell’Iran”.

Dal suo profilo twitter, il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif definisce quanto accaduto come “misure proporzionate di legittima difesa nel rispetto dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite”, sottolineando che l’Irannon vuole la guerra né l’escalation, ma si difenderà da ogni aggressione”.

Infine, il presidente iraniano Hassan Rohuani, intervenuto dopo l’attacco, ha rilasciato parole durissime:

Non è ancora abbastanza: vi taglieremo le gambe“.

Terza guerra mondiale: ci sono i segnali?

Segnali di una terza guerra mondiale, mentre Conte e Di Maio preferiscono concentrarsi sull’esclusione di Rula Jebreal dal festival di Sanremo.

Diversi segnali, provenienti da diverse parti.

C’è fermento, nel mondo. Ma non sembra una buona vivacità, ha più l’aria che qualcosa di grosso ed infelice stia per muoversi.

Risalgono a qualche tempo fa le tensioni tra Russia e Georgia, con la prima che ritiene “provocazioni anti-russe” il riconoscimento dei territori dell’Ossezia e dell’Abkhazia (militarmente occupati dalla Russia nel 2008 e riconosciuti indipendenti da alcuni Stati dell’ONU) come nazionali. Alla Duma, il ramo basso del Parlamento russo, la Russia si schiera tutta compatta, maggioranza ed opposizione, nell’intento di procedere con le sanzioni alla Georgia (approfondimento al link).

Il clima è già talmente teso che i tour operator russi hanno bloccato le attività in Georgia, proprio a causa dell’elevato rischio di aggressioni verso i cittadini russi come sentimento di ritorsione.

Allo stesso tempo succedeva che una petroliera inglese, la Heritage, veniva ostacolata nello Stretto di Hormuz da navi iraniane. Una fregata della Royal Navy, che scortava la petroliera, è intervenuta puntando i cannoni verso le navi iraniane, le quali hanno fatto marcia indietro.

L’Iran nega ogni coinvolgimento, ma le tre navi che hanno tentato di ostacolare la petroliera inglese sarebbero state del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica.

Alla base dell’accaduto vi è il blocco di un’altra petroliera, sta volta diretta in Siria (dove vige l’embargo dell’Ue), da parte della Marina inglese di Gibilterra, su ordine degli Usa.

America stessa che propone di creare una coalizione di Paesi per controllare, monitorare e difendere il transito delle petroliere davanti alle acque dell’Iran e dello Yemen, dove gli Usa fornirebbero le navi per il controllo ed il comando delle attività, mentre gli altri Stati quelle per i pattugliamenti.

Come se non bastasse, voci di ulteriori conflitti arrivano da Israele, precisamente da Ashkelon (luogo vicino alla Striscia di Gaza e sovente obiettivo dei missili palestinesi), dove il premier Benyamin Netanyahu ha dichiarato che “sebbene Israele preferisca che continui la calma al confine con Gaza, tuttavia si sta preparando per una possibile offensiva militare estesa che potrebbe essere a sorpresa“, il tutto, poco prima che la diventasse di dominio pubblico la notizia dell’uccisione di un miliziano della sicurezza di Hamas da parte dell’esercito nei pressi della barriera difensiva con lo Stato ebraico.

Ultimi avvenimenti in ordine di tempo l’assalto all’ambasciata america a Baghdad (approfondimento al link) e l’uccisione di Soleimani (approfondimento al link).

Proprio per quanto riguarda il caso Soleimani, parrebbe che la spedizione punitiva fosse partita dalle basi americane in Italia (per la precisione da Sigonella, in Sicilia), senza però che l’Italia venisse coinvolta né sostanzialmente informata di ciò che stava accadendo.

Italia che, comunque, preferisce continuare a far finta di non vedere e non sentire: il premier Conte ed il ministro agli Esteri Di Maio non intervengono infatti neanche con mezza parola, preferendo lasciare l’attenzione all’esclusione di Rula Jebreal dal festival di Sanremo. Atteggiamento, si nota purtroppo con amarezza, ben lontano da quello avuto dall’Italia di Craxi nella famosa “notte di Sigonella”.

Tensioni, dunque, contemporanee e sparse che si sommano alle precarie condizioni della situazione in Venezuela ed alla sempre crescente instabilità interna all’Unione europea, che non lasciano percepire auspici di tempi tranquilli, come se tutto fosse in bilico e pronto, purtroppo, ad esplodere.

Perchè Trump ha ucciso Soleimani

Ripetuti attacchi agli interessi americani e produzione di uranio arricchito più che decuplicata: ecco cosa ha spinto Trump ad uccidere Soleimani.

Un blitz americano in Iraq, precisamente presso l’aeroporto internazionale di Baghdad, ha portato alla morte di Qasem Soleimani, il generale iraniano più influente a Teheran che dal 1998 è stato il capo della Niru-ye Qods (in lingua persiana “Brigata Santa”, a volte chiamata anche Forza Quds dalla stampa occidentale, che riprende la traduzione inglese del termine), l’unità delle Guardie Rivoluzionarie responsabile per la diffusione dell’ideologia khomeinista fuori dalla Repubblica Islamica.

Sulla questione è intervenuto immediatamente il presidente americano Trump:

Il generale Soleimani è stato colpito perché stava preparando nuovi attacchi; non vogliamo la guerra ma siamo pronti a rispondere”.

Quello a cui si riferisce Donald Trump sono i recenti attacchi all’ambasciata americana a Baghdad ed ai locali interessi a stelle e strisce (approfondimento al link).

Gli ayatollah avevano forse sottovalutato le intenzioni del presidente americano, ritenedolo una tigre di carta, un leone da tastiera; insomma, una persona brava solo a ruggire nei comizi ma che non agisce nel concreto.

Da circa 7-8 mesi la Cia ed i servizi segreti sono in uno stato di fermento a causa degli attacchi alle raffinerie saudite, ai blitz contro le petroliere in transito nello Stretto di Hormuz e, ultimo in ordine cronologico, l’attacco all’ambasciata americana di Baghdad.

Ancora, a giugno, lo stesso Trump aveva bloccato all’ultimo istante una rappresaglia che sarebbe dovuta seguire all’abbattimento di un drone da parte degli iraniani.

Ma non è tutto. A novembre Brian Hook, inviato speciale del Dipartimento di Stato per l’Iran avvertiva l’Occidente, dichiarava in un’intervista a “Il Corriere”:

L’Iran nasconde materiale nucleare e sta riducendo i tempi per la costruzione della bomba atomica: la situazione è gravissima, ora anche l’Europa deve reagire”.

L’allarma di Hook non è però stato preso in considerazione da nessuno: Europa, Cina, Russia ed Onu sono rimasti totalmente inerti mentre l’Iran più che decuplicava la produzione di uranio arricchito mandando un chiaro messaggio agli Usa, tanto materialmente concreto che verbalmente dichiarato (approfondimento al link):

Non volevamo fare questo passo ma ci hanno costretto le politiche di Washington; dobbiamo ringraziare il nemico per averci dato l’opportunità di mostrare quello che la repubblica islamica può fare, la nostra capacità, specialmente nell’industria nucleare che qualcuno riteneva distrutta”.

Dichiaratisi pubblicamente a favore dell’azioni punitiva ordinata da Trump giustificando l’eliminazione di Soleimani, diversi repubblicani nel Congresso e senatori conservatori: Marco Rubio, Tim Cotton e Jim Risch (presidente della Commissione Affari Esteri).

Polemici, invece, i democratici, con la Speaker della Camera, Nancy Pelosi, che dichiara:

Non possiamo mettere a rischio le vite dei nostri funzionari, dei nostri diplomatici, con queste provocazioni sproporzionate”.

Nei suoi tweet, Donald Trump dice:

Soleimani ha ucciso o ferito migliaia di americani in un lungo periodo di tempo e stava pianificando di ucciderne molti altri…ma lo abbiamo preso; è stato direttamente o indirettamente responsabile della morte di milioni di persone, compresi i tanti manifestanti uccisi in Iran: anche se l’Iran non lo ammetterà mai, Soleimani era odiato e temuto nel suo Paese: non sono rattristati come i leader fanno credere al mondo esterno: avrebbe dovuto essere eliminato molti anni fa”.

A confermare le parole del presidente americano, come riporta sempre “Il Corriere”, è la reazione di piazza Tahrir a Baghdad, che sostanzialmente ignora la morte di Soleimani ed in merito alla sua figura dice che “era un persecutore”.

Mentre tutto il mondo resta a guardare con gli occhi puntati ed il fiato sospeso in attesa di capire quali saranno le reali conseguenza dell’accaduto, la Casa Bianca si sta preparando una pronta reazione iraniana.