Renault: 15mila licenziamenti nonostante gli aiuti pubblici

Ingenti licenziamenti della casa automobilistica francese che aveva ricevuto 5 miliardi di aiuti un mese fa.
In vista una riduzione della capacità produttiva globale.

Non è passato un mese da quando Renault ha ricevuto 5 miliardi di euro di aiuti dall’Unione europea (approfondimento al link), che ora si ritrova ad annunciare un piano di riduzione dei costi da due miliardi in tre anni.

Questo comporterà un taglio di 15.000 posti di lavoro sugli attuali 180.000 totali, di cui 4.600 in Francia ed i restanti 10.400 nel resto del mondo.

La nota ufficiale di Renault cita quanto di seguito:

“Le difficoltà incontrate dal gruppo, la grave crisi che sta affrontando l’industria automobilistica e l’urgenza della transizione ecologica sono tutti imperativi che stanno spingendo l’azienda ad accelerare la sua trasformazione.”

Il presidente del consiglio di amministrazione, Jean-Dominique Senard, intervenendo sul tema ha detto che i cambiamenti previsti sono “fondamentali per garantire la sostenibilità dell’azienda ed il suo sviluppo a lungo termine”.

La capacità produttiva globale è stata rivista a ribassa, passando da 4 milioni di veicoli prodotti nel corso del 2019 a 3,3 milioni entro il 2024. Il gruppo francese, infatti, ha annunciato la sospensione dei progetti di aumento di capacità che erano previsti in Marocco ed in Romania.

A questi, si aggiungono l’interruzione delle attività automobilistiche a propulsione a petrolio in Cina e l’intenzione di effettuare un adattamento a ribasso della capacità produttiva anche in Russia.

Scontro tra giganti Cina ed Usa in lite per Hong Kong e accordi commerciali

Continuano i botta e risposta nella guerra commerciale tra le due super-potenze, con la Cina che sospende l’import di prodotti agricoli americani.
Partita a scacchi per Hong Kong.

Continuano le tensioni della guerra commerciale tra Cina ed Usa, inasprita anche dalle vicende inerenti al coronavirus con il presidente Trump lancia accuse dirette e senza mezzi termini (approfondimento ai link1 e link2).

Dopo aver tolto 79 prodotti tra articoli chimici e tessuti dalla lista dei dazi (approfondimento al link), la Cina ora ha deciso di sospendere gli ordini di acquisto di alcuni prodotti agricoli americani.

A riportare l’ordine dato dai funzionari del governo cinese alle principali aziende agricole statali, Cofco e Sinograin, è “Bloomberg”. Più nel dettaglio, gli articoli in questione sono quelli alla base dell’accordo di Fase 1 sottoscritto a gennaio e, al momento, l’azione non riguarda le aziende private.

Inoltre, le società cinesi hanno annullato ordini di carne di maiale proveniente dagli Usa per una quantità non precisata.

Nel frattempo, le tensioni sono alimentate per ciò che sta succedendo ad Hong Kong, dove è stato cancellato lo status speciale derivante da un trattato internazionale sottoscritto nel 1997 (e valido per 50 anni) quando la città è passata dal Regno Unito alla Cina.

Pechino, per cercare di rafforzare la sua presa, ha emesso leggi speciali al fine di limitare le libertà di cui Hong Kong gode.

Trump minaccia l’Oms ed accusa la Cina

Il presidente Usa si è scagliato contro l’Oms criticandone l’operatore. Poi le accuse sono volate verso la Cina per la gestione del Covid19.

È un fiume in piena, Donald Trump.

Il presidente degli Usa, dopo aver già dichiarato di avere le prove secondo le quali il coronavirus è stato creato in laboratorio, concetto poi ribadito dal Segretario di Stato Mike Pompeo, ora si scaglia contro l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) accusandola di essere troppo dipendente dalla Cina.

Più precisamente, stando a quanto riporta “Reuters”, Trump avrebbe giudicato l’operato dell’Oms come “un’allarmante mancanza di indipendenza” (sottintendendo dalla Cina).

A questo ha fatto seguito la minaccia del presidente a stelle e strisce di interrompere i finanziamenti all’organizzazione, se questa non si impegnerà ad apportare miglioramenti entro un mese.

Lo stesso Trump, poi, non le ha mandate a dire nemmeno nei confronti della Cina, incolpandola di una cattiva gestione in merito all’emergenza di coronavirus

A queste accuse ha risposto il portavoce del ministero degli Esteri cinesi Zhao Lijian, sostenendo che Washington sta cercando di infangare la reputazione della Cina, ma che commette un errore provando ad incolparla per sfuggire alle proprie responsabilità.

La Cina, ad ogni modo, sta cercando di mantenere pacifici i rapporti anche dal punto di vista commerciale: da oggi altri 79 prodotti americani verranno esonerati dai dazi (approfondimento al link).

Si tratta di tessuti e prodotti chimici, anche se il sito del ministero delle Finanze cinese non precisa però quanto pesino questi prodotti nell’economia di Pechino.

Cina: altri 79 prodotti Usa esonerati dai dazi

Dopo le apparecchiature mediche a febbraio, ecco una nuova lista contenente tessuti e prodotti chimici.
Pechino prova a mostrare le sue buone intenzioni verso l’accordo commerciale con Washington, ma i numeri in gioco restano un po’ oscuri

Altro aggiornamento inerente alla guerra commerciale tra Cina ed Usa: il governo cinese ha deciso di togliere dalla lista dei dazi più elevati altri 79 prodotti provenienti dagli Stati Uniti.

Tra questi prodotti, che vedranno riduzioni di tassazione a partire dal 19 maggio e per la durata di un anno, figurano articoli chimici e tessuti.

Questo è quanto emerge dal sito del ministero delle Finanze cinese, che però non precisa quanto pesino questi prodotti nell’economia di Pechino.

Di conseguenza, non sarà facile capire quale sia l’impatto preciso per l’import cinese, ma sarà tuttavia possibile tenerli monitorati tracciandone l’andamento rispetto al passato.

L’altra strada per valutare il peso della lista messa in campo dai cinesi, è quella di vedere quanti dei prodotti presi in considerazione venivano venduti dagli americani alla Cina.

L’accordo, comunque, sembra lasciar intendere la volontà della Cina a mantenere fede all’accordo commerciale stipulato ad inizio anno con Washington; questa lista di prodotti a cui verranno ribassati i dazi fa infatti seguito alle due già pubblicate a febbraio e che comprendevano attrezzature mediche delle quali Pechino necessitava al fine di affrontare l’emergenza derivante dal coronavirus.

Trump: virus partito da laboratorio di Wuhan

Accuse del Presidente Usa verso Cina ed OMS sull’origine del coronavirus: è nato in laboratorio.

Ne è certo, Donald Trump: il virus è partito dal laboratorio di Wuhan.

Il presidente degli Stati Uniti d’America, rispondendo ad una domanda dei giornalisti durante una conferenza stampa. La domanda posta al presidente era la seguente:

Ha visto qualcosa che gli dia la certezza che il virus provenga dall’istituto di virologia di Wuhan?

Donald Trump ha risposto quanto di seguito:

Sì. E penso che l’OMS dovrebbe vergognarsi di sè stessa.

Qui il link del video con la domanda e la risposta.

Stando a quanto riporta “iltempo.it“, lo stesso presidente Usa avrebbe anche espresso la volontà di chiedere indennizzi alla Cina per il modo in cui ha gestito l’emergenza legata al coronavirus.