Assicurazioni, dossier Relyens: ‘never events’ con effetti gravi o mortali per il 3% degli errori in sanità

Ne parla Anna Guerrieri nel suo country abstract per l’Italia.
Ecco tutti i dati sul tema.

Su un totale di 1766 sinistri denunciati ben 47 (3%) rientrano nella casistica degli eventi avversi gravi legati al trattamento clinico. Sono i cosiddetti never events e cioè incidenti relativi alla sicurezza del paziente che provocano danni seri o la morte, hanno dei costi di gestione nettamente più alti delle spese di prevenzione, provocano traumi agli operatori sanitari e una perdita di fiducia nelle istituzioni coinvolte. Nella maggior parte dei casi (il 66% del campione) riguardano donne, complice anche la maggiore longevità femminile. I più colpiti sono i soggetti tra i 19 e i 65 anni d’età (quasi il 60% degli eventi avversi), seguono i 66-85enni col 34%, mentre gli incidenti che coinvolgono la fascia 0-18 anni si fermano al 4,3% e quelli a danno degli over 86 al 2,1%. Sono alcuni dei dati elaborati da Relyens Italia, gruppo mutualistico europeo di riferimento nei settori dell’assicurazione e della gestione dei rischi in sanità, sulla base dei sinistri monitorati nel 2023. Dati che sono stati pubblicati nell’ambito del dossier europeo inedito ‘Panorama never events in Europa’, prodotto dalla casa madre francese di Relyens.

Il report, nel dettaglio, si focalizza sul tasso d’incidenza di sei tipologie di never events: errore di lato (errato intervento chirurgico, errata procedura o errore nella marcatura del sito chirurgico); corpo estraneo ritenuto dopo un intervento; errore da impianto protesico; ustioni del paziente. Oltre all’errata identificazione del paziente stesso e a una sbagliata terapia farmacologica.

Dal nostro osservatorio, gli incidenti più gravi riguardano gli errori terapeutici e da impianto protesico che totalizzano, infatti, ciascuno il 32% dei casi – evidenzia Anna Guerrieri, Risk manager director di Relyens in Italia –. Tuttavia, anche gli eventi relativi al materiale estraneo dopo un intervento medico o chirurgico non sono da sottovalutare, con il 28% di sinistri da noi rilevati. Se non ne abbiamo riscontrati di legati a una sbagliata identificazione del paziente, si sono verificati invece errori di lato e ustioni di pazienti (4% per entrambe le tipologie). Ne deriva che la sala operatoria si conferma il luogo a più alta concentrazione di episodi gravi (77%) rispetto ai luoghi di degenza (23%)”. “Una sinistrosità che, è bene ricordarlo – aggiunge Guerrieri –, è prevenibile ed evitabile attraverso misure preventive o di progettazione sistemica di attività di gestione dei rischi”. Anche per poter invertire il trend della gravità degli incidenti che, secondo il dossier Relyens, nel 30% dei casi comportano il decesso del paziente e nel 25% una invalidità permanente.

A livello europeo, su oltre 10mila richieste di rimborso scandagliate da Relyens, sono stati identificati 339 never events, il 3,3%, un dato leggermente superiore a quello italiano. Il 35% di essi è dovuto a dispositivi dimenticati prima della chiusura chirurgica. La chirurgia ortopedica, invece, da sola rappresenta il 32% dei casi, con un elevato rischio di errore relativo a dispositivi, lato o tipo di procedura. Infine, l’84% si verifica durante azioni programmate, in un ambiente presumibilmente sicuro.

L’attenzione che il ministero della Salute dedica alla prevenzione dei cosiddetti eventi sentinella, di cui fanno parte i never events, insieme alla centralità dedicata alla prevenzione di questi ultimi nel Global Action Plan 2021-2030 dell’Oms, è la riprova di quanto sia indispensabile garantire la sicurezza delle cure. Per il bene dei pazienti, ma anche a tutela del servizio sanitario. Non bisogna infatti trascurare – evidenzia la Risk manager director Relyens Italia – neppure il peso economico degli incidenti: fondi che potrebbero essere investiti appunto in prevenzione”. Sull’Italia, in 35 casi gli indennizzi arrivano fino a un tetto di 250mila euro, in 10 fino alla soglia di 500mila euro, ma possono persino superare il milione di euroSul versante europeo l’impatto è altrettanto rilevante: 11,39 milioni di euro nel 2023, ossia 36mila euro in media per evento e fino a 600mila euro nei casi più gravi.

Serve dunque un modello integrato di gestione del rischio, un forte investimento sulla formazione del personale, una maggiore diffusione della cultura della sicurezza e una più puntuale rilevazione e comunicazione interna delle casistiche. Un ambito nel quale – conclude Guerrieri compagnie assicurative come la nostra possono dare valore aggiunto e fare la differenza, accompagnando le strutture sanitarie in un percorso di definzione dei rischi, di individuazione delle cause che portano all’errore clinico e, naturalmente, di identificazione delle contromisure da mettere in campo”.

Oms: approvato l’accordo pandemico globale

124 gli Stati favorevoli; Italia ed altri 10 Paesi astenuti.
L’accordo è giuridicamente vincolante ma soggetto a ratifica.

L’Accordo Pandemico Globale dell’Oms è stato approvato durante l’Assemblea Mondiale della Sanità a Ginevra.

Il trattato, giuridicamente vincolante ma soggetto a ratifica, mira a rafforzare la cooperazione internazionale per prevenire e gestire future pandemie, senza imporre misure specifiche come lockdown o obblighi vaccinali.

A favore hanno votato 124 Stati, mentre l’Italia si è astenuta insieme ad altri dieci Paesi, tra cui Russia, Iran, Polonia, Israele e Slovacchia.

L’astensione italiana è stata motivata principalmente dalla volontà di tutelare la sovranità nazionale e da questioni tecniche ancora aperte, come dichiarato dal ministro della Salute Orazio Schillaci.

La scelta di astenersi ha suscitato critiche da parte dell’opposizione italiana, che l’ha definita una scelta antiscientifica ed isolazionista.

Raggiunto il primo consenso sull’accordo pandemico

L’accordo è stato raggiunto a Ginevra.
Ursula von der Leyen: “ottima notizia”.

A Ginevra è stato raggiunto il primo consenso sull’accordo pandemico.

Lo scrive su X Ursula von der Leyen, aggiungendo che per lei questa è “un’ottima notizia“.

La stessa, ha poi aggiunto quanto di seguito:

Abbiamo imparato la lezione del COVID. Per sconfigge una pandemia servono test, cure e vaccini. E sono altrettanto necessarie solidarietà e cooperazione globale“.

L’accordo, in buona sostanza, prevede che la gestione delle pandemie passi sotto il controllo sovranazionale dell’Oms, di cui Bill Gates è il principale proprietario.

Oms: rilevata la poliomielite a Gaza

L’organizzazione mondiale della Sanità: bambini enclave devastata dalla guerra saranno presto infettati se non verranno adottate rapidamente misure preventive.

Il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che la poliomielite è stata individuata a Gaza e, come riporta Reuters, ha avvertito che i bambini dell’enclave devastata dalla guerra saranno presto infettati dalla malattia se non verranno adottate rapidamente misure preventive.

Ue-Oms: arriva il Green Pass globale

Ciò che era definito complottismo diventa realtà.
Quando i privati (Oms) decidono per la comunità.

Il passaporto sanitario mondiale non è più una previsione da “complottisti”, ma realtà: ciò che era emergenziale, e che sarebbe quindi dovuto rimanere limitato al periodo pandemico, è diventato effettivamente ordinario, confermando il ruolo delle emergenze nell’accelerare la costruzione di nuovi assetti sociopolitici, sanitari e di sicurezza.

Lo conferma il nuovo accordo appena firmato tra l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) e la Commissione europea che prevede l’adozione del sistema di certificazione digitale Covid19 dell’Ue, il cosiddetto Green Pass, per costituire un sistema di controllo uniforme tra gli Stati membri dell’agenzia che dovrebbe contribuire a facilitare la mobilità globale e a proteggere i cittadini di tutto il mondo dalle minacce sanitarie attuali e future, comprese le pandemie.

La commissione europea e l’Oms hanno annunciato l’avvio di una partnership per sviluppare a livello tecnico, partendo dall’esperienza del Certificato digitale Covid dell’Ue (meglio noto come Green Pass), un sistema globale di certificazioni in campo sanitario con l’obiettivo “di facilitare la mobilità globale e proteggere i cittadini di tutto il mondo dalle minacce sanitarie attuali e future.

Il primo passo della collaborazione inizia dal mese in corso, ovvero giugno 2023, e prevede l’adozione da parte dell’Oms del green pass Covid-19dell’Unione europea.

Come ha evidenziato l’esecutivo Ue, si tratta del “primo tassello della Rete globale di certificazione sanitaria digitale (Gdhcn) dell?oms, che svilupperà un’ampia gamma di prodotti digitali per garantire una salute migliore per tutti”.

L’iniziativa segue l’accordo del 2 dicembre 2022 firmato dalla commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakides, e dal direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, per rafforzare la cooperazione strategica sanitaria globale.

La stessa Kyriakides ha dichiarato quanto di seguito:

La partnership è un passo importante per il piano d’azione digitale della strategia sanitaria globale dell’Ue. Utilizzando le migliori pratiche europee, contribuiamo agli standard sanitari digitali e all’interoperabilità a livello globale”.

Le fa seguito Tedros Adhanom Ghebreyesus:

Basandosi sulla rete di certificazione digitale di grande successo dell’Ue, l’Oms mira a offrire a tutti gli Stati membri dell’Organizzazione sanitaria mondiale l’accesso a uno strumento sanitario digitale open-source, che si basa sui principi di equità, innovazione, trasparenza, protezione dei dati e privacy”.

Si tratta di un progetto che non nasce oggi, ma che i filantropi internazionali, la Commissione europea e il WEF portano avanti da diverso tempo: basti pensare che già nel 2020 Bill Gates aveva lanciato l’ID2020.

Le crisi delle banche private sono nate dal principio basilare che tutela i proprietari, ovvero i privati, delle stesse: privatizzazione degli utile e socializzazione delle perdite.

Lo stesso sta accadendo con le questioni sanitarie: l’Oms è un’organizzazione finanziata quasi completamente da privati, dove Bill Gates ne è il primo finanziatore.

Credete che le loro scelte siano politicamente per la comunità o gestite con le stesso scopo di quelle per il sistema bancario?