Audi: rivolta nello stabilimento di auto elettriche

Forte crisi dell’elettrico: il gruppo pensa di chiudere la fabbrica di Bruxelles.
I dipendenti sequestrano le chiavi di 200 veicoli in segno di protesta; possibili azioni legali.

Il Gruppo Volkswagen sta considerando la chiusura di uno stabilimento a causa di una crisi di vendite e della mancanza di 500.000 immatricolazioni, con gravi ripercussioni anche per il marchio Audi.

La fabbrica di Bruxelles, specializzata in auto elettriche, è paralizzata a causa della bassa domanda e i dipendenti hanno sequestrato le chiavi di 200 veicoli in segno di protesta.

Come riporta Autoappassionati, Audi ha risposto minacciando azioni legali se le chiavi non verranno restituite, mentre i sindacati stanno organizzando una mobilitazione per il 16 settembre.

Stellantis assemblerà l’elettrica cinese Leapmotor

I modelli assemblati in Polonia saranno venduti nel resto d’Europa.
In arrivo le prime 800 unità dal porto di Shanghai.

L’azienda automobilistica Stellantis prevede di introdurre sul mercato europeo auto elettriche a basso costo con il nome di Leapmotor.

Stellantis, come riporta Polonia Oggi, ha acquisito il 21% delle azioni del produttore cinese di auto elettriche Leapmotor nel 2023.

Le prime 800 unità sono già in arrivo dal porto di Shanghai e, tra queste, ci saranno due modelli: l’urbano T03, lungo 3,6 m e con una potenza compresa tra 95 e 109 CV, e il C10, appartenente alla categoria dei SUV, con una lunghezza di 4,7 m e una potenza di quasi 230 CV.

Stellantis annuncia che nei prossimi mesi sono previste altre consegne, che non si limiteranno al trasporto diretto dalla Cina.

Le auto saranno assemblate anche in stabilimenti europei, tra cui la Polonia.

Più precisamente, il modello T03 sarà prodotto nello stabilimento Stellantis di Tychy ma, nonostante la produzione polacca, le auto non saranno disponibili sul mercato nazionale con l’azienda che prevede di venderle in Francia, Italia, Germania, Paesi Bassi, Portogallo, Belgio, Grecia e Romania a settembre.

Inquinamento: il problema delle auto elettriche

Lo studio arriva dall’Università Tecnologica del Texas e dalla Duke University.
Le batterie avrebbero un impatto ambientale drammatico.

L’onda verde delle auto elettriche rischia di infrangersi sullo scoglio più impensabile, ovvero quello dell’impatto ambientale.

Se è vero che il passaggio a vetture più pulite e alle energie rinnovabili rappresenta la chiave per uscire dal tunnel della crisi climatica, lo è altrettanto che il dibattito sui costi a livello di inquinamento è relativamente ‘nuovo’ e in continua evoluzione.

Di questi giorni lo studio pubblicato su Nature Communications e guidato da Università Tecnologica del Texas e Duke University: mostra come anche le batterie delle auto elettriche possano essere nocive per l’ambiente.

Questo, come riporta Quotidiano.Net, a causa delle sostanze chimiche note come Pfas (sostanze perfluoroalchiliche), utilizzate in molte batterie ricaricabili agli ioni di litio, ‘motore’ della maggior parte dei veicoli a elettroni.

I Pfas hanno una funzione fondamentale: contribuiscono a rendere le batterie meno infiammabili e a condurre l’elettricità. Il problema è che i Pfas, indicati come ‘forever chemicals‘, non si degradano, ma rimangono nell’ambiente praticamente per sempre e si accumulano nell’organismo.

I ricercatori durante il loro lavoro hanno trovato alti livelli di questi composti in campioni di aria, acqua, neve e suolo vicino agli impianti di Stati Uniti, Francia e Belgio che producono queste sostanze.

Dal gruppo di lavoro, guidato da Jennifer Guelfo dell’Università Tecnologica del Texas e Lee Ferguson della Duke, si sottolinea come ridurre “drasticamente le emissioni di CO2 con innovazioni come le auto elettriche” sia “fondamentale, ma non dovrebbe comportare l’effetto collaterale di un aumento dell’inquinamento da Pfas“.

Gli autori dello studio evidenziano che questi composti possono disperdersi nell’ambiente anche attraverso le discariche, dove finisce la maggior parte delle batterie agli ioni di litio: solo il 5% circa di queste, infatti, viene riciclato, ed entro il 2040 potremmo arrivare a circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti costituiti da batterie per auto elettriche.

Jennifer Guelfo ha infine commentato come di seguito:

Dobbiamo valutare ora queste sostanze chimiche prima che diventino un problema più diffuso: abbiamo l’opportunità di massimizzare davvero l’idea di sostenibilità“.

L’Ue multa Mondelez per 337,5 milioni

Ostacolato il commercio transfrontaliero di cioccolato, biscotti e prodotti a base di caffè.
Multa ridotta del 15% per la collaborazione dell’azienda con l’indagine.

La Commissione Europea ha multato la multinazionale Usa dell’alimentare Mondelēz International per 337,5 milioni di euro, per aver ostacolato il commercio transfrontaliero di cioccolato, biscotti e prodotti a base di caffè tra gli Stati membri dell’Ue, in violazione delle norme comunitarie sulla concorrenza.

Come riporta Adnkronos, la Commissioneresta impegnata a eliminare le barriere ingiustificate per garantire un migliore funzionamento del mercato unico“.

I vincoli territoriali di fornitura costituiscono, per Bruxelles, un ostacolo non normativo al corretto funzionamento del mercato unico. Mondelez è titolare di marchi di dolciumi, biscotti e cracker molto noti, come Toblerone, Oreo, Cote d’Or, Milka, Ritz e Tuc.

L’importo della multa, spiega la vicepresidente Margrethe Vestager, è stato ridotto del 15% alla luce della collaborazione dell’azienda con l’indagine. Le violazioni sono andate avanti “dal 2006 al 2020“, eccezion fatta per il caffè, business ceduto nel 2015. Mondelez, sottolinea Vestager, “ha una posizione dominante nelle tavolette di cioccolato“, ragion per cui le pratiche messe in atto costituiscono un abuso.

In particolare, secondo la Commissione, Mondelēz ha posto in essere ben 22 accordi o pratiche concordate anticoncorrenziali. Per esempio, ha limitato i territori o i clienti ai quali sette grossisti potevano rivendere i prodotti Mondelēz. Uno degli accordi comprendeva anche una disposizione che ordinava al cliente di Mondelēz di applicare prezzi più alti per le esportazioni, rispetto alle vendite sul mercato interno. Questi accordi e pratiche hanno avuto luogo tra il 2012 e il 2019 e hanno riguardato tutti i mercati dell’Ue.

La multinazionale alimentare ha anche impedito a dieci distributori esclusivi, attivi in ​​alcuni Stati membri, di rispondere alle richieste di vendita provenienti da clienti situati in altri Stati Ue, senza previa autorizzazione di Mondelēz. Questi accordi e pratiche hanno avuto luogo tra il 2006 e il 2020 e hanno coperto tutti i mercati dell’Ue. La Commissione ha anche riscontrato che, tra il 2015 e il 2019, Mondelēz ha abusato della propria posizione dominante. Anzitutto, si è rifiutata di rifornire un broker in Germania, per impedire la rivendita di tavolette di cioccolato nei territori di Austria, Belgio, Bulgaria e Romania, dove i prezzi erano più alti. Ha addirittura cessato la fornitura di tavolette di cioccolato nei Paesi Bassi per impedirne l’importazione in Belgio, dove Mondelēz vendeva questi prodotti a prezzi più alti.

I belgi, ha spiegato Vestager, sono grandi divoratori di tavolette di cioccolato Cote d’Or. Pertanto, la multinazionale ha bloccato la fornitura in Olanda per tutelare il redditizio mercato belga, dove i cittadini vanno matti per il cioccolato prodotto dalla multinazionale, malgrado vivano nella patria dei chocolatiers. In Belgio è nata la pralina, grazie all’idea di Jean Neuhaus Jr, che nel 1912 si ispirò all’invenzione del nonno farmacista, che nel 1857, per facilitare l’assunzione di medicinali, li ricopriva di cioccolato. Al posto dei farmaci, mise delle creme all’interno, creando la pralina belga (che è molto diversa da quella francese, fatta di frutta secca ricoperta di zucchero). Neuhaus è tuttora un chocolatier tra i maggiori del Belgio.

Per la Commissione, le pratiche illegali messe in atto da Mondelēz hanno impedito ai rivenditori di approvvigionarsi liberamente di prodotti negli Stati membri con prezzi più bassi e hanno suddiviso artificialmente il mercato interno. L’obiettivo del colosso dell’alimentate era evitare che il commercio transfrontaliero portasse a diminuzioni dei prezzi, nei Paesi dove erano più alti. Queste pratiche illegali hanno consentito a Mondelēz di continuare a far pagare di più i propri prodotti, a danno, in ultima analisi, dei consumatori dell’Ue.

Vi assicuro – ha detto Vestager in conferenza stampa – che i prezzi possono essere piuttosto diversi in Europa“, con differenze comprese tra “il 10% e il 40% e a volte anche maggiori“, pertanto c’è “un grande potenziale” per comprimerli, grazie al commercio parallelo. “Ci sono anche molti differenti tipi e qualità di cioccolato, di biscotti e anche di caffè, ma anche tra prodotti comparabili e anche sullo stesso prodotto, in Paesi diversi“, possono esserci “enormi differenze” di prezzo, che la multinazionale, mediante le pratiche anticoncorrenziali descritte, cercava di conservare, a beneficio del conto economico.

Auto elettriche: in Europa crollano le immatricolazioni

In Germania crollo del 28%.
Poco richieste anche le vetture Plug-in.

Il mercato auto in Europa sta attraversando un periodo di profondo cambiamento e a risentirne, dopo uno slancio notevole nei primi due mesi dell’anno, sono le immatricolazioni.

Se da Bruxelles arrivano segnali incoraggianti sul caro e vecchio motore endotermico, il mercato auto nel mese di marzo 2024 è calato del 5,2%.

Le immatricolazioni, se si include anche il Regno Unito e i Paesi EFTA, superano di poco le 1,383 milioni di unità contro le oltre 1,42 milioni di unità dello scorso anno.

In Europa, in quasi tutti i mercati principali, il calo è il seguente -1,5% in Francia, -3,7% in Italia, -6,7% in Germania e -4,7% in Spagna.

Se le auto con alimentazione ibrida leggera continuano ad essere le più gettonate in Europa, le elettriche in tutta Europa, registrano un calo sensibile.

Come riporta Adnkronos, in Belgio e Francia le BEV sono molto richieste, mentre in Germania il crollo è considerevole, con oltre il 28% in meno di richieste.

Anche le Plug-in sembrano non essere gradite dagli automobilisti europei, nel mese di marzo ne sono state vendute poco più di 73.000 unità.