Amazon cede ad Alibaba: in Cina chiude Kindle

La chiusura sarà effettiva dal 2023.
Il gruppo non motiva la decisione.

Amazon si arrende ad Alibaba.

Dal 2023, infatti, il gruppo Amazon chiuderà in Cina la sua libreria digitale Kindle.

Il colosso americano aveva già chiuso la sua piattaforma di e-commerce nel Paese asiatico nel 2019, dove ha dovuto affrontare la concorrenza di rivali potenti e affermati come Alibaba e JD.com e si è limitata a dare l’annuncio sul social network Weibo:

Amazon, che ha lanciato il suo servizio Kindle in Cina nel 2013 e da allora ha venduto nel Paese milioni di e-reader Kindle, non ha dunque fornito una motivazione per la sua decisione ma, come riporta “Il Corriere della Sera”, questa sorta di dismissione in terra cinese richiama alla mente l’annuncio fatto da Apple nei giorni scorsi, ovvero l’intenzione di spostare parte della sua produzione fuori dalla Cina.

L’occhio è puntato su Vietnam e India, dove il colosso di Cupertino già vi ospita una piccola parte della sua produzione globale.

Aramco supera Apple: è la prima al mondo in Borsa

Capitalizzazione da 2.430 miliardi di dollari.
Determinante il prezzo del petrolio.

Cambio in vetta nella classifica delle società con maggior valore in Borsa.

Apple è stata superata da Aramco, divenuta appunto la società con maggior valore al mondo in Borsa.

Il colosso saudita, stando a quanto riporta “Bloomberg” poi ripresa anche da “Tgcom24”, ha una capitalizzazione di mercato di 2.430 miliari di dollari contro i 2.410 della società americana.

A spingere Aramco, big petrolifero con sede a Dharan, è stata la volata dei prezzi del greggio: grazie alle quotazioni dell’oro nero c’è stato il sorpasso, con i sauditi che sono così riusciti a strappare lo scettro ad Apple per la prima volta dal 2020.

Apple pay nel mirino dell’Antitrust europea

Avrebbe limitato lo sviluppo di altri sistemi di pagamento elettronico.
Possibile sanzione fino ad un massimo del 10% del fatturato.

La Commissione europea ritiene in via preliminare che Apple si sia resa responsabile di un abuso di posizione dominante limitando l’accesso alla tecnologia che è alla base del sistema di pagamento elettronico mobile Apple Pay.

Come riporta “La Stampa”, secondo la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager, le informazioni finora raccolte indicano che Apple avrebbe violato le regole europee a danno di potenziali concorrenti impedendogli di sviluppare altri sistemi di pagamento elettronico che utilizzino dispositivi Apple.

Nel caso in cui le accuse venissero confermate, Apple potrebbe pagare una sanzione pari fino a un massimo del 10% del fatturato.

Multa da 10 milioni per Google e Apple

La decisione arriva dall’Antitrust, che ha applicato il massimo edittale.
Carenze informative e pratiche aggressive.

L’autorità garante della concorrenza e del mercato ha chiuso due istruttorie nei confronti dei colossi Apple e Google.

La decisione finale è stata quella di multare entrambe le società per il massimo edittale secondo la normativa vigente, ovvero per un importo di 10 milioni di euro.

Come riporta Italia Oggi, l’Antitrust ha accertato per ciascuna società due violazioni del Codice del consumo, “una per carenze informative e un’altra per pratiche aggressive legate all’acquisizione ed all’utilizzo dei dati dei consumatori a fini commerciali”.

Più nel dettaglio, per quanto riguarda Google l’Autorità spiega quanto di seguito:

Fonda la propria attività economica sull’offerta di un’ampia gamma di prodotti e di servizi connessi a Internet – che comprendono tecnologie per la pubblicità online, strumenti di ricerca, cloud computing, software e hardware – basata anche sulla profilazione degli utenti ed effettuata grazie ai loro dati. Sia nella fase di creazione dell’account, indispensabile per l’utilizzo di tutti i servizi offerti, sia durante l’utilizzo dei servizi stessi, omette informazioni rilevanti di cui il consumatore ha bisogno per decidere consapevolmente di accettare che la società raccolga e usi a fini commerciali le proprie informazioni personali.

Per quanto riguarda Apple, invece, spiega:

Raccoglie, profila e utilizza a fini commerciali i dati degli utenti attraverso l’utilizzo dei suoi dispositivi e dei suoi servizi. Quindi, pur senza procedere ad alcuna cessione di dati a terzi, Apple ne sfrutta direttamente il valore economico attraverso un’attività promozionale per aumentare la vendita dei propri prodotti e/o di quelli di terzi attraverso le proprie piattaforme commerciali App Store, iTunes Store e Apple Books. L’attività promozionale è basata su una modalità di acquisizione del consenso all’uso dei dati degli utenti a fini commerciali senza prevedere per il consumatore la possibilità di scelta preventiva ed espressa sulla condivisione dei propri dati. Questa architettura di acquisizione, predisposta da Apple, non rende possibile l’esercizio della propria volontà sull’utilizzo a fini commerciali dei propri dati. Dunque, il consumatore viene condizionato nella scelta di consumo e subisce la cessione delle informazioni personali, di cui Apple può disporre per le proprie finalità promozionali effettuate in modalità diverse.”

Per entrambi i casi, accertando che sia Google sia Apple non hanno fornito informazioni chiare ed immediate sull’acquisizione e sull’uso dei dati degli utenti a fini commerciali, l’Antitrust ha ritenuto quanto sotto:

Esiste un rapporto di consumo tra gli utenti e i due operatori, anche in assenza di esborso monetario, la cui controprestazione è rappresentata dai dati che essi cedono utilizzando i servizi di Google e di Apple.

Inoltre, Apple, sia nella fase di creazione dell’Id Apple, sia in occasione dell`accesso agli Store Apple (App Store, iTunes Store e Apple Books), non fornisce all’utente in maniera immediata ed esplicita alcuna indicazione sulla raccolta e sull’utilizzo dei suoi dati a fini commerciali, enfatizzando solo che la raccolta dei dati è necessaria per migliorare l’esperienza del consumatore e la fruizione dei servizi.

Infine, l’Autorità ha anche accertato che le due società hanno attuato una pratica aggressiva:

In particolare, nella fase di creazione dell’account, Google pre-imposta l’accettazione da parte dell’utente al trasferimento e/o all’utilizzo dei propri dati per fini commerciali. Questa pre-attivazione consente il trasferimento e l’uso dei dati da parte di Google, una volta che questi vengano generati, senza la necessità di altri passaggi in cui l’utente possa di volta in volta confermare o modificare la scelta pre-impostata dall’azienda.

Apple-Giovani Editori: partnership contro le fake news

Cupertino annuncia la rinnovata la collaborazione
Obiettivo sviluppare coscienza critica che rende l’uomo più libero.

Un comunicato stampa ufficiale uscito su Cupertino, come riporta La Stampa, ha annunciato il rinnovo della partnership strategica internazionale tra la Apple del CEO Tim Cook ed il presidente dell’Osservatorio Permanente Giovani Editori, Andrea Ceccherini.

L’obiettivo dichiarato è quello di sviluppare la coscienza critica che rende l’uomo più libero; per farlo, sarà utilizzato un innovativo progetto di technology-media literacy.

Il tutto, al fine di allenare soprattutto i giovani il pensiero critico che permetta loro di evitare la disinformazione.

Il rischio, in questi casi, però è anche quello di passare da un estremo all’altro arrivando all’indottrinamento dei giovani.

(Foto da internet)