Le 10 città più felici d’Europa

Domina la Spagna; poi Portogallo, Scozia ed Inghilterra.
Nessun altro Paese in classifica.

In tutto, Time Out ha chiamato in causa 18.500 persone per capire quali fossero le città europee in cui si vive meglio.

Come riporta Fanpage.it, ha chiesto loro di rispondere a una serie di quesiti e la “metrica sulla felicità” si basa nello specifico sulla percentuale di risposte positive a cinque affermazioni: “Mi sento più felice nella mia città rispetto ad altri posti che ho visitato o in cui ho vissuto“, “Le persone nella mia città sembrano felici“, “Trovo gioia nelle esperienze quotidiane che la mia città offre“, “Il senso di felicità nella mia città è cresciuto molto di recente” ed infine la fatidica “La mia città mi rende felice“.

Ecco cosa è venuto fuori, con la relativa classifica delle 10 città più felici d’Europa:

  1. Siviglia
  2. Brighton
  3. Porto
  4. Valencia
  5. Glasgow
  6. Londra
  7. Bilbao
  8. Lisbona
  9. Edimburgo
  10. Madrid

Le migliori città al mondo in cui espatriare

Espatriare per volontà o necessità: dove conviene farlo?
L’Italia? Due città ultime in classifica: ecco perchè.

Voglia o necessità di espatriare? Quali sono le migliori città del mondo in cui trasferirsi?

La classifica 2023 pubblicata dalla rete di espatriati InterNations fornisce un quadro più chiaro a chi ha la volontà o la necessità di espatriare ma anche a coloro i quali hanno già fatto il grande passo.

Questa classifica si basa su una serie di criteri, come le opportunità professionali, la disponibilità ed il prezzo degli alloggi, la qualità della vita e dell’ambiente ed il contatto con la popolazione locale.

Il minimo che si possa dire è che la Spagna è che è stata sotto i riflettori per questa annata 2023: il Paese occupa le tre posizioni del podio ed ha addirittura quattro rappresentanti nella top ten delle città.

La città numero 1 nella classifica non è Madrid o Barcellona, ma Malaga, una città più piccola sulla costa dell’Andalusia.

Malaga, infatti, è al secondo posto per la qualità della vita e al primo posto per il clima e il contatto con la gente; è anche nella top 10 per l’ambiente naturale.

La città si colloca ai primi posti anche per il costo della vita e degli alloggi, la facilità di trovare una casa ed il tanto ricercato equilibrio tra lavoro e vita privata.

Un po’ più in alto sulla costa, Alicante è arrivata seconda. Nonostante l’ambiente non sia considerato molto favorevole alla creatività ed al lavoro autonomo, il 92% degli intervistati ha dichiarato di essere soddisfatto della propria vita in questa città.

Alicante ha molto da offrire: la città occupa il primo posto nella classifica dei prezzi degli alloggi, della vita sociale e della sensazione di essere accolti e a casa.

Sempre in Spagna, Valencia è arrivata terza in classifica: la città è risultata addirittura prima in termini di qualità della vita e di opportunità sportive, anche se i giudizi sono stati più contrastanti per quanto riguarda le prospettive di carriera.

Una cosa che distingue Valencia è la qualità del suo sistema sanitario con la metropoli spagnola che occupa il primo posto per il prezzo dell’assistenza sanitaria ed il terzo per la sua disponibilità.

La top 5 è completata da due città degli Emirati Arabi Uniti: Ras-el-Khaimah (4°) ed Abu Dhabi (5°): il clima soleggiato ed i redditi molto elevati in alcuni settori non sono certo da biasimare.

Oltre a Madrid (6°), la top 10 globale è completata da diverse destinazioni asiatiche, tra cui Kuala Lumpur (Malesia, 8°), Bangkok (Thailandia, 9°) e Muscat (Oman, 10°).

Altre città più sorprendenti appaiono abbastanza in alto in questa classifica, come Città del Messico (7°), Nairobi (15°) e Lussemburgo (19°).

Al contrario, la maggior parte delle grandi capitali europee è in ritardo, come Parigi (41°), Londra (42°) e Berlino (45°): l’elevato costo della vita e le difficoltà nel trovare un alloggio hanno un impatto negativo sulla qualità di vita degli espatriati.

Le metropoli nordamericane se la cavano poco meglio, con Toronto che si piazza a malapena al 35° posto, New York al 39° e Vancouver al 47°, davanti a solo altre due città.

L’Italia è l’asso pigliatutto tra gli espatriati: al 48° posto e penultima nonostante il suo clima favorevole e la bellezza del suo patrimonio, Roma sta pagando il prezzo dei bassi salari e delle prospettive di carriera, oltre alla difficoltà di integrarsi se non si parla italiano.

Al 49° posto, Milano è arrivata ultima.

La metropoli del nord Italia viene messa sotto accusa per la mancanza di sicurezza, la difficoltà di trovare un alloggio e, come a Roma, la difficoltà di trovare buone prospettive di lavoro e di integrarsi senza parlare un italiano fluente.

Insomma, in Italia pesano sempre i soliti fattori che negli ultimi anni stanno facendo rovinare l’immagine del Bel Paese nel mondo: scarse possibilità professionali e bassi salari, elevata immigrazione con problemi di sicurezza, la diffusa non conoscenza dell’inglese nonostante sia un Paese altamente turistico.

Ong su Macron: “Non ci ha offerto un porto sicuro”

L’ipocrisia francese incrina i rapporti con l’Italia.
43 richieste di porto sicuro e nessun Paese ha risposto.

La retorica buonista della Francia era stata subito smontata da quanto accade a Ventimiglia e ora a smascherare ulteriormente Parigi ci ha pensato la portavoce della Sos Mediterranée Italia.

Si tratta di Elisa Brivio, che ha spiegato nel dettaglio quanto accaduto nell’ambito della vicenda Ocean Viking: alla fine la nave ha attraccato al porto di Tolone e i 230 migranti sono stati fatti scendere. Ma davvero la Francia è nelle condizioni di impartire lezioni all’Italia? Non proprio, alla luce anche del racconto arrivato dalla Organizzazione non governativa (Ong) al timone della nave.

La portavoce della Sos Mediterranée Italia, nell’intervista rilasciata a “La Stampa“, ha voluto porre l’attenzione sul significato esatto che caratterizza un vero porto sicuro: per “pof” (ovvero “place of safety“), si intende un porto in cui le persone salvate in mare possono non solo sbarcare ma anche “esercitare i loro diritti, a partire da quello di richiedere asilo”.

E quello offerto dalla Francia sarebbe perfettamente coerente con questa definizione?

Non a caso Elisa Brivio ha sottolineato che Tolone giovedì ha concesso un porto “in via eccezionale, non un porto sicuro“.

Poi, rispondendo a precisa domanda, ha aggiunto: “Quindi la Francia non ha mai offerto un porto sicuro? A noi mai“. Ed ha parlato di un “colossale equivoco” che successivamente ha inasprito i rapporti tra il nostro Paese e la Francia.

Nelle 43 richieste di porto sicuro erano state coinvolte l’Italia e Malta, considerati “i Paesi più vicini” in cui “bisogna sbarcare“.

Non solo: a Francia, Grecia e Spagna era stato rivolto un appello per “un supporto” affinché “si trovasse una soluzione“. Il risultato? “Nessuno aveva mai risposto, né gli uni né gli altri“.

In questi giorni Parigi ha usato toni molto duri, minacciando ritorsioni contro il nostro Paese per il caso Ocean Viking; il che, tra le altre cose, si è tradotto nello stop all’accoglienza di 3.500 rifugiati dall’Italia.

Con il passare delle ore non si è placata la serie di reazioni scomposte dalla tanto solidale e accogliente Francia che, nel frattempo, ha respinto le domande di asilo di 44 dei 230 migranti soccorsi e si sta preparando a procedere all’espulsione nel loro Paese di origine.

L’ipocrisia francese è stata denunciata anche da Marine Le Pen, che al Corriere della Sera ha ricordato un precedente che ha coinvolto proprio Parigi: ora il governo francese si affretta a denunciare la gestione italiana e a evocare ragioni umanitarie, “ma nel 2018 la nave Aquarius venne rifiutata dalla Francia e fu costretta a navigare fino a Valencia“.

Senza dimenticare che sul sito Oxfam nel 2018 venivano criticati i respingimenti di minori non accompagnati da parte della Francia, “in palese violazione del diritto europeo e interno“.

Si parlava di “minori non accompagnati anche di 12 anni” che “continuano a essere vittime di abusi, detenzioni e respingimenti illegali“.

Ecco perché le lezioncine di Parigi lasciano il tempo che trovano.