Algeria nega alla Francia spazio aereo. Accetta il Marocco

La Francia aveva avanzato la richiesta per un intervento militare in Niger.
Richiesta girata al Marocco che ha accettato.

Le autorità algerine hanno respinto una richiesta francese di aprire il proprio spazio aereo per un eventuale intervento militare in Niger.

Lo ha riferito la radio ufficiale algerina, poi ripresa da Ansa, citando fonti informate:

L’Algeria, che si è sempre opposta all’uso della forza, non ha risposto alla richiesta francese di attraversare lo spazio aereo algerino per attaccare il Niger, e la sua risposta è stata rigorosa e chiara“.

Si aggiunge poi:

Di fronte al rifiuto algerino, la Francia si è rivolta al Marocco per chiedere l’autorizzazione all’attraversamento del suo spazio aereo da parte dei propri aerei militarie e le autorità di Rabat hanno deciso di rispondere positivamente alla richiesta francese“.

La radio algerina ed il relativo sito continuano:

La Francia si sta preparando a mettere in atto le sue minacce contro il consiglio militare del Niger riguardo all’intervento militare se il presidente Mohamed Bazoum non verrà rilasciato. Secondo fonti sicure, l’intervento militare in Niger è imminente e le disposizioni militari sono pronte“.

Grano: come la Russia aggira le sanzioni

Il grano arriva da altri Paesi, ma questi lo comprano dalla Russia e lo rivendono rincarato.
Esattamente come accadeva per il gas.

Le esportazioni di grano e frumento del Kazakistan sono aumentate di quasi il 17%.

Secondo quanto riportato da EnergyProm.kz, il Kazakistan ha esportato 3,3 milioni di tonnellate di grano e frumento per un valore di 876,7 milioni di dollari nei primi cinque mesi di quest’anno.

Tale risultato è stato trainato da un forte incremento nell’esportazioni verso altri paesi CSI (+25,5%), in particolare Uzbekistan (1,7 milioni di tonnellate) e Tagikistan (325.100 tonnellate).

Sono invece rimaste relativamente stabili le esportazioni di grano verso altri paesi (974.600 tonnellate), tra cui spiccano l’Afghanistan (318.500 tonnellate) e l’Italia (214.500 tonnellate).

Sotto diversi aspetti l’importante incremento nell’esportazione di grano e frumento dal Kazakistan è legato alle correnti vicende geopolitiche internazionale, tra cui le incertezze legate alle forniture d’esportazione di grano dall’Ucraina con l’opposizione polacca da un lato (approfondimento al link) e l’apertura della Lituania dall’altro (approfondimento al link), la negoziazione delle forniture di grano dalla Russia verso l’India (approfondimento al link) e la decisione russa di ritirarsi dalla Black Sea Grain Initiative, come riporta Ansa.

Il fatto principale rimane quello che, spesso, a fornire i Paesi che aumentano le esportazioni di grano è la Russia, eludendo quindi le sanzioni ed i blocchi di mercato imposti da molti Stati.

Inutile dire che il grano venga rivenduto con un rincaro del prezzo, penalizzando come clienti ultimi gli Stati importatori.

Insomma, in buona sostanza, lo stesso giochetto usato per il gas quando per esempio l’allora Premier Draghi vantava fieramente che l’Algeria era diventata il primo fornitore di gas per l’Italia al posto della Russia, ma era proprio quest’ultima a venderlo all’Algeria che poi lo rivendeva all’Italia maggiorando il Prezzo (approfondimento al link).

Stellantis: sempre meno made in Italy

Il baricentro della produzione è ormai in Polonia.
Elettrico in Spagna. Investimenti in Algeria e Turchia.

C’è sempre meno made in Italy nei piani di Stellantis.

Come riporta Il Sole 24 Ore, il numero di vetture prodotte nel Bel Paese dal megagruppo franco-italo-americano è, purtroppo, in costante calo.

Tychy, in Polonia, sarà la sede dove prenderà vita la Fiat 600, ovvero l’auto che Fiat non può permettersi di sbagliare.

E lo stesso vale per il prossimo suv compatto firmato Alfa Romeo, che verrà appunto prodotto in Polonia, Paese ormai diventato il nuovo baricentro produttivo e nel quale sta andando in scena anche la produzione della nuova Jeep Jeepster elettrica, anche nota come JJ o 516 per il nome del progetto interno.

Come visto poco tempo fa, Stellantis ha investito 200 milioni in Algeria (approfondimento al link) mentre la Fiat Tipo, una di quelle che insieme all’Alfa Romeo Giulia di rappresentanza (approfondimento al link) il Governo Meloni ha scelto nella svolta del parco macchine delle auto blu (approfondimento al link) cercando di usare solo marchi Made in Italy, sarà prodotta in Turchia.

Nel 2024, invece, sarà lanciata la nuova generazione elettrificata nella fabbrica ex Opel di Saragozza, in Spagna.

Sempre in merito al futuro dell’elettrico, a Melfi saranno costruite le medie di domani dei marchi Opel, Ds e Lancia: tutti però considerati modelli di nicchia, non quindi produzioni in grande scala.

A restare in Italia saranno inoltre la Fiat 500 elettrica, prodotta a Mirafiori, l’Alfa Romeo Tonale e la gemella Dodge Hornet, entrambe prodotte a Pomigliano.

Resta poi la produzione di vetture datate come la Jeep Renegade, superata dalla Jeep Avenger che verrà prodotta sempre a Tychy, in Polonia.

Stellantis investe 200 milioni in Algeria

Prevista la costruzione dello stabilimento entro agosto 2023.
Verranno prodotti 6 modelli Fiat.

Stellantis pronta ad investire 200 milioni di euro in Algeria.

Il gruppo ha annunciato il lancio dello stabilimento di Tafraoui-Orano (appunto in Algeria) del marchio Fiat con un’ampia gamma di modelli per soddisfare le aspettative dei clienti algerini.

Come riporta Today Online, l’annuncio è arrivato durante una cerimonia presieduta da Ali Aoun, Ministro dell’Industria e della Produzione Farmaceutica e da Tayeb Zitouni, Ministro del Commercio e delle esportazioni.

Presenti anche Giovanni Pugliese, Ambasciatore d’Italia in Algeria, Abdelkrim Touahria, Ambasciatore d’Algeria in Italia, Samir Cherfan, Chief Operating Officer di Stellantis Middle East and Africa, Olivier François, Chief Executive Officer di FIAT e Global Chief Marketing Officer di Stellantis e Hakim Boutehra, Managing Director di Stellantis Algeria, Tunisia.

Ali Aoun, Ministro dell’Industria e della Produzione Farmaceutica, ha dichiarato quanto di seguito:

Sostenere il progetto Fiat e quindi lo sviluppo dell’ecosistema automobilistico in Algeria ha un significato simbolico storico che riflette le buone relazioni di lunga durata tra i due Paesi. Unendo i nostri sforzi, questo progetto diventerà un punto di riferimento in termini di integrabilità e complementarità. Attualmente, stiamo conducendo uno studio nella fabbrica che probabilmente aprirà grandi orizzonti per andare oltre le ambizioni primarie“.

Questa fase di investimento concretizza l’accordo sulle specifiche automobilistiche sottoscritto a novembre 2022 con l’Agenzia algerina per la promozione degli investimenti (Algerian Investment Promotion Agency – AAPI) che ratifica l’accordo quadro firmato il 13 ottobre, che a sua volta ha dato il via allo sviluppo delle attività industriali, post-vendita e di ricambi per FIAT, uno dei marchi simbolo di Stellantis, e del settore automobilistico in Algeria.

La prima serie di investimenti da parte di Stellantis e dei suoi fornitori per la produzione dei quattro modelli ammonterà a oltre 200 milioni di euro.

L’Algeria rappresenta uno dei fattori chiave del piano strategico Dare Forward 2030 di Stellantis per il Medio Oriente e l’Africa (MEA).

Il lancio del marchio FIAT aprirà la strada per realizzare l’ambizione di Stellantis MEA di raggiungere un milione di veicoli venduti nella regione entro il 2030 con un’autonomia produttiva regionale del 70% e di avvicinarsi, in tal modo, alle esigenze dei clienti.

La fase di costruzione dello stabilimento di Tafraoui-Orano sarà completata entro agosto 2023 e la produzione della prima Fiat 500 è prevista per la fine del 2023.

Entro il 2026, lo stabilimento creerà quasi 2.000 nuovi posti di lavoro in loco, raggiungerà un tasso di localizzazione superiore al 30%, una capacità produttiva di 90.000 veicoli all’anno e realizzerà quattro modelli FIAT.

Per garantire un elevato livello di assistenza ai clienti algerini, la rete di vendita e post-vendita coprirà 28 Wilaya in Algeria entro la fine del 2023.

Sul tema è intervenuto anche Samir Cherfan, Chief Operating Officer di Stellantis Middle East and Africa:

Stellantis è fortemente attiva in Algeria e metterà a disposizione il suo vasto know-how globale e regionale in termini di produzione e prestazioni commerciali. Stiamo mettendo questa esperienza al servizio del progetto Fiat in Algeria per garantire una produzione all’avanguardia, servizi commerciali di alto livello e la migliore customer experience sul mercato. Desidero ringraziare le autorità algerine, i nostri partner locali e i team che stanno lavorando con impegno per rendere possibile il progetto FIAT in Algeria!“.

Infine Olivier François, CEO del marchio FIAT, ha concluso:

Celebriamo il ritorno in Algeria di Fiat: un marchio iconico con una delle cinque tradizioni automobilistiche più longeve al mondo. Dal 1899 la missione del nostro brand non è cambiata: fornire risposte accessibili e intelligenti alle esigenze di mobilità di ogni cliente. La 500 Hybrid sarà la prima FIAT a essere costruita in Algeria, seguita rapidamente dal Doblò e, tra qualche anno, anche da un nuovissimo modello (al momento ancora tra le mani dei nostri designer). Ma già oggi stiamo aprendo gli ordini per la 500 Hybrid e per le due “stelle per la famiglia”, la Tipo e la 500X, e per le nostre stelle del mondo LCV: Ducato, Scudo e Doblò. In Algeria, quindi, c’è già una FIAT per ogni esigenza“.

Accordo Erdogan-Putin: Turchia hub per esportazione gas

Possibili rincari per l’Ue: per l’immagine, ci rimettono i cittadini.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha confermato un accordo con il suo omologo russo, Vladimir Putin, in base al quale la Turchia diventerà un hub per la ridistribuzione del gas russo a Paesi terzi, come i due leader hanno discusso in un recente incontro.

Creeremo un nodo qui con il gas della Russia“, ha annunciato Erdogan in un discorso ai membri del suo partito ad Ankara.

Secondo l’agenzia di stampa Anatolia, Putin ha anche affermato che, una volta che l’iniziativa andrà avanti, “l’Europa potrà ottenere il suo gas naturale dalla Turchia“.

Erdogan ha affermato che la Turchia non ha il “problema” di cui soffrono altre economie, in un contesto di emergenza energetica con problemi di approvvigionamento e prezzi elevati, dovuti principalmente all’offensiva militare della Russia in Ucraina.

Putin ed Erdogan si sono incontrati la scorsa settimana in Kazakistan a margine di un forum regionale e già dopo questo incontro entrambe le parti avevano manifestato la volontà di raggiungere un accordo.

Il presidente turco ha suggerito la regione della Tracia orientale sul Mar Nero come l’area più favorevole per il nuovo nodo.

Questa provincia è già servita dal Turkstream, che Putin sostiene essere attualmente il gasdotto più affidabile per le esportazioni, anche se Mosca ha recentemente denunciato un presunto tentativo di sabotaggio che ha portato all’arresto di diverse persone.

La strategia di Draghi, per dare l’immagine che l’Italia non comprava più il gas dalla Russia, era quello di comprarlo da altri Paesi.

Così facendo, figura che i principali fornitori di gas siano Paesi come l’Algeria o altri; in realtà, però, questi Stati comprano il gas dalla Russia per poi rivenderlo all’Italia applicando un rincaro del prezzo.

Alla fine dei conti, quindi, la Russia non cala le proprie esportazioni ed il costo delle strategie politiche, utili al solo fine di pulirsi l’immagine, ricade sui consumatori (ovvero cittadini ed aziende).

Lo stesso vale per le forniture dell’Ue. L’accordo tra Turchia e Russia non fa altro che spingere la situazione attuale in questo senso.