Algeria primo fornitore di gas: ecco le conseguenze

Spacciato come un successo di Draghi, comporta costi e rischi.
Algeri chiede investimenti italiani.

L’Algeria è diventata il primo fornitore di gas per l’Italia.

Sbandierato come un grande successo di Mario Draghi, si scopre invece che il gas ci costerà di più rispetto a quello che importavamo dalla Russia e che le forniture, in termini quantitativi, non sono assolutamente le stesse.

Per farla diventare il primo fornitore, infatti, è bastato eliminare gli acquisti di gas dalla Russia, ma la differenza in termini di quantità è enorme; per questo motivo, l’Italia è comunque in stato dall’allerta per le forniture di gas con tutto quello che ne consegue a livello di tagli agli utilizzi (approfondimenti a link1 e link2).

Non solo. Il fatto di non comprare direttamente gas dalla Russia non significa che la Russia stia perdendo quote di mercato, ma che l’Italia in alcuni casi lo comprerà da altri Stati che a loro volta lo comprano dalla Russia.

Di fatto, ci sarà un passaggio in più nella transizione del gas che arriva comunque dalla Russia, pagandolo però di più dati gli ulteriori trasporti e le ulteriori marginalità che si dovranno riconoscere nella filiera di fornitura.

Il premier algerino Aimen Benabderrahmane, inoltre, ha lanciato un appello alle imprese italiane affinché investano nel Paese nordafricano.

Come riporta “Tgcom24”, infatti, parlando in apertura del Business Forum Italia-Algeria in corso ad Algeri il capo del governo ha detto che, nonostante la qualità delle relazioni tra i due Paesi, l’Italia è solo al 19esimo posto per investimenti diretti in Algeria negli ultimi 20 anni, con 29 progetti per un controvalore di 7,6 miliardi di dollari.

L’Algeria, dunque, non solo aumenterà i propri profitti ma ora forza anche la mano affinchè le aziende italiane investano nel Paese che è diventato il nostro primo fornitore di gas, come se dovessimo dimostrare riconoscenza. Il tutto mentre in Italia gli investimenti sono al palo da anni e la situazione del mercato del lavoro non è affatto positiva.

Autore: Francesco Puppato

Vive in Polonia dove si occupa di Controllo di Gestione per gli stabilimenti polacchi di una holding italiana; parla quattro lingue (italiano, inglese, polacco e francese) ed ha precedentemente lavorato nel dipartimento finanziario della Holding Orange1. Laureato in "Economia Aziendale" con indirizzo in "Management ed Organizzazione", ha poi conseguito i Master in "Gestione delle Risorse Umane ed Organizzazione del Lavoro", "Controllo di Gestione" e "Diritto Bancario". È "Coach certificato" e vanta corsi in "Business Plan", "Project Management secondo gli standard internazionali" e "Tempi e Metodi". Inoltre, ha il "patentino Bloomberg", l'"Europass Mobilità" e l'"ECDL". Dal 2015 al 2020 ha curato la rubrica "About economy and Social Equity"  per la rivista "Economia - ecaroundworld", dal 2017 al 2019 ha collaborato con "Wall Street Italia", nel 2019 con "Economista.info" mentre dal 2020 collabora con "Wall Street Cina", "Gazzetta Italia" e "Polonia Oggi", dal 2021 con "RisorseUmane-HR". Founder di "General Magazine".

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