Germania: nel 2024 aumento del salario minimo

La causa ufficiale è l’inflazione.
Ma lo si dice per coprire gli errori politici.

In Germania ci sarà a gennaio 2024 un aumento significativo del salario minimo, attualmente pari a 12 euro l’ora, a causa dell’inflazione e dei conseguenti aumenti dei contratti collettivi di lavoro.

Il ministro del Lavoro, Hubertus Heil, in un’intervista al quotidiano Bild ha dichiarato quanto di seguito:

Non solo continueremo ad avere un alto livello di inflazione, ma anche gli aumenti previsti dai contratti collettivi si rifletteranno sul salario minimo”.

L’indice dei prezzi al consumo (CPI) ha raggiunto un picco del 10,4% su base annua lo scorso ottobre e si è attestato al 7,4% a marzo.

I principali istituti economici del Paese stimano che l’inflazione su base annua per l’intero anno scenderà al 6%, un livello ancora elevato.

Il salario minimo è stato introdotto in Germania nel 2015, su spinta del Partito socialdemocratico (Spd), allora partner di governo della grande coalizione guidata dalla cancelliera Angela Merkel, ed è stato fissato a 8,5 euro per ora lavorata e da allora ha subito aumenti successivi, l’ultimo dei quali nell’ottobre 2022, per decisione dell’attuale governo composto da socialdemocratici, verdi e liberali, fino a raggiungere gli attuali 12 euro all’ora.

Il prossimo aumento, che sarà definito da una commissione appositamente creata, come riporta AGI sarà fissato a giugno ed entrerà in vigore il 1 gennaio 2024.

I sindacati hanno chiesto un aumento a 14 euro, mentre i datori di lavoro considerano questa richiesta “irrealistica“.

Heil ha anche annunciato nuove regole per i fattorini che, tra le altre cose, non dovranno trasportare più di 20 chili. Proprio su questo tema, il ministro ha aggiunto:

I pacchi che pesano più di 20 chili devono essere consegnati da due persone“.

La Germania, dunque, già in passato aveva effettuato gli aumenti del minimo salariale, indipendentemente da tutto. Ora la volontà è quella di giustificare l’atto con l’inflazione tanto sbandierata e per la quale si accusa Putin.

In realtà, come diceva poco tempo fa il prof. Giulio Sapelli (approfondimento al link su come fermare la crisi e sull’operato di Fed, Bce e Cina):

Chiamiamo inflazione una cosa che non è inflazione perché l’inflazione è l’aumento dei salari che supera la produttività, mentre i salari sono al livello più basso degli ultimi vent’anni. Chiamiamo inflazione un aumento dei prezzi delle materie prime alimentari ed energetiche, prima per effetto della pandemia che è stato un fallimento manageriale perché non si sapeva prevedere che, con migliaia di navi alla fonda, una volta ripresa l’attività sarebbero aumentati i prezzi dei noli marittimi e poi è arrivata l’aggressione russa all’Ucraina. Questa è una forma di monopsonio (accentramento della domanda in unico attore, ndr).”

L‘attuale situazione, quindi, è frutto delle scelte sbagliate della classe politica che si vuole nascondere dietro l’inflazione accusando altri attori politici di averla generata.

Sapelli: la crisi si ferma lasciando stare i tassi

Dal fallimento della Silicon Valley Bank alll’attuale situazione globale: ecco colpe e rischi.
Lucida analisi del professore su operato, Fed, Bce e Cina.

Il professor Giulio Sapelli è intervenuto su Il Giornale in merito alla recente crisi della Silicon Valley Bank e, più in generale, parlando di politiche monetarie adottate da Usa, Ue e Cina.

Quanto al fallimento della SVB (già affrontato anche qui), sostiene che questo nasca da due eventi critici: l’aumento dei tassi da parte della Fed e l’eccessiva concentrazione di titoli obbligazionari a lunga scadenza in portafoglio.

Più precisamente, le sue parole sono state le seguenti:

La mancata diversificazione degli investimenti è tipica dei manager pagati con stock option: tendono a produrre effetti leva altissimi. Non trascurerei, poi, l’effetto Cina, ossia la decisione di Xi Jinping di escludere dal consiglio del popolo i manager dell’industria hi-tech. Questo ha avuto un effetto dirompente su tutte le Borse mondiali. Il neo-maoismo di Xi Jinping è sempre stato accompagnato da grandi catastrofi economiche i cui effetti hanno raggiunto anche la Silicon Valley”.

Con i tassi bassi era necessaria una certa dose di spregiudicatezza per ottenere rendimenti elevati; e qui arriva il commento dell’economista, ricordando un monito mai nascosto:

I tassi negativi non stanno né in cielo né in terra ma tutti dicevano che andavano bene”.

Vero è che la Fed e la Bce hanno invertito repentinamente la politica monetaria. Su questo punto Sapelli, che è stato vicino ad essere Premier nel primo Governo gialloverde ma che ha poi ricevuto il veto di Mattarella, commenta così:

Chiamiamo inflazione una cosa che non è inflazione perché l’inflazione è l’aumento dei salari che supera la produttività, mentre i salari sono al livello più basso degli ultimi vent’anni. Chiamiamo inflazione un aumento dei prezzi delle materie prime alimentari ed energetiche, prima per effetto della pandemia che è stato un fallimento manageriale perché non si sapeva prevedere che, con migliaia di navi alla fonda, una volta ripresa l’attività sarebbero aumentati i prezzi dei noli marittimi e poi è arrivata l’aggressione russa all’Ucraina. Questa è una forma di monopsonio (accentramento della domanda in unico attore; ndr) come nella crisi petrolifera degli anni 70, una carenza di offerta. La Bce e la Fed non possono curare una inflazione da carenza da offerta con la politica monetaria. Bisogna aumentare la quantità di offerta e non agire sulla moneta altrimenti l’unica conseguenza sarà far fallire imprese e banche”.

Quando gli viene chiesto se “dopo dieci anni di tassi bassi non era necessario intervenire?”, il professore risponde come di seguito?

Non è con la moneta che si risolve il problema, ma con l’offerta. Bisogna aumentare le quantità offerte”.

C’è un rischio di contagio da questo fallimento. Si può fermare il circolo vizioso stretta sui tassi-fallimenti-recessione?

Per ora non c’è nulla di simile alla crisi del 2007-2008 che coinvolse anche assicurazioni e riassicurazioni. La speranza di bloccare la serie di rialzi è affidata a economisti come Fabio Panetta che ha criticato la politica monetaria all’interno della Bce. Ho fiducia anche nel segretario al Tesoro Janet Yellen affinché comprenda che questa politica non porta da nessuna parte. E poiché in America non esiste l’autonomia della banca centrale, una favola che ci raccontiamo in Europa, può indurre la Fed a fermarsi. E poi bisogna costruire una direzione diversa, ritornando alla divisione fra proprietà e controllo. Pagare i manager in azioni è dinamite, vuol dire avere sempre una crisi dietro l’angolo”.

Da Tesla arriva il robot per i lavori pericolosi e noiosi

In caso di perdita del controllo si prevede di poter intervenire in tempo.
L’avviso di Sapelli sull’uso della tecnologia.

(Foto da internet)

Elon Musk fa un annuncio dei suoi.

Presto, infatti, potrebbe arrivare il robot per i lavori pericolosi e noiosi marcato Tesla.

Come riportano il Daily Mail e FUNweek, il bot umanoide sarebbe ideato per svolgere lavori che sono caratterizzati da un elevato grado di pericolosità, ma anche per lavori ripetitivi e noiosi in cui andrebbe a compensare la mancanza di personale ma anche a sostituire la manodopera tipicamente rappresentata dagli operai.

Il robot dovrebbe avere caratteristiche tecniche precise governabili in toto dalla mano dell’uomo, il che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) permettere un intervento umano per tempo nel caso in cui qualcosa dovesse andare storto.

Se non è ancora noto quanto costerà il Tesla bot, è invece presumibile che potrebbe permettere alle aziende di lavorare senza problemi e senza soste in qualsiasi momento liberandosi di problematiche inerenti ai week-end, alle festività, alle malattie, alle ferie ed anche alle pause pranzo.

Licenziando masse di lavoratori che rimarrebbero dunque senza stipendio, ci sarebbe poi da chiedersi chi possa avere i soldi per comprare i prodotti fatti dai robot.

Sul tema, in tempi non sospetti, General Magazine aveva intervistato il prof. Giulio Sapelli, che in un’intervista dal titolo “Viva i robot ma con prudente intelligenza” mise in guardia sulla necessità di un corretto equilibrio nell’utilizzo tra tecnologia e risorse umane, citando anche un aneddoto particolare vissuto da lui stesso in India e che è emblematico della situazione.

L’interessante intervista completa è reperibile al link.

Automation, Sapelli: “Long live robots, but with reasonable intelligence”

Yes for automation and technology, but in moderation.
Savings on labor have an impact on the risk of investing in fixed assets and sales.

(Translation by Jolanta Micinska – Hercog)
(Italian version at link)
(Polish version at link – translation by Aneta Chruscik)

The use of technology means growth in all sectors.

Its arrival was inevitable and there are probably many aspects in which it created positive value. Technology leads to a stronger entry of automation and robotics, which finds its foundations on assembly lines in Fordism and Taylorism.

Large, mass production requires the use of a large labor force. Each employee is a separate story, with needs, problems, availability and character, which is individual for each of them; then, of course, there are also physical limits.

Jolanta Micinska – Hercog

The robot, on the other hand, has no problems related to humor, duties or the possibility of working shifts or on weekends, does not submit requests for increases and is not subject to trade union protection.

However, when the pressure is too excessive, there is a great risk of double-edged weapon threat.

We talked about this with prof. Giulio Sapelli, economist, historian, company manager and (lecturer) academic in Europe, Australia and the Americas, placed by the International Bibliography of Business History among the founders of global history of companies, whose latest book is entitled “Why do companies exist and how are they built“, Published by “Guerini e associati“.

Professor Sapelli, you are one of the greatest business experts on a global level, how do you assess the strong propensity for automation introduced by companies, especially large ones?

“Technology is obviously part of our daily life from all points of view; we have been witnessing its increasing use for a long time, on many occasions, it has created positive value, bringing unquestionable benefits.

Of course, it always depends on the type of activity we want to undertake and how we want to place it; there is something we must not forget that automation and robotics undergo economic cycles: there is therefore a risk of large investments in fixed assets that are included in the company’s cost and / or always become a limit or limit in the process of making strategic decisions.”

From the point of view of employment, in your opinion, what is the risk and what are the advantages?

“I would say that the use of technology in its various aspects must be prudent and well measured; of course, employees on production lines and assembly lines will feel the most.

Replacement with robots must be done wisely. One would think, for example, of creating a group of people who were employed on the lines to become responsible for the control and maintenance of robots.

By doing so, value would be created: on the one hand, enriching employee skills, on the other, targeted investments for the company that could reduce the cost of the product while gaining more qualified personnel, thus limiting layoffs, otherwise they would become a boomerang for sale.

Think like that – if all the big companies would throw themselves at the head of automation to replace the workforce. Could we be sure it would be a complete success?”

Do you mean that if everything was produced by robots, companies couldn’t sell their products precisely because people, without a job, couldn’t afford to buy them?

“Of course.

Look, I was in India some time ago and I accidentally witnessed the construction of a highway. I could quickly spot a long string of people carrying bags with material on their heads; pointing to this queue of people I asked “why” the Prime Minister and he replied to me: “You identified the problem immediately and without a doubt, but if we do not give these people work, doesn’t matter how low their salary would be, what will these people live from?”

We are talking about a country that gives jobs to its inhabitants, but the same concept applies to enterprises, in this case: if we automate everything and lay off 40% -60% of people massively, who will have money to buy what we produce if they have no wages ? In particular, if we are talking about insignificant goods. That is why I say “long live robots, but with reasonable intelligence.”

Automatyka, Sapelli: „Niech żyją roboty, ale z rozsądną inteligencją”

Tak dla automatyki i technologii, ale z umiarem.
Oszczędności na sile roboczej mają wpływ na ryzyko inwestycji w środki trwałe oraz na sprzedaż.

(Tłumaczenie Aneta Chruscik)
(Włoska wersja na link)
(Angielska wersja na linkJolanta Micinska – Hercog)

Wykorzystanie technologii oznacza wzrost we wszystkich sektorach.

Jego nadejście było nieuniknione i zapewne jest wiele aspektów, w których stworzył wartość dodatnią. Technologia prowadzi do mocniejszego wejścia automatyki i robotyki, która znajduje swoje podstawy na liniach montażowych w fordyzmie i tayloryzmie.

Duże, masowe produkcje wymagają wykorzystania licznej siły roboczej. Każdy pracownik to odrębna historia, z potrzebami, problemami, dyspozycjnością i charakterem, który jest indywidualna dla każdego z nich; następnie, oczywiście, istnieją również ograniczenia fizyczne.

Robot natomiast, nie ma problemów związanych z humorem, obowiązkami czy możliwością  pracy na zmiany lub w week-end, nie składa wniosków o podwyżki i nie podlega ochronie związkowej.

Jednak kiedy nacisk jest zbyt nadmierny, istnieje duże ryzyko zagrożenia obusieczną bronią.

Rozmawialiśmy o tym z prof. Giulio Sapelli, ekonomistą, historykiem, kierownikiem firmy i (wykładowcą) akademickim w Europie, Australii i dwóch Amerykach, umieszczonym przez International Bibliography of Business History wśród założycieli historii firm na poziomie światowym, którego ostatnia książka nosi tytuł „Dlaczego istnieją firmy i jak są zbudowane”, opublikowana przez „Guerini e associati“.

Prof. Sapelli, jest Pan jednym z największych ekspertów biznesowych na poziomie światowym, jak ocenia pan silną skłonność do automatyzacji, którą wprowadzają firmy, w szczególności te duże?

Technologia jest oczywiście częścią naszego codziennego życia ze wszystkich punktów widzenia; od dawna jesteśmy świadkami jej coraz większego wykorzystania, które przy wielu okazjach, stworzyła wartość dodatnią niosąc ze sobą niekwestionowane korzyści.

Oczywiście zależne jest to zawsze od rodzaju działalności którą chcemy podjąć i jak chcemy ją umiejscowić; jest coś o czym nie możemy zapomnieć, że automatyzacja i robotyzacja ulegają cyklom ekonomicznym:istnieje zatem ryzyko dużych inwestycji w środki trwałe, które są wliczone w koszt firmy i/lub stają się zawsze limitem lub ograniczeniem w procesie podejmowania strategicznych decyzji.”

Z punktu widzenia zatrudnienia, według Pana, jakie jest ryzyko a jakie zalety?

„Powiedziałbym, że wykorzystanie  technologii w różnych jej aspektach musi być rozważne i dobrze wymierzone; najbardziej, oczywiście, odczują to pracownicy zatrudnieni na liniach produkcyjnych ,na liniach montażowych.

Zastąpienie ich robotami musi odbyć się w sposób rozważny. Można byłoby pomyśleć, na przykład, o stworzeniu grupy ludzi, którzy byli zatrudnieni na liniach, aby stali się odpowiedzialni za kontrolę i za konserwację robotów.

Postępując w taki sposób zostałaby stworzona wartość: z jednej strony wzbogacenie umiejętności pracowników, z drugiej, ukierunkowane inwestycje dla firmy, które mogłyby obniżyć koszt produktu jednocześnie zyskując bardziej wykwalifikowany personel, ograniczając tym samym zwolnienia, w przeciwnym razie staliby się boomerang na sprzedaż.

Pomyśl, na przekład, jeśli wszystkie duże firmy rzuciłyby się (na główkę) w automatyzację, aby zastąpić siłę roboczą. Jesteśmy pewni, że byłoby to całkowitym sukcesem?”

Ma Pan na myśli, że, jeśli wszystko byłoby produkowane przez roboty, firmy nie mogłyby sprzedawać swoich produktów właśnie dlatego, że ludzie, bez pacy, nie mogliby sobie pozwolić aby je kupić?

„Oczywiście.

Proszę spojrzeć, jakiś czas temu byłem w Indiach i przez przypadek byłem świadkiem budowy autostrady. Mogłem szybko zauważyć długi sznur osób niosących worki z materiałem na głowach; wskazując na tą kolejkę ludzi zapytałem „dlaczego” ówczesnego premiera, a on mi odpowiedział: „Pan zidentyfikował natychmiast i bez wątpienia problem, ale jeśli nie damy tym ludziom pracy, jak niskie nie byłoby ich wynagrodzenie, z czego będą żyć ci ludzie?„

Mówimy o państwie, które daje pracę swoim mieszkańcom, ale ta sama koncepcja dotyczy przedsiębiorstw, w tym przypadku: jeśli zautomatyzujemy wszystko i zwolnimy masowo 40%-60% ludzi, kto będzie miał pieniądze, aby kupić to co wyprodukujemy, jeśli nie będą mieć wynagrodzenia? W szczególności jeśli mówimy o towarach mało istotnych.

Dlatego mówię „niech żyją roboty, ale z rozsądną inteligencją.”