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Data fissata per l’11 luglio 2024 per i 125 anni del marchio Fiat.
Sarà un crossover di segmento B.
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Il Ceo di Stellantis invita l’Ue a proteggere l’industria europea.
I regolamenti europei favoriscono i cinesi.
Carlos Tavares pensa che sia ragionevole che l’UE protegga l’industria europea dalla concorrenza ed in particolare da quella delle aziende cinesi.
Secondo il numero uno di Stellantis sarebbe auspicabile oltre che ragionevole per garantire una sorta di parità.
Attualmente, secondo il CEO del gruppo automobilistico, i cinesi si trovano in una situazione di privilegio a causa dei regolamenti europei.
Come riporta Motorionline, Tavares ha dichiarato quanto di seguito:
“Servirebbero delle protezioni da parte dell’Ue per l’industria europea dell’auto, almeno in questa fase di transizione“.
Il numero uno di Stellantis ha anche ricordato la recente apertura della prima Gigafactory della sua azienda grazie alla partnership con Total e Mercedes a Douvrin in Francia.
A questa ne seguiranno altre due a Kaiserslautern in Germania e a Termoli in Italia.
Secondo Tavares in questa maniera ha inizio una nuova fase in cui l’obiettivo sarà quello di produrre in Europa il 23% delle celle delle batterie.
Infine il CEO di Stellantis ha parlato di una vera e propria sfida industriale per il suo gruppo che da qui al 2030 lancerà 65 auto elettriche sul mercato.
“È una trasformazione darwiniana”, ha concluso l’amministratore delegato del produttore nato dalla fusione di Fiat Chrysler e PSA Groupe.
La Borsa crolla del 12%, i loro stipendi aumentano del 14%.
Da Tavares (Stellantis) a Orcel (Unicredit), ecco la lista.
Nel 2022, anno in cui il Ftse Mib è sceso del 12%, le retribuzioni dei manager delle quaranta società quotate sull’indice di Piazza Affari sono aumentate del 14%.
Battendo pure l’inflazione, che è stata del +8,1%.
A stilare la classifica è il quotidiano finanziario Milano Finanza, poi ripreso anche da Il Corriere della Sera, che rileva anche come, al pari di quanto avviene negli Stati Uniti, si stia allargando la forbice rispetto agli stipendi dei dipendenti.
In vetta alla classifica dei più pagati c’è Carlos Tavares, numero uno di Stellantis, con 23,45 milioni (contro i 19,15 milioni percepiti nel 2021).
Al secondo posto, tra i più pagati, c’è Scott Wine, amministratore delegato di Cnh, con 11,43 milioni di dollari (dagli 8,71 milioni del 2021).
A seguire, il presidente di Stellantis, John Elkann, che raggiunge quota 11,25 milioni accorpando anche i compensi ricevuti da Exor.
Nel settore banche e assicurazioni spiccano il presidente di Unipol, Carlo Cimbri, con 6,08 milioni (che però nel 2021 percepiva 6,41 milioni), l’ad di Generali Philippe Donnet con 5,5 milioni (dai 4,5 milioni dell’anno prima), Carlo Messina, ad e direttore generale di Intesa Sanpaolo con 4,55 milioni (4,19 milioni nel 2021) e il numero uno di Unicredit Andrea Orcel con 3,54 milioni (da 1,88 milioni nel 2021).
Quanto ad Orcel, va però aggiunto che a fine marzo l’assemblea di Unicredit ha dato il via libera alla nuova politica di remunerazione che riguarda 935 top manager del gruppo: il compenso di Andrea Orcel sarà così di 9,75 milioni tra fisso e variabile se supererà nel 2023 i target (approfondimento al link).
Anaisti positivi nonostante le meno vendite.
+2,9% in Borsa con azioni a 13,65 euro l’una nel 2022 (ora 13,80).
Stellantis termina il 2022 con il freno a mano tirato, ma in Borsa il titolo sale.
Dopo aver chiuso la prima seduta dell’anno in cima al listino di Piazza Affari , in rialzo del 2,9% a 13,65 euro, l’azione si conferma tonica anche nella seconda giornata di negoziazioni, rinvigorita dal giudizio degli analisti.
Nonostante a dicembre le immatricolazioni in Italia e in Francia abbiano sottoperformato il mercato, Equita ritiene che il gruppo riuscirà a rispettare la guidance e conferma il giudizio positivo sull’azione. Alle 13:30 del 3 gennaio Stellantis avanza dell’1% a 13,8 euro.
Lunedì 2, a mercati chiusi, Promotor ha comunicato i dati sull’andamento delle immatricolazioni a dicembre.
Il gruppo guidato da Carlos Tavares, come riporta Milano Finanza, ha chiuso il 2022 immatricolando in Italia 461.178 auto, in calo del 15,9% rispetto all’anno precedente, mentre nel solo mese di dicembre le immatricolazioni del gruppo sono state 32.420 in rialzo del 2,3% rispetto allo stesso mese del 2021. In entrambi i casi il gruppo Stellantis ha sottoperformato il mercato. Le immatricolazioni complessive a dicembre in Italia hanno evidenziato una crescita del 21% anno su anno, mentre la flessione del 2022 è stata pari al 9,69%.
Secondo Equita, dietro la debole performance del gruppo a dicembre c’è ancora la carenza di componenti su cui Stellantis “non ha mai nascosto di essere più pessimista di altri concorrenti”.
In attesa dei numeri del mercato statunitense, gli analisti della Sim ritengono che i dati europei non mettano a repentaglio il rispetto dalla guidance 2022 – margine operativo adjusted a doppia cifra e free cash flow industriale positivo – e confermano il target price sul titolo a 19 euro e il rating buy.
Anche Banca Akros (raccomandazione neutral e prezzo obiettivo a 15 euro) accende il faro sugli “importanti dati” del mercato auto nel “quarto trimestre 2022 in Nord America”.
L’ufficio studi di Intesa Sanpaolo vede nel leggero rialzo di dicembre, “in linea con il trend dei quattro mesi precedenti”, un segnale di resilienza del mercato italiano e conferma la raccomandazione buy e il prezzo obiettivo a 16,6 euro sull’azione.
Per quanto riguarda l’intero settore, gli analisti non sono particolarmente sorpresi dall’aumento a doppia cifra tenuto conto “della base di confronto molto favorevole con dicembre 2021, quando il mercato auto italiano era sceso del 27,5%”.
-40% negli ultimi 3 mesi.
Il mercato europeo invece segna un +7,9%: traina la Germania.
Il cumulato resta un disastro, ma il trend leggermente migliora.
A settembre il mercato europeo dell’auto (i 27 paesi UE, UK e Efta) è cresciuto del 7,9% e sul tema sono intervenuti sia Tavares che Macron (approfondimento al link).
Sono state consegnate 1.049.926 vetture rispetto alle 972.843 dello stesso mese dello scorso anno.
Nei primi tre trimestri, invece, il quadro rimane negativo e mancano all’appello quasi un milione di auto (890.000 unità): nei primi 9 mesi del 2021 erano stati immatricolati 9.162.177 esemplari, nel 2022 la cifra è scesa a 8.271.115 (-9,7%).
Alcuni giorni fa il presidente dell’Acea (ed anche della BMW) Oliver Zipse ha anticipato che la “ripresina” continuerà pure nel trimestre finale del 2022 e l’esercizio dovrebbe chiudere più o meno in pareggio (-1%). Tutti e cinque i principali mercati hanno un segno positivo, ma l’andatura è diversa.
Questa volta guida la Germania (+14,1%), seguita dalla Spagna (+12,7%) e la Francia (+5,5%); l’Italia, con il +5,4%, precede soltanto il Regno Unito (+4,6%).
Come riporta “Il Messaggero”, noi siamo invece i peggiori nei nove mesi con un -16,3%, davanti a Parigi, Londra, Madrid e Berlino.
Il panorama cambia drasticamente guardando i numeri dei veicoli ecologici dove il Belpaese ha risultati imbarazzanti, in controtendenza rispetto agli altri.
A lume di naso, sembra che siamo decisamente deficitari nel processo di riduzione delle emissioni.
La locomotiva in fuga è la Germania che, nell’ultimo mese, ha raggiunto un terzo del mercato con le vetture ricaricabili (elettriche più plug-in, totale 32,3%), seguono Francia (24,2%) e Gran Bretagna (22,4%) intorno ad un quarto del totale. La Spagna è almeno in doppia cifra (11,1%) e precede l’Italia con un misero 8,5% (meno di un decimo del totale).
La performance più disarmante, però, è in relazione ai modelli solo a batteria: negli altri 4 principali mercati le auto elettriche (BEV) sono passate dal 9,2% al 12,7%, la Penisola è crollata dal 4% al 3,6%. Le associazioni di categoria, Unrae in testa, puntano il dito sulla rete di ricarica decisamente inadeguata, ma c’è dell’altro per riportare un risultato tanto insufficiente.
In Italia ci sono solo 6,1 punti di ricarica ogni cento chilometri rispetto alla media continentale che è di 8,2. In questa graduatoria siamo al 14° posto, in scia al Portogallo.
C’è da dire che nell’ultimo trimestre i punti di ricarica sono aumentati di duemila unità ed ora sfiorano i 33.000.
Rimane una grande differenza fra Nord, dove c’è quasi il 60% delle colonnine, e il Sud, dove a stento si raggiunge il 20%.
Secondo un’analisi di Quintegia da luglio a settembre la vendita di auto ad emissioni zero è crollato addirittura del 40%.
A livello di costruttori a settembre è cresciuto di più il Gruppo Volkswagen che, con oltre il +20%, è passato da poco più di 200mila a quasi 250mila unità vendute.