Chi sono i manager più pagati in Italia?

La Borsa crolla del 12%, i loro stipendi aumentano del 14%.
Da Tavares (Stellantis) a Orcel (Unicredit), ecco la lista.

Nel 2022, anno in cui il Ftse Mib è sceso del 12%, le retribuzioni dei manager delle quaranta società quotate sull’indice di Piazza Affari sono aumentate del 14%.

Battendo pure l’inflazione, che è stata del +8,1%.

A stilare la classifica è il quotidiano finanziario Milano Finanza, poi ripreso anche da Il Corriere della Sera, che rileva anche come, al pari di quanto avviene negli Stati Uniti, si stia allargando la forbice rispetto agli stipendi dei dipendenti.

In vetta alla classifica dei più pagati c’è Carlos Tavares, numero uno di Stellantis, con 23,45 milioni (contro i 19,15 milioni percepiti nel 2021).

Al secondo posto, tra i più pagati, c’è Scott Wine, amministratore delegato di Cnh, con 11,43 milioni di dollari (dagli 8,71 milioni del 2021).

A seguire, il presidente di Stellantis, John Elkann, che raggiunge quota 11,25 milioni accorpando anche i compensi ricevuti da Exor.

Nel settore banche e assicurazioni spiccano il presidente di Unipol, Carlo Cimbri, con 6,08 milioni (che però nel 2021 percepiva 6,41 milioni), l’ad di Generali Philippe Donnet con 5,5 milioni (dai 4,5 milioni dell’anno prima), Carlo Messina, ad e direttore generale di Intesa Sanpaolo con 4,55 milioni (4,19 milioni nel 2021) e il numero uno di Unicredit Andrea Orcel con 3,54 milioni (da 1,88 milioni nel 2021).

Quanto ad Orcel, va però aggiunto che a fine marzo l’assemblea di Unicredit ha dato il via libera alla nuova politica di remunerazione che riguarda 935 top manager del gruppo: il compenso di Andrea Orcel sarà così di 9,75 milioni tra fisso e variabile se supererà nel 2023 i target (approfondimento al link).

Cnh Industrial: addio a Piazza Affari

Listing solo sul NYSE.
Il single listing sarà attivo dal 2024.

Era nell’aria da qualche tempo, ora è diventato ufficiale: Cnh Industrial annuncia il delisting da Borsa italiana.

Il comunicato della società che oggi ha presentato i dati finanziari relativi al quarto trimestre del 2022 e all’intero anno , come riporta Il Sole 24 Ore, è stato il seguente:

Il management e il Consiglio di Amministrazione della Società hanno concluso che i suoi azionisti potranno trarre maggiori benefici dal listing sul solo NYSE”.

La decisione di quotare Cnh Industrial in Italia, a Milano, e sulla Borsa americana risale al 2013, anno della fusione con Fiat Industrial Spa.

La struttura finanziaria del Gruppo controllata dalla Exor, guidata da John Elkann, è strutturalmente cambiata dopo lo scorporo delle attività On-Highway e la quotazione a Milano, un anno fa, di Iveco Group.

Dopo lo spin-off, “la maggioranza degli scambi sul titolo CNH Industrial si è progressivamente spostata sul NYSE, evidenziando che la quotazione sui mercati Usa è più in linea con il nuovo profilo di business della Società e con la sua base di investitori”, spiega la società.

Concentrare le negoziazioni in un unico mercato consentirà, questo l’obiettivo che il Gruppo guidato dal ceo Scott Wine si pone, “di migliorare la liquidità del titolo e di porre maggiore attenzione verso gli investitori, semplificando ulteriormente l’assetto della Società e i requisiti regolamentari.

Il single listing sarà definito entro l’inizio del 2024.

Cnh Industrial, nella veste di operatore “puro” nel settore agricolo e Construction, ha registrato l’anno scorso ricavi consolidati pari a 23,5 miliardi di dollari (+20,8% rispetto all’anno precedente, +24% a valuta costante), con un utile netto di 2,039 miliardi, in risultato diluito per azione Adjusted pari a 1,46 dollari e un EBIT Adjusted delle Attività Industriali di 2,4 miliardi.

Il Gruppo prevede per il 2023 ricavi dalle attività industriali in rialzo tra il 6% e il 10%, come annunciato nel corso della presentazione dei dati finanziari.

Il cda inoltre ha proposto un dividendo annuo per azione pari a 0,36 euro.