L’avanzata dei talebani dopo il ritiro delle truppe NATO è stata fulminea. Tanto che si è fatto evacuare i diplomatici in brevissimo tempo e che già si parla di Narco-Stato, addirittura il più grande al mondo, che pronto a produrre il 90% dell’oppio illegale mondiale (approfondimento al link).
Le scene di guerriglia lasciano senza fiato, con civili che si aggrappano disperati agli aerei dei Paesi NATO tornati in Afghanistan per recuperare i proprio diplomatici ed i propri cittadini.
I talebani hanno preso il controllo di Kabul e comandano ormai tutto il Paese, dichiarando di essere pronti ad instaurare un Emirato islamico.
Da Kabul arrivano grida d’aiuto con allarmi come “è partita la caccia ai cristiani” e “i talebani vengono a prenderci porta per porta”.
L’Onu ha chiesto l’immediata cessazione di tutte le ostilità e l’istituzione, attraverso negoziati, di un nuovo governo che sia unito, inclusivo e rappresentativo, anche con la partecipazione piena, equa e significativa delle donne, sottolineando che devono essere garantite la continuità istituzionale e il rispetto degli obblighi internazionali dell’Afghanistan.
Biden, ormai attaccato anche dai Democratici, scarica la colpa su Trump, in quanto il ritiro delle truppe era stato deciso dalla sua amministrazione.
La Merkel ritiene che “abbiamo sbagliato tutti” ed il suo aspirante successore cristiano-democratico alla Cancelleria, Armin Laschet, dice che è “la peggiore disfatta per la Nato dalla sua fondazione”, mentre Johnson e Macron chiedono un G7 d’urgenza.
Nel corso del Consiglio di Sicurezza straordinario che si è tenuto ieri a Palazzo di Vetro per iniziativa di Norvegia ed Estonia, il rappresentante di Londra è stato il più esplicito nel marcare le distanze da Washington. Mentre l’ambasciatrice americana già parlava a nome di una potenza che non intende più avere un ruolo sul terreno in Afghanistan, quello britannico ha usato un linguaggio diretto e concreto: in Afghanistan è in corso una tragedia di cui siamo corresponsabili e non dobbiamo offrire ai talebani, che non mantengono mai le promesse che fanno, il riconoscimento ufficiale che non meritano.
Di Maio, in vacanza, non si ancora espresso sulla questione. Il premier Draghi, invece, dice che l’Italia sta lavorando con l’Ue per la soluzione umanitaria.
In una nota, Silvio Berlusconi ha definito l’accaduto come “20 anni di sacrifici vanificati da un disimpiego frettoloso”.
La questione è sempre la stessa: è corretto lasciare ad ogni Stato la propria gestione interna, o bisogna intervenire su un territorio di non proprietà in difesa dei civili che non vogliono vivere in quelle condizioni?
Il Jerusalem Post, ripreso da Il sole 24 Ore, ricorda che “ovunque gli Usa siano intervenuti, in generale i Paesi sono diventati caotici, poveri, dei disastri hobbesiani“: Libano, Iraq, Siria, Afghanistan, Somalia, Haiti, Panama.
Due cose principali vanno segnalate in questo momento : la prima la enorme incapacità degli Stati Uniti di occuparsi di politica estera che ha portato solo povertà e governi illegittimi in tutto il mondo ; l’inutilità delle dichiarazioni di tuti i politici europei sulla crisi considerando che la loro possibilità di agire in questa situazione è praticamente nulla
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