Aereo da ricognizione tedesco attaccato con un laser da una fregata cinese

L’incidente è accaduto nel Mar Rosso al largo delle coste dello Yemen.
Il Ministro degli Esteri tedesco convoca l’ambasciatore cinese a Berlino.

Un Beechcraft 350 ISR della Bundeswehr, impegnato nella missione UE Aspides nel Mar Rosso per proteggere la navigazione civile dagli attacchi dei ribelli Houthi, è stato apparentemente preso di mira con un laser da una fregata cinese al largo delle coste dello Yemen.

Il Ministero degli Esteri tedesco, come riporta Der Spiegel, ha definito l’incidente “del tutto inaccettabile” per la minaccia al personale tedesco e l’interferenza con la missione, convocando l’ambasciatore cinese a Berlino.

La missione Aspides, che coinvolge fino a 700 militari tedeschi, mira a salvaguardare una rotta commerciale cruciale dagli attacchi Houthi, intensificati dall’inizio del conflitto a Gaza.

Pare che la Cina abbia voluto mandare un segnale molto chiaro all’Occidente.

I Paesi più corrotti del Mondo nel 2025

Ecco la classifica dei primi 30.
In totale sono stati analizzati 100 Stati.

La corruzione ha un impatto può essere devastante e non riguarda solo i corridoi del potere, ma arriva in profondità nella vita quotidiana dei cittadini comuni.

Dai vivaci mercati del Guatemala ai campi ricchi di petrolio della Nigeria, la corruzione condiziona le sorti delle nazioni e i destini dei loro popoli.

L’Indice di percezione della corruzione (CPI), uno strumento utilizzato per misurare i livelli percepiti di corruzione nel settore pubblico, serve a ricordare le sfide che attendono molti paesi.

Secondo il sito web di Transparency International, il CPI valuta i paesi su una scala da 0 a 100, dove 0 è “altamente corrotto” e 100 è “molto pulito”.

Ecco, dunque, la classifica come riporta StarsInsider:

31 – Repubblica Centrafricana (Punteggio CPI: 24): Con un punteggio CPI di 24, la Repubblica Centrafricana si trova di fronte a sfide scoraggianti, dove la corruzione esaspera le lotte di una delle popolazioni più povere del mondo, ostacolando gli sforzi verso la stabilità e la giustizia.

30 – Iran (Punteggio CPI: 24): L’Iran si posiziona male nell’Indice di percezione della corruzione, indicando un alto livello di corruzione percepita, con un punteggio di 24. Il governo iraniano utilizza la corruzione per mantenere il controllo: i leader governativi, militari e religiosi lavorano insieme per creare opportunità di favoritismi e benefici finanziari per coloro che sono fedeli ai leader. Questo sistema è profondamente radicato nella politica iraniana, il che lo rende difficile da eliminare.

29 – Libano (Punteggio CPI: 24): Il punteggio CPI del Libano, pari a 24, riflette una crisi in cui la politica e le banche si scontrano con la corruzione, portando all’instabilità economica e ai disordini sociali, con un impatto profondo sui mezzi di sussistenza e sul futuro del popolo libanese.

28 – Zimbabwe (Punteggio CPI: 24): La storia dello Zimbabwe è caratterizzata da un grande potenziale minato, purtroppo, dalla corruzione, con un punteggio CPI pari a 24. Le confische di terre e le sfide economiche dipingono un quadro complesso di resilienza e lotta per i cittadini.

27 – Azerbaigian (Punteggio CPI: 23): L’Azerbaigian, a cavallo tra l’Europa e l’Asia, deve fare i conti con la corruzione, con un punteggio CPI pari a 23. Le accuse di accumulo di ricchezza da parte delle famiglie al potere contrastano con le aspirazioni della popolazione a una governance equal.

26 – Guatemala (Punteggio CPI: 23): Il Guatemala, noto per la sua vibrante cultura e le sue bellezze naturali, deve fare i conti con un punteggio CPI pari a 23. La corruzione soffoca il progresso, incidendo sulla governance ed erodendo la fiducia all’interno della più grande economia dell’America Centrale.

25 – Honduras (Punteggio CPI: 23): L’Honduras, con il suo punteggio pari a 23, mostra l’impatto della corruzione sul tessuto di una nazione, erodendo la fiducia nelle istituzioni e riducendo le prospettive economiche di questo Paese centroamericano.

24 –  Iraq (Punteggio CPI: 23): Il ricco patrimonio culturale e le riserve petrolifere dell’Iraq sono inficiate da un punteggio CPI di 23, dove la corruzione ostacola gli sforzi di ricostruzione e la capacità di governo, compromettendo profondamente il percorso verso la stabilità e la prosperità.

23 – Cambogia (Punteggio CPI: 22): Le strade animate e la ricca storia della Cambogia contrastano nettamente con il punteggio di 22 dell’indice CPI, che evidenzia una corruzione profondamente radicata che influisce sullo sviluppo sociale ed economico, mettendo a dura prova la resistenza della popolazione.

22 – Congo (Punteggio CPI: 22): La Repubblica del Congo, con un punteggio CPI di 22, mostra una nazione sotto la stretta morsa di un regime che dura da tempo. Le accuse di ricchezza accumulata contrastano nettamente con la realtà quotidiana della popolazione.

21 – Guinea-Bissau (Punteggio CPI: 22): Il punteggio della Guinea-Bissau è indice di un paese che lotta contro la corruzione a tutti i livelli. Con un PIL pro capite tra i più bassi al mondo, la posta in gioco nella lotta alla corruzione è alta.

20 – Eritrea (Punteggio CPI: 21): In Eritrea, un punteggio di 21 indica problemi profondamente radicati. Nonostante le dimensioni ridotte, l’impatto della corruzione è massiccio, con ripercussioni su tutto, dai diritti umani alla libertà di espressione.

19 – Afghanistan (Punteggio CPI: 20): Con un punteggio di 20, l’Afghanistan è tra i Paesi più corrotti a causa dell’instabilità politica, della debolezza della governance, del conflitto in corso e del traffico di droga.

18 – Burundi (Punteggio CPI: 20): Con un punteggio CPI di 20, il Burundi deve affrontare ostacoli significativi. Le difficoltà economiche del Paese sono aggravate dalla corruzione, che rende difficile la prosperità delle imprese e il progresso della società.

17 – Ciad (Punteggio CPI: 20): Le sfide del Ciad si riflettono nel suo punteggio CPI. Tra disordini civili e problemi di governance, la corruzione rimane un ostacolo critico allo sviluppo e alla pace.

16 – Comore (Punteggio CPI: 20): Le Comore, con i suoi paesaggi pittoreschi, devono fare i conti con un punteggio di 20 per quanto riguarda la corruzione. Gli scandali di questa nazione, tra cui la vendita di passaporti, sottolineano quanto i corrotti siano disposti a fare.

15 – Repubblica Democratica del Congo (Punteggio CPI: 20): Ricca di minerali ma afflitta dalla corruzione, il punteggio dell’indice CPI della RDC, pari a 20, evidenzia il paradosso fra l’immensa ricchezza sotto terra e le dure difficoltà al di sopra di essa.

14 – Myanmar (Punteggio CPI: 23): I paesaggi mozzafiato del Myanmar sono contrastati da un punteggio CPI di 23. La lotta alla corruzione soffoca la democrazia e lo sviluppo economico, incidendo sulla speranza di un futuro migliore della popolazione. La corruzione del Paese soffoca la democrazia e lo sviluppo economico, incidendo sulla speranza di un futuro migliore da parte della sua variegata popolazione.

13 –  Sudan (Punteggio CPI: 22): Il punteggio CPI del Sudan, pari a 22, rivela un panorama in cui tangenti e false dichiarazioni finanziarie ostacolano il progresso. La volontà di stabilità della nazione è spesso ostacolata da queste sfide.

12 – Tagikistan (Punteggio CPI: 20): I paesaggi maestosi del Tagikistan sono oscurati da un punteggio CPI di 20, indice di una corruzione diffusa che ostacola la crescita economica e la governance, incidendo sulle prospettive e sul benessere dei cittadini.

11 – Libia (Punteggio CPI: 18): La continua instabilità politica della Libia con un punteggio CPI di 18 evidenzia la complessa relazione tra governance, corruzione e benessere sociale in un Paese ricco di risorse naturali.

10 – Turkmenistan (Punteggio CPI: 18): La storia di corruzione del Turkmenistan, che si riflette nel suo punteggio, non coinvolge solo il settore pubblico, ma si insinua nella vita quotidiana, influenzando il modo in cui le persone interagiscono con il governo e tra di loro.

9 – Guinea Equatoriale (Punteggio CPI: 17): Nonostante la ricchezza derivante dalle riserve petrolifere, la Guinea Equatoriale deve fare i conti con un punteggio del CPI pari a 17. Le ricchezze della nazione sono prosciugate dalla corruzione, che influisce sulla stabilità economica e sulle prospettive di crescita.

8 – Haiti (Punteggio CPI: 17): Haiti, con un punteggio CPI di 17, racconta una storia di resilienza in mezzo alle avversità. La corruzione qui non riguarda solo i reati finanziari, ma anche i giochi di potere che ostacolano la ripresa e lo sviluppo della nazione.

7 – Nicaragua (Punteggio CPI: 17): In Nicaragua, un punteggio CPI pari a 17 delinea un quadro di corruzione diffusa, che si estende dalle strade fino al palazzo presidenziale, incidendo sulla governance e sulla fiducia del Paese.

6 – Corea del Nord (Punteggio CPI: 17): Il regime impenetrabile della Corea del Nord si riflette nel suo punteggio CPI di 17. L’isolamento del Paese aggrava le sfide della corruzione, influenzando il modo in cui interagisce con il resto del mondo.

5 – Yemen (Punteggio CPI: 16): Il punteggio pari a 16 dell’indice CPI evidenzia le terribili conseguenze della corruzione, in particolare in una nazione già dilaniata dalla guerra civile e dalle crisi umanitarie, sottolineando l’urgente necessità di riforme della gestione pubblica.

4 – Venezuela (Punteggio CPI: 13): Le difficoltà del Venezuela sono amplificate dal punteggio del CPI, che è pari a 13. Nonostante abbia le più grandi riserve di petrolio al mondo, la corruzione ha portato al caos economico, influenzando ogni aspetto della vita venezuelana.

3 – Sud Sudan (Punteggio CPI: 13): Essendo uno dei Paesi più recenti del mondo, il punteggio di 13 dell’IPC del Sud Sudan sottolinea la sfida imperante di costruire delle istituzioni di una nuova nazione sotto l’ombra della corruzione.

2 – Siria (Punteggio CPI: 13): Il conflitto in corso in Siria e un punteggio CPI di 13 illustrano l’impatto devastante della corruzione sul tessuto sociale di un paese, aggravando le difficoltà della popolazione.

1 – Somalia (Punteggio CPI: 11): In cima alla lista, con un punteggio CPI di 11, i gravi problemi di corruzione della Somalia evidenziano la necessità assoluta di un cambiamento sistemico per promuovere la stabilità e la prosperità.

Quanto all’Italia, per fortuna non è entrata nella Top 30 dei Paesi più corrotti: ha ottenuto 54 punti e si è piazzata al 56° posto su 100 Paesi analizzati.

Israele-Iran, Teheran: apriremo le porte dell’inferno

581esimo giorno di guerra in Medioriente.
Scambio di minacce e di attacchi tra Israele, Hamas, Iran, Siria, Yemen e Libano.

La guerra in Medioriente tra Israele e Hamas e che coinvolge Libano, Siria, Iran e Yemen, è giunta al giorno 581.

Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha minacciato di fare ai leader di Teheran ciò che è stato “fatto ad Hamas a Gaza“, dopo l’attacco dei ribelli Houthi yemeniti, alleati dell’Iran, all’aeroporto di Tel Aviv.

Come riporta Tgcom24, il comandante delle Guardie della rivoluzione iraniana, Hossein Salami ha a sua volta minacciato di “aprire le porte dell’inferno” in caso di attacco da parte degli Stati Uniti o di Israele, nel contesto delle crescenti tensioni tra i due Paesi alleati e la Repubblica islamica.

Nella Striscia di Gaza, almeno cinque persone sono morte e diverse sono rimaste ferite per un attacco dell’esercito di Tel Aviv nel nord, nei pressi di una scuola.

Un altro morto nel sud dell’enclave, mentre il corpo di un bambino è stato rinvenuto in un campo profughi.

Bialetti venduta ai cinesi

Altro storico marchio made in Italy che passa di mano.
Ecco le origine della parola Moka e del logo (l’omino coi baffi).

Un altro simbolo del made in Italy passa di mano. Stavolta a cambiare bandiera è la Bialetti, simbolo italiano del caffè.

NUO Octagon ha sottoscritto due contratti di compravendita per l’acquisto complessivamente del 78,56% del capitale di Bialetti. A seguito del closing, spiega una nota, scatterà un’Opa obbligatoria sulle restanti azioni.

Il valore implicito dell’acquisto delle partecipazioni in Bialetti risultato non inferiore a 42.634.000 euro conseguentemente il corrispettivo dell’Opa sarebbe non inferiore a 0,467 euro per azione.

Anche dopo il closing, il Gruppo beneficerà dell’apporto manageriale di Egidio Cozzi in qualità di amministratore delegato in continuità con la precedente gestione. Lo stesso, come riporta Agi, ha dichiarato quanto di seguito:

Oggi Bialetti è un’azienda più solida, forte di una visione strategica chiara e di un marchio riconosciuto a livello globale. Questo traguardo è il risultato di un impegno costante, della determinazione del nostro team e della fiducia riposta in noi dagli stakeholder. Con l’ingresso di NUO si apre un nuovo capitolo, ricco di opportunità: continueremo a investire in innovazione, internazionalizzazione e autenticità, mantenendo sempre al centro la passione per il caffè e l’eccellenza del made in Italy“.

Sul tema è intervenuto anche Francesco Ranzoni, presidente del Consiglio di amministrazione di Bialetti Industrie:

Ho acquistato questo meraviglioso marchio più di 30 anni fa. Bialetti oggi è una realtà internazionale con un grande potenziale. In questi anni abbiamo attraversato momenti storici complessi, ma con passione, dedizione e spirito di squadra siamo sempre riusciti a guardare avanti e a far crescere l’azienda. L’ingresso di Nuo rappresenta ora una leva strategica per rafforzare ulteriormente il brand e consolidarne il posizionamento sui mercati esteri“.

Nel 1933, Alfonso Bialetti dà vita alla Moka Express: rivoluzionerà il modo di preparare il caffè a casa, accompagnando il risveglio di generazioni di italiani e facendo dell’azienda, grazie anche all’ambizione del figlio Renato, uno dei principali produttori italiani. Il nome? Deriva dalla città di Mokha nello Yemen, una delle prime e più rinomate aree di produzione del caffè.

A rendere iconica la Moka trasformando Bialetti in un brand di successo è anche “l’omino con i baffi” nato dalla matita di Paul Campani, che dopo aver accompagnato generazioni nel “Carosello” oggi è presente su tutti i prodotti dell’azienda.

I 10 Paesi più pericolosi al mondo

Se dovete viaggiare solo per piacere, forse è meglio evitare queste destinazioni.
Ecco la lista basata sulle attuali situazioni.

Viaggiare è sicuramente meraviglioso, ma non sempre è esente da rischi.

Ecco, infatti, secondo Insider Post, le 10 nazioni più pericolose al mondo e che, per diversi motivi (conflitti civili, guerre, instabilità governative, criminalità. eccetera) è forse meglio evitare in caso di viaggi a scopo puramente turistico, almeno per il momento:

  • Afghanistan
  • Repubblica Centrafricana
  • Iraq
  • Libia
  • Somalia
  • Sudan del Sud
  • Sudan
  • Siria
  • Ucraina
  • Yemen