Quando Mattarella chiedeva l’intervento di Putin in Ucraina

Nel 2017 il PdR invitava la Russia ad intervenire per il cessate il fuoco.
Si appellava agli accordi di Minsk che oggi dimentica.

Da bianco a nero nel giro di poco tempo.

Questo è il passaggio della posizione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che oggi condanna fermamente Putin di aver invaso l’Ucraina, ma nel 2017 lo invitava ad intervenire (insieme agli altri attori politici) per un cessate il fuoco in Ucraina, dove il governo ucraino bombardava ripetutamente i territori del Donbas.

Nel farlo, Mattarella parla espressamente degli accordi di Minsk (approfondimento al link), gli stessi che sono stati violati per diversi anni da parte dell’Ucraina e che hanno portato la Russia ad accogliere la richiesta ufficiale di aiuto partita dal Donbas, decidendo di intervenire.

Il video è facilmente reperibile in rete e condiviso da diverse fonti (qui una sintesi focalizzata – un minuto di video che potete trovare anche in fondo all’articolo).

Oggi, invece, sembrano tutti essersi scordati dei due protocolli firmati (appunto gli accordi di Minsk I e Minsk II) anche in presenza dell’OSCE, indicando Putin come unico colpevole.

Ucraina: nessun negoziato se Russia fa referendum

Zelensky: non daremo niente di nostro.
Ucraina sollecita intervento internazionale ma non dichiara guerra alla Russia: ecco perché.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha avvertito domenica sera la Russia che se terrà dei referendum per annettere i territori ucraini occupati “chiuderà a se stessa” ogni possibilità di negoziazione con l’Ucraina e la comunità internazionale.

Più precisamente, come riporta “News 360”, in un messaggio quotidiano alla popolazione il premier ucraino avrebbe dichiarato quanto di seguito:

Se gli occupanti seguiranno la strada di questi pseudo-referendum, chiuderanno per loro stessi ogni possibilità di negoziazione con l’Ucraina e con il mondo libero, di cui la parte russa avrà sicuramente bisogno a un certo punto“.

Zelensky ha ribadito che la posizione ucraina “rimane la stessa di prima“. “Non daremo nulla di nostro“, ha detto, riferendosi alla possibilità che l’Ucraina ceda parte del suo territorio alla Russia per porre fine alla guerra.

Il presidente ucraino ha anche assicurato che “tutti coloro che aiutano gli occupanti” a tenere queste votazioni “risponderanno all’Ucraina“:

Ogni settimana si moltiplicano le notizie secondo cui gli occupanti si stanno preparando a pseudo-referendum nelle aree che occupano nel sud del nostro Paese. Voglio dire una cosa molto semplice: tutti coloro che aiutano in qualche modo gli occupanti a realizzare il loro intento saranno ritenuti responsabili. Risponderanno all’Ucraina“.

Zelensky ha anche chiesto una risposta occidentale agli “attacchi russi” alla centrale nucleare di Zaporiyia, la più grande d’Europa, sostenendo che le radiazioni di un eventuale incidente nucleare potrebbero diffondersi in tutto il continente:

Non c’è nazione al mondo che possa sentirsi al sicuro quando uno Stato terrorista spara su una centrale nucleare. Dio non voglia, ma potrebbe accadere qualcosa di irreparabile, e nessuno fermerà il vento che diffonderà la contaminazione radioattiva. Pertanto, è necessaria una risposta di principio da parte della comunità internazionale a questi attacchi russi alla centrale nucleare di Zaporiyia“.

Quanto al tema di una guerra nucleare e, quindi, anche in merito agli attacchi alle centrali nucleari, Putin era già intervenuto dicendo che in questo caso “non ci sarebbero stati vincitori” (approfondimento al link).

In merito al referendum, invece, questo era già stato effettuato in passato, con i territori interessati che avevano votato per aderire alla Russia.

Lascia invece un po’ sorpresi il fatto che il leader ucraino continui a chiedere l’intervento internazionale nel contrastare Putin quando l’Ucraina stessa non ha ancora dichiarato guerra alla Russia, perché diversamente dovrebbe rinunciare agli incassi derivanti dal passaggio del gas sul proprio suolo.

Mosca: nuove basi militari in risposta ad allargamento Nato

Kiev: “siamo nella fase più sanguinosa”.
Draghi: da Putin solo risposte negative alle richieste di pace. È vero?

La guerra in Ucraina entra nel suo 86esimo giorno, con l’offensiva russa che prosegue la sua corsa. Mosca annuncia che risponderà con nuove basi militari all’allargamento dell’Alleanza Atlantica, mentre Zelensky accusa Mosca di aver trasformato la regione del Donbass in un “inferno” e rende noto che nella notte le truppe del Cremlino hanno colpito il villaggio di Desna (vicino al confine con la Bielorussia) provocando “molti morti“.

Come riporta “Tgcom24”, secondo l’intelligence ucraina, la Russia “mobilita tutti, anche i disabili”. Draghi dice che da Putin ha avuto solo “risposte negative” alle sue richieste di pace e di cessate il fuoco, ma dal Cremlino arriva qualche segnale di apertura.

Il più significativo riguarda il primo colloquio dall’inizio dell’invasione tra il suo capo di Stato maggiore, il generale Valery Gerasimov, e l’omologo americano Mark Milley. E c’è anche una disponibilità a riprendere i negoziati con Kiev.

Al contrario, però, va segnalato che Russia ed Ucraina si sono già sedute al tavole delle trattative più di una volta (sia in Bielorussia che in Turchia) e proprio quando si pareva essere vicini ad un accordo che portasse al cessate il fuoco, è intervenuta la Nato imponendo all’Ucraina di non firmare i concordati di pace e di proseguire nel conflitto, inviando ulteriori aiuti economici e militari.

Corte internazionale Giustizia: stop operazioni russe

Ordinato lo stop delle operazioni militari in Ucraina.
Richiesta anche la garanzia per le forze controllate o appoggiate.

La Corte internazionale di Giustizia ha ordinato alla Russia di cessare le operazioni militari in Ucraina.

Non solo. è stata chiesta anche la garanzia che le altre forze controllate o appoggiate da Mosca non continuino l’operazione militare iniziata il 24 febbraio 2022 dopo che il Donbas aveva lanciata la richiesta ufficiale di aiuto alla Russia a causa dei bombardamenti da parte dell’esercito ucraino.

Come riporta “Reuters”, nella sentenza si legge quanto di seguito:

La Federazione russa deve sospendere immediatamente le operazioni militari avviate il 24 febbraio 2022 nel territorio dell’Ucraina“.

La Russia ha la bomba termobarica più potente al mondo

Putin ordina l’allerta per il sistema difensivo nucleare.
“Tutto ciò che è vivo, semplicemente evapora”.

Stando a quanto sostiene Putin, tenta di dialogare con l’occidente da circa 15 anni ottenendo come risposta solo ulteriori provocazioni.

Da 7 anni l’Ucraina bombarda il Donbas infrangendo gli accordi di Minsk e nessuno è mai intervenuto, anzi la NATO ha continuamente inviato aiuti economici e militari a Kiev (che non fa parte né della NATO né dell’Ue). L’ultimo attacco al Donbas è stato proprio quello che ha fatto scattare l’attuale reazione della Russia.

Includendo l’Ucraina nella NATO, gli Usa avrebbero la possibilità di piazzare i missili fuori dalla porta di casa sia della Russia che della Cina; insomma, un po’ come se la Russia avesse rifornito di armi Cuba che era sotto embargo da parte degli Usa o avesse spostato le proprie truppe in Messico al confine con gli Stati Uniti: figuratevi cosa sarebbe successo.

Putin, infine, aveva avvisato che chiunque avesse interferito nella situazione tra Russia ed Ucraina avrebbe avuto conseguenze mai viste prima. La risposta della NATO e dell’Ue sono state l’aumento degli aiuti economici e militari a Kiev.

Per questo motivo il presidente russo ha messo in allerta il sistema difensivo nucleare.

Ma non è tutto. Come riporta “Quotidiano.net”, infatti, Putin è in possesso della carta FOAB, “Father of All Bombs” (“padre di tutte le bombe”), o in russo AVBPM, cioè la bomba termobarica più potente al mondo.

La terribile “Aviation Thermobaric Bomb of Increased Power” ha una potenza pari a 44 tonnellate di TNT, che raggiunge con circa 7 tonnellate di un nuovo tipo di esplosivo ad alto potenziale. E’ stata testata l’11 settembre 2007, venendo sganciata da un bombardiere strategico Tupolev Tu-160. Gli effetti sono devastanti: l’esplosione ha distrutto tutto nel raggio di 300 metri, cosa che la rende l’ordigno non nucleare più potente sulla terra.

La AVBPM (“Aviatsionnaya vakuumnaya bomba povyshennoy moshchnosti” traducibile in “Bomba aeromobile di elevata potenza che crea il vuoto“), è stata la risposta russa all’americana MOAB, “Mother Of All Bombs” (“madre di tutte le bombe”), pensata per sostituire diversi tipi di bombe nucleari di piccola taglia o per ottenere effetti simili, ma senza radioattività.

La statunitense “GBU-43 Massive Ordnance Air Blast bomb” però assicura una potenza pari a 11 tonnellate di TNT, quattro volte meno potente della versione russa. Testata nel 2003, è stata utilizzata dagli Stati Uniti la prima volta in Afghanistan nel 2017 per colpire una base dell’Isis nella provincia di Nangarhar.

La micidialità della FOAB è dovuta alla devastante esplosione i cui gas provocano un vuoto che disintegra tutto. Il generale russo Alexander Rukshin disse: “Tutto ciò che è vivo semplicemente evapora”.