Ue valuta carbon tax su riscaldamento e benzina

La Commissione europea cerca vie per finanziare il prossimo bilancio europeo.
Le nuove imposte dovrebbero entrare in vigore dal 2027.

La Commissione europea valuta una tassa sul carbonio nel riscaldamento domestico e la benzina per finanziare il prossimo Bilancio europeo.

A riportare la notizia è il Financial Times citando tre persone a conoscenza dei colloqui.

L’imposta sulle emissioni dei carburanti per caldaie domestiche, piccoli impianti industriali ed automobili dovrebbe entrare in vigore nel 2027, ovvero il primo anno del nuovo bilancio.

L’intelligenza artificiale decide chi licenziare: a casa 7.700 lavoratori in BP

Eliminato oltre il 5% della forza lavoro a tempo pieno.
E il gigante petrolifero annuncia già ulteriori tagli.

Il gigante petrolifero inglese Bp (British Petrol), una delle cosiddette sette sorelle, taglierà 7.700 posti di lavoro, ovvero più del 5% della sua forza lavoro a tempo pieno.

Come riportato da Il Sole 24 Ore, la mossa fa parte del piano di riduzione dei costi da 2 miliardi di dollari annunciato dall’amministratore delegato Murray Auchincloss.

Bp, inoltre, ha già ammesso che ci saranno ulteriori licenziamenti e, benchè l’azienda non abbia detto dove cadranno i tagli dei posti di lavoro, si è saputo che è stata usata l’intelligenza artificiale (AI) per identificare le posizioni da eliminare.

La California prima spinge sulle auto elettriche, poi le tassa

Una tassa al miglio per compensare le accise che provenivano da benzina e gas.
Il Canada potrebbe fare lo stesso.

Sedotti ed abbandonati.

Questo è accaduto a chi è stato invogliato e spinto all’acquisto di un’auto elettrica in California.

In poche parole, prima ti spingono a comprare l’auto elettrica per dirti di non inquinare, poi te ne tassano l’utilizzo perchè non inquinando non generi introiti sufficienti per lo Stato.

La California, infatti, sta proponendo quella che chiama Road Charge, in base alla quale gli automobilisti sarebbero esentati dalle tasse statali sul carburante e, invece, pagherebbero una tassa in base a quante miglia percorrono.

Stando a quanto riporta Driving, lo Stato sta chiedendo ai residenti se sono disposti a iscriversi ad un progetto pilota per valutare la fattibilità di tale programma e nello stesso modo si starebbe muovendo il Canada.

Su un sito web dedicato al programma, si legge quanto di seguito:

“Proprio come paghi le bollette del gas e dell’elettricità in base alla quantità di questi servizi che usi, una tassa stradale – chiamata anche tariffa utente basata sul chilometraggio – è un modo equo e sostenibile per finanziare la manutenzione, la conservazione e il miglioramento delle strade per tutti i Californiani. Invece di pagare la tassa statale sul gas, che ha un impatto sproporzionato su coloro che non possono permettersi veicoli più efficienti in termini di carburante, tutti pagherebbero una tariffa per miglio per quanto utilizzano la strada, indipendentemente dal tipo di auto che guidano”.

Spagna e Francia: stop ai veicoli a benzina

La data limite è il 2035.
L’annuncio durante il COP27 in Egitto.

Francia e Spagna si sono impegnate a fermare le vendite di veicoli a benzina entro il 2035, nell’ambito degli sforzi per accelerare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.

L’annuncio è arrivato in occasione dei colloqui sul clima della COP27, in Egitto.

Parigi e Madrid fanno parte di un gruppo di nuovi firmatari della Dichiarazione sui veicoli a emissioni zero, lanciata alla conferenza di Glasgow dello scorso anno.

I firmatari si impegnano a passare al 100% delle vendite di veicoli a zero emissioni entro il 2035 nei mercati principali ed entro il 2040 in tutto il mondo. 

Auto, Euro 7: stangata dall’Ue

Penalizzazione anticiapta al 1° luglio 2025.Cause automobilistiche in rivolta.
L’obiettivo è limitare l’inquinamento atmosferico: ma ha senso?

L’Unione Europea corre e decide di penalizzare, prima del tempo, le auto attualmente in circolazione con l’introduzione dello standard Euro 7 entro il 1° luglio 2025, ovvero meno di tre anni da adesso: è questa la proposta formulata nelle scorse ore per limitare l’inquinamento atmosferico.

La richiesta delle case automobilistiche, che avrebbero preferito più tempo per adeguarsi alle norme, era quella di portare la data almeno al 2026-2027.

Nello specifico, in questo modo saranno maggiormente penalizzati i motori dei mezzi pesanti ed i diesel, dal momento che le nuove norme dovranno valutare il particolato derivato dai freni che va ridotto rispetto agli standard attuali.

Dal punto di vista dei costi, tutto questo costerà tra i 90 ed i 150 euro per ogni automobile.

Con l’Euro 7 si dovrebbero ridurre del 13% le emissioni di particolato dai tubi di scappamento e fino al 39% in quelli di camion ed autobus.

Come riporta “La Repubblica” citata anche da “Il Giornale”, se fino ad oggi le emissioni prevedono una soglia fino a 80 mg/km, con la nuova normativa non potranno superare i 60 mg/km: le auto a benzina hanno già questo limite, discorso diverso per i diesel che andranno adeguati.

Secondo Thierry Breton, commissario europeo all’Industria, dal momento che è difficile abbandonare per sempre i motori nel 2035, bisogna anticipare i tempi.

La decisione dell’Ue viene considerata “equilibrata e necessaria per proteggere il clima garantendo che fino al 2035 le auto in circolazioni siano più pulite“.

Secondo la Commissione Europea, però, i benefici si vedranno sul lungo termine quando le emissioni di CO2 scenderanno mediamente del 35% rispetto all’attuale Euro 6.

Più precisamente, lo stesso Breton ha aggiunto quanto di seguito:

E’ una riforma che si concentra sul futuro perché è aperta ai cambiamenti tecnologici, come sappiamo, e come ho detto prima, ci stiamo concentrando sui freni e sui pneumatici che diventeranno alcune delle principali forme o fonti di inquinamento atmosferico“.

Considerando però che l’Europa pare essere praticamente l’unica a spingere in questa direzione e che, ad esempio, la sola Shanghai inquina più di tutta l’Europa, ha senso agire così fortemente in questa direzione o si rischia solamente di fare danni ad industria ed economia (con tutto l’impatto sociale che ne deriverebbe) senza avere un tornaconto ecologico che sia almeno di rilievo?