Ecco chi sono i 10 più ricchi al mondo

Nessun italiano nella top 10 e solo 3 nei primi 100.
La classifica di Bloomberg Billionaires Index.

Elon Musk con un patrimonio di 192 miliardi di dollari ha superato il magnate del lusso Bernard Arnault (187 miliardi).

Al 3° posto si posiziona Jeff Bezos con 144 miliardi, al 4° Bill Gates con 125 miliardi, al 5° Larry Ellison con 118 miliardi, al 6° Steve Ballmer con 114 miliardi, al 7° Warren Buffett con 112 miliardi, all’8° Larry Page con 111 miliardi, al 9° Sergey Brin con 106 miliardi e, al 10° posto, Mark Zuckerberg con 96,5 miliardi di dollari.

Soltanto 3 gli italiani nella classifica delle 100 persone più ricche al mondo, secondo il Bloomberg Billionaires Index, ripresa anche da Il sole 24 Ore: al 27° posto il gruppo Giovanni Ferrero con un patrimonio di 43 miliardi, al 75° posto Ernesto Bertarelli con 21 miliardi e al 78° Gianluigi Aponte con 20,7 miliardi.

Amazon riduce altri 9.000 posti

Dopo i 18.000 posti annunciati ad inizio anno, un ulteriore 50%.
Lo comunica direttamente l’Ad Jassy.

Un ulteriore 50% di tagli. I 18.000 licenzianti annunciati a inizio anno evidentemente non bastano.

Così Amazon, come riporta Il Sole 24 Ore, rimette testa e mani sui numeri della sua forza lavoro, decidendo di tagliare ulteriori 9.000 posti.

La notizia è emersa da una lettera, firmata dall’amministratore delegato Andy Jassy, inviata nelle scorse ore ai dipendenti:

Vi scrivo per condividere che intendiamo eliminare altre 9.000 posizioni nelle prossime settimane. Questa è una decisione difficile ma che riteniamo sia per il bene della società nel lungo termine”.

Giova ricordare che quella annunciata a gennaio era divenuta, di fatto, la più grande riduzione della forza lavoro nella storia del colosso di Seattle.

A conferma della profonda crisi che sta attraversando il settore tecnologico, eCommerce in testa.

Inizialmente i tagli, avviati in parte già nei mesi finale del 2022, avrebbero dovuto interessare circa 10mila dipendenti, concentrandosi principalmente nella divisione retail di Amazon e nelle funzioni delle risorse umane come il reclutamento.

Col passare dei mesi, e con l’aggravarsi di un contesto macro alle prese con poche certezze, l’azienda di Bezos ha deciso di ripensare i tagli. E con l’annuncio odierno, il totale dei licenziamenti sforza quota 27mila dipendenti.

Questo licenziamento complessivo costituisce il taglio di forza lavoro più consistente mai portato avanti da un’azienda bigh tech nel corso dell’attuale congiuntura economica negativa, ma Amazon ha anche una forza lavoro molto più grande rispetto alle altre aziende della Silicon Valley.

A fine settembre 2022 poteva contare su più di 1,5 milioni di dipendenti.

Dal 2022, i conteggi dei licenziamenti nelle aziende tecnologiche hanno raggiunto circa 300.000 lavoratori, secondo Layoffs.fyi, un sito che tiene traccia dei tagli di posti di lavoro nel settore.

Ecco i 10 uomini più ricchi al mondo

Il patrimonio dei super ricchi è aumentato di due terzi rispetto all’anno scorso, facendo capire chi si è arricchito durante la pandemia.
Nessuna donna nella classifica di Forbes.

Forbes ha pubblicato la 35esima lista annuale inerente alle persone più ricche al mondo.

Il totale dei loro patrimoni ammonta a 1.115 miliardi di dollari, ovvero circa i due terzi in più rispetto alla somma dell’anno scorso. Questo testimonia chi si è arricchito, e non poco, durante la pandemia.

Passando alla classifica, dal basso verso l’alto, al decimo posto troviamo Mukesh Ambami, presidente, amministratore delegato e maggiore azionista di Reliance Industries Limited che passa dai 36,8 miliardi di dollari dello scorso anno agli 84,5 attuali.

Al nono posto c’è Sergey Brin, co-fondatore di Google che passa da 49,1 ad 89 miliardi di dollari; mentre all’ottavo posto troviamo il suo socio, l’altro co-fondatore di Google Larry page, con un patrimonio cha passa dai 50,9 miliardi di dollari ai 91,5.

Si piazza al settimo posto Larry Ellison, co-fondatore e CTO della Oracle Corporation con un patrimonio di 93 miliardi di dollari, ovvero 34 in più rispetto ad un anno fa.

Scalando la classifica, al sesto posto troviamo Warren Buffet; l’imprenditore e finanziare ha ad oggi un patrimonio di 96 miliardi di dollari rispetto ai 67,5 dell’ultimo aggiornamento.

Quinto posto per Mark Zuckerberg. L’ideatore e CEO di Facebook ha un patrimonio di 97 miliardi di dollari, cioè 42,3 in più rispetto all’anno scorso.

Bill Gates, il fondatore di Microsoft, si colloca invece al quarto posto della classifica passando dai 98 miliardi di dollari dell’anno precedente agli attuali 124.

Sul gradino più basso del podio, ovvero terzo in classifica, c’è Bernard Arnault; il proprietario del gruppo del lusso LVMH ha un patrimonio di 150 miliardi di dollari, sostanzialmente raddoppiato rispetto ai 76 dell’ultima classifica.

Secondo in classifica è Elon Musk, il fondatore di Tesla. La scalata è vertiginosa, passando dai 24,6 miliardi di dollari che gli garantivano il 31esimo posto agli attuali 151 miliardi.

Primo in classifica, nonché uomo più ricco del mondo, si conferma per la quarta volta consecutiva Jeff Bezos; il fondatore di Amazon ha aumentato il proprio patrimonio di 64 miliardi di dollari, raggiungendo l’attuale cifra di 177 miliardi di dollari.

Amazon: multa da 61,7 milioni e Jassy nuovo Ceo

Jeff Bezos lascia il posto.
Società multata per 61,7 milioni di dollari.

Non bastava l’addio di Jeff Bezos dal ruolo di CEO, che viene sostituito da Andy Jassy.

In casa Amazon arriva un’altra notizia a far agitare le acque: una multa di 61,7 milioni di dollari.

Il costo sopracitato sarà necessario al fine di archiviare le accuse della Federal Trade Commission (FTC), secondo cui non avrebbe girato interamente le mance agli autisti del servizio Flex versate dai clienti.

Il voto dell’agenzia federale a tutela dei consumatori è stato unanime e, ad esso, è seguita la nota di seguito riportata:

“Invece di consegnare il 100% delle mance dei clienti agli autisti, come promesso, Amazon ha usato per sè quei soldi. Oggi, con questo atto, restituiamo agli autisti le decine di milioni di dollari in mance di cui Amazon si era appropriata e ordiniamo ad Amazon di ricevere il permesso degli autisti prima di cambiare il loro trattamento sulle mance in futuro.”

Stando a quanto sostenuto dalla FTC, Amazon aveva pubblicizzato un pagamento compreso tra i 18 ed i 25 dollari all’ora per gli autisti, al quale andava appunto aggiunto il 100% delle mance.

Questo, a partire dalla fine del 2016 circa, sarebbe venuto meno: Amazon avrebbe infatti cominciato a pagare meno gli autisti, usando le mance per coprire la differenza tra il salario promesso e quello versato.

Da parte sua, il colosso dell’online ha negato che il trattamento economico degli autisti fosse poco chiaro.

Durante la vicenda, il titolo acquisiva in Borsa comunque l’1,44% in attesa della pubblicazione trimestrale dei risultati.

Fuga da Amazon

Dopo le varie accuse e le perdite di clienti come Nike e Birkenstock arriva un’altra tegole per Amazon: anche Ikea abbandona la piattaforma e-commerce.

Jeff Bezos, dopo il divorzio più costoso della storia del mondo e l’essere finito nella top ten dei miliardari che più hanno perso a livello economico-finanziario nel 2019 (approfondimento al link), continua a perdere colpi.

La sua azienda Amazon, infatti, è stata ripetutamente al centro delle critiche per il trattamento del personale ed è stata inserita tra le società che non brillano per trasparenza (insieme ad Apple, Disney ed addirittura l’Isis) nel discorso tenuto da Ricky Gervais ai Golden Globe.

Ora, dopo i clamorosi addii di Nike e Birkenstock, arriva un’altra brutta tegola: ha deciso di smettere di vendere i suoi prodotti tramite la piattaforma e-commerce Amazon anche il colosso Ikea.

La decisione di Ikea è arrivata dopo l’avvio del progetto pilota focalizzato sugli articoli di illuminazione smart, che avrebbe fatto registrare un fallimento a causa della necessità di essere veicolata in maniera decisamente più ampia ed efficace.

Non secondario è il problema di minor attrattività che Amazon sta attraversando; i motivi sarebbero legati alla vendita di prodotti contraffatti ed alla mancanza di adeguati controlli in questo senso.

Il problema sta diventando noto al punto che l’American Apparel & Footwear Association, ancora ad ottobre 2019, aveva contrassegnato alcuni dei siti sui quali Amazon si appoggia.

Al momento Ikea sta usando la piattaforma Alibaba ma, come dichiarato circa un anno fa al Financial Times dal chief executive of Inter Ikea Torbjorn Loof, pare ci sia la volontà di lanciare una propria piattaforma per l’e-commerce.

Il nuovo marketplace includerebbe inoltre la vendita di prodotti di terzi senza limiti di categorie, in modo da diversificare il business ed incrementare i profitti grazie ai proventi derivanti dalle transazioni che avverranno tramite la piattaforma stessa.

Amazon perderà dunque una buona quota di mercato, considerando che Ikea è anche in forte movimento: altro business in via di sviluppo è quello legato all’opzione dei mobili in leasing, per il quale è prevista nel 2020 l’ampliamento in 30 mercati, dopo il lancio avvenuto in Svizzera.

Ma non solo: sono previste le aperture, entrambe a New York, di un negozio di piccola taglia (5.000 mq) nell’Upper East, al fine di offrire ai clienti l’opportunità di sedersi con i consulenti di design e di un nuovo store, entro il 2020 e più precisamente nel quartiere del Queens, per attirare i millennial urbani.