Norme UE: Stellantis chiude lo stabilimento Fiat di Bielsko-Biala

Già nel 2023 erano stati licenziati 300 dipendenti.
Ora lo storico stabilimento ne lascerà a casa altri 486.

La società FCA Powertrain Poland, gestore della fabbrica Fiat a Bielsko-Biała, è stata messa in liquidazione a seguito delle normative dell’Unione Europea sulle emissioni dei motori, con la conseguente diminuzione degli ordini per prodotti di questo genere.

Tutti ce lo aspettavamo“, ha dichiarato Wanda Stróżyk, presidente dell’Organizzazione Sindacale Interaziendale NSZZ “Solidarność” FCA Poland, in un’intervista al “Dziennik Zachodni“.

Nel 2023, 300 dipendenti sono stati licenziati e il futuro dell’azienda era incerto.

Adesso la situazione è chiara: questa decisione implicherà il licenziamento di 486 persone.

Le decisioni sui licenziamenti di gruppo sono state consegnate 2 giorni fa, il 3 gennaio.

Tuttavia, come riporta Polonia Oggi, lo stabilimento non chiuderà immediatamente: l’intero processo dovrebbe durare fino alla fine del 2024.

Fino alla fine di marzo verranno ancora prodotti motori a benzina, mentre fino alla fine di maggio saranno realizzate unità diesel.

I dipendenti avranno la possibilità di negoziare delle condizioni di licenziamento e alcuni potrebbero essere trasferiti presso altri stabilimenti vicini del gruppo Stellantis, come Tychy e Skoczów.

Il primo incontro su questo argomento è previsto per martedì 9 gennaio.

La presidente del sindacato “Solidarność” aggiunge anche che “le indennità non dovrebbero essere peggiori di quelle dell’anno scorso“.

Germania, governo elimina 45 mld dal fondo per clima e taglia sussidi per auto elettriche

12 miliardi in meno nel 2024, 45 entro il 2027.
Introdotte nuove tasse ed aumentate alcune delle esistenti.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz e i due vicecancellieri del governo, Christian Lindner (ministro delle Finanze) e Robert Habeck (ministro degli Affari economici) hanno presentato oggi la nuova legge di bilancio bilancio 2024, dopo la sentenza della Corte Costituzionale di un mese fa secondo cui la riallocazione di 60 miliardi di debito inutilizzato dall’era Covid al Fondo per il clima non era in linea con la Costituzione (approfondimento al link).

L’esecutivo tedesco, secondo quanto sintetizzato dalla banca Ing in un’analisi, ha deciso quanto di seguito:

Ridurre i sussidi dannosi per il clima, di interrompere prima del previsto i sussidi per i veicoli elettrici e l’industria dei pannelli solari, di diminuire alcune spese dei singoli ministeri e di cercare di rendere più efficienti le spese sociali. Ci sarà anche un aumento del prezzo delle emissioni di CO2 e l’introduzione di una nuova tassa sugli imballaggi di plastica”.

Infine, il Fondo per il clima e la transizione sarà ridotto di un totale di 45 miliardi di euro per il periodo dal 2024 al 2027.

Il cancelliere Scholz, stando a quanto riporta Il Messaggero, ha affermato in conferenza che l’accordo significa che la Germania si atterra al suo obiettivo chiave di realizzare una trasformazione climaticamente neutrale dell’economia, ma ha aggiunto che “dovremo utilizzare molto meno denaro per raggiungere i nostri obiettivi”.

Il leader dell’Spd ha aggiunto che i partiti della coalizione hanno concordato le priorità nel bilancio, nonchè i tagli alla spesa e l’aumento delle entrate per rispettare le regole di bilancio, aggiungendo che ciò è stato “spiacevole ma necessario”.

Il principale strumento finanziario del Paese per i progetti di azione climatica, il Fondo per il clima e la trasformazione (CTF), sarà dotato di circa 12 miliardi di euro in meno nel 2024 e di 45 miliardi di euro in meno fino al 2027, ha affermato la cancelleria.

Tuttavia, ha affermato che il fondo avrà ancora “un volume totale molto elevato” di 160 miliardi di euro, il che significa che saranno coperti progetti di trasformazione centrali.

Italia: l’auto elettrica non va. Pichetto: stipendi troppo bassi

Auto elettriche troppo care: servirebbe stipendi più alti del 50%-60%.
Rottamazione auto più inquinanti va fatta secondo il bilancio dello Stato.

L’auto elettrica italiana viaggia ancora lentamente.

Basta un dato per fotografare la mobilità nella Penisola: 4,1%.

È questa la quota di mercato tricolore a ottobre scorso; una percentuale quattro volte inferiore al resto d’Europa, dove le immatricolazioni delle vetture full electric raggiungono un market share del 16,8%, come riporta motor1.com.

Ma perché il nostro Paese è così in ritardo rispetto alla media del continente? Il ministro Gilberto Pichetto Fratin, responsabile dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase), ha la sua riposta: la colpa è degli stipendi troppo bassi.

Più precisamente, le sue parole all’Automotive Business Summit 2023 de Il Sole 24 Ore sono state le seguenti:

È un fatto principalmente di ordine economico, perché il salario medio italiano avrebbe bisogno di un’integrazione almeno del 50% o 60% per essere alla pari del salario tedesco e, quindi, si dovrebbe di fatto avere un incentivo, una contribuzione pubblica per l’elettrico di dimensioni, triple, quadruple rispetto all’attuale stanziamento. La rottamazione delle auto più inquinanti è un’azione da farsi compatibilmente con il bilancio dello Stato, ma il Mimit non ha un quantitativo enorme di risorse per fare questa operazione realistica e massiccia. L’Italia ha 40 milioni di veicoli, di cui 2 milioni e mezzo di Euro 1 ed Euro 2 che inquinano 28 volte più di un Euro 6. Valgono 300 euro e fanno pochi chilometri al mese, ma sono comunque da togliere”.

Siemens Energy chiede 15 miliardi di garanzie al governo

Il titolo crolla in Borsa: -39%.
Perdite miliardarie; pesa la divisone eolica.

Siemens Energy è arrivato a perdere quasi il 40% alla borsa di Francoforte dopo che l’azienda ha detto di essere in trattativa con il governo tedesco per ottenere garanzie statali in seguito a significativi problemi nella divisione eolica.

Anche un portavoce del ministero dell’Economia tedesco ha confermato i colloqui, definendoli “diretti e affidabili“, come riporta Reuters.

Il titolo ha toccato i minimi storici con un calo di oltre il 39%, pari a una perdita di 3,3 miliardi di euro di capitalizzazione da ieri.

Quest’anno sono emersi problemi di qualità nella controllata eolica Siemens Gamesa relativi alle pale del rotore e agli ingranaggi delle turbine eoliche onshore più recenti, che hanno provocato il disappunto del principale azionista ed ex controllante Siemens AG: Siemens Gamesa ha registrato perdite miliardarie.

A causa delle perdite, Siemens Energy teme di incontrare difficoltà nell’assicurarsi garanzie dalle banche e ha deciso di rivolgersi al governo e a Siemens per ottenere un quadro di garanzie, ha scritto il settimanale economico WirtschaftsWoche, che per primo ha riferito dei colloqui insieme alla rivista Spiegel.

Secondo il settimanale, Siemens Energy starebbe cercando di ottenere garanzie fino a 15 miliardi di euro.

Produzione di petrolio a livelli record

Il 30% del totale trasportato via mare è petrolio.
Agenti marittimi: alla faccia della transizione enegetica.

“Il 30% di quanto viene trasportato oggi via mare è petrolio e il 2023 con i ritmi attuali polverizzerà con una media mensile di oltre 102 milioni di barili ogni precedente dato sulla produzione di petrolio, a fronte dei 94,2 milioni di barili mensili del 2021“.

Questo, a dispetto della transizione energetica e le ipotesi sul consumo dei consumi di petrolio.

È “il dato choc“, come è stato definito, emerso dal convegno organizzato dal Gruppo Giovani di Assagenti, l’associazione degli agenti marittimi di Genova, nell’ambito della Genoa shipping week.

Come riporta Ansa, Ennio Palmesino, uno dei decani fra i broker marittimi del settore tanker, ha precisato:

Fra proclami sulla transizione e realtà di mercato si consuma la grande contraddizione e in parte il grande falso: le incertezze alimentate da previsioni che si stanno rivelando errate hanno rallentato gli investimenti in un settore, quello del trasporto di petrolio, che non alimenta solo i consumi energetici, ma fornisce anche (con una quota pari al 50% del trasportato) la materia prima essenziale per molteplici filiere industriali strategiche“.