In Polonia una monumentale Madonna supererà il Cristo Redentore di Rio de Janeiro

La statua sarà pronta ad agosto 2026 e sarà alta 55 metri.
A costruirla il miliardario Karkosic a Konotopie.

Nel villaggio di Konotopie è in corso la costruzione di una monumentale statua della Madonna, finanziata dal miliardario polacco Roman Karkosik.

Secondo il quotidiano britannico Financial Times, la figura, alta 55 metri, diventerà la più grande statua mariana in Europa e sarà consacrata il 15 agosto 2026.

Il progetto si realizza sul terreno di proprietà di Karkosik, dove operano gru e operai che innalzano un basamento a forma di corona.

Il Financial Times descrive l’opera come un’iniziativa “quasi faraonica”.

Il giornale ricorda che Karkosik è uno degli imprenditori più ricchi della Polonia, ma evita l’attenzione dei media e la sua residenza si trova nel vicino paese di Kikół.

Gli abitanti di Konotopie non sono rimasti sorpresi dalle dimensioni del progetto, conoscendo sia la fede sia la determinazione del miliardario.

Il capo del villaggio, Mieczysław Grębicki, sottolinea che Karkosik aveva già finanziato la ricostruzione del Santuario della Madonna Addolorata, un luogo di pellegrinaggio attivo dal XIX secolo.

Secondo Grębicki, l’opera ha anche un significato simbolico legato alle radici cristiane della Polonia. Per il parroco di Kikół, padre Marek Mrówczyński, la statua è una vera professione di fede e rappresenta “il cuore del Paese”.

Secondo lui, credenti e non credenti, arrivando a Konotopie, alzeranno lo sguardo verso il cielo a vedere la Madonna. Molti residenti sperano anche in benefici pratici: la nuova attrazione potrebbe stimolare il turismo religioso e rafforzare l’economia locale.

Il Financial Times osserva che, nonostante il calo della frequenza nelle chiese, il principale santuario del Paese a Częstochowa continua ad attirare circa quattro milioni di pellegrini ogni anno.

Come riporta Polonia Oggi, la statua di Konotopie supererà in altezza sia il Cristo Redentore di Rio de Janeiro (38,5 m) sia il Cristo Re di Świebodzin (52,5 m) diventando quindi uno dei monumenti religiosi più imponenti d’Europa.

L’italiana Guala Closures acquista la polacco DGS

Leader mondiale nella produzione di tappi per bottiglie, l’azienda vale circa 200 milioni di euro.

Krzysztoł Grządziel, uno degli uomini più ricchi della Polonia, ha venduto la sua azienda DGS, specializzata nella produzione di tappi per bottiglie, alla società italiana Guala Closures (ora Guala Closures DGS Poland), che già da anni possedeva una quota significativa della società.

L’idea di creare questa azienda è nata negli anni ‘90, in occasione della festa di compleanno del fratello.

Allora si erano resi conto che Polmosy (le aziende produttrici di alcolici) avevano grandi difficolta a ottenere tappi, nonostante la forte domanda di alcolici nel Paese.

Nel 1991, insieme a Janusz Derlak e Ireneusz Sekuła, fondò la società DGS, che si occupava principalmente della produzione di tappi metallici per bottiglie.

L’azienda, come riporta Polonia Oggi, è diventata un protagonista di livello mondiale nel settore.

Nel 2011 gli italiani hanno acquisto il 70% delle azioni e un anno fa, nel luglio 2024, hanno acquisto il restante 30%, pagando a Grządziel 56 milioni di euro per la sua quota.

L’intera società è stata valutata 187 milioni di euro, equivalenti a quasi 800 milioni di zloty.

L’anno scorso la società ha realizzato oltre 500 milioni di zloty di ricavo e 51 milioni di zloty di profitto con la possibilità di distribuire generosi dividendi, di cui Krzysztof Grządziel ha beneficiato in qualità di azionista e presidente.

Un anno dopo la consegna della società agli italiani, Grządziel ha lasciato la carica di presidente, sostituito da Maciej Martynowski.

Attualmente, il fondatore di DGS investe con la sua famiglia nella stazione termale Wieniec a Wieniec Zdrój, che si è rivelata un’altra azienda vantaggiosa.

Polonia: Nawrocki mette il veto sulla protezione degli ucraini

Il presidente polacco: aiuti solo a chi lavora in Polonia e paga i contributi.
L’Ue si oppone ma la legge è molto vaga lasciando ai singoli Paesi la possibilità di fissare i termini degli aiuti.

Il presidente polacco Karol Nawrocki ha posto il veto alla legge che mirava a prorogare in Polonia la protezione temporanea per i cittadini ucraini, nonché a estendere il beneficio dell’“800 plus” (ovvero 800 PLN al mese per ogni figlio sotto i 18 anni) anche ai non occupati sul territorio nazionale.

Nawrocki ha motivato la sua decisione affermando che il sostegno finanziario dovrebbe spettare solo agli ucraini lavoranti in Polonia e che l’accesso all’assistenza sanitaria andrebbe vincolato al pagamento dei contributi.

La normativa bloccata avrebbe recepito in diritto nazionale la decisione dell’Unione Europea di prolungare la protezione temporanea fino a marzo 2027, adottata dagli Stati membri lo scorso luglio.

Tale meccanismo garantisce a circa 4 milioni di ucraini nell’UE il diritto di soggiorno, l’accesso al lavoro, all’alloggio, all’assistenza sanitaria e sociale, nonché all’istruzione per i minori.

Il portavoce della Commissione Europea, Markus Lammert, ha commentato il veto, ricordando che, secondo la direttiva europea, gli Stati membri sono tenuti a fornire ai rifugiati supporto di base se questi non dispongono di mezzi sufficienti.

Tuttavia, come riporta Polonia Oggi, la direttiva non stabilisce importi specifici né soglie minime: la definizione del livello degli aiuti resta competenza dei singoli paesi.

Lammert ha inoltre sottolineato che l’UE stessa contribuisce al sostegno: prima dell’estate è stato annunciato lo stanziamento di 3 miliardi di euro a favore degli Stati membri che accolgono i rifugiati ucraini.

La decisione di Nawrocki apre quindi un nuovo fronte politico, mettendo in discussione le modalità di implementazione a livello nazionale degli obblighi europei in materia di protezione temporanea.

Polonia: interessi automatici in caso di ritardo nel pagamento dello stipendio

L’ammontare dei salari pagati in ritardo è raddoppiato nel 2023 e i lavoratori dovevano fare cause civili per ottenere gli interessi.
Ora saranno calcolati automaticamente e addebitati alle aziende anche se la colpa del ritardo non è loro.

In Polonia, il Ministero della Famiglia, del Lavoro e delle Politiche Sociali intende introdurre una riforma che rivoluzionerà il mercato del lavoro stabilendo che gli interessi per i ritardi nel pagamento dei salari siano calcolati automaticamente senza necessità di azione legale da parte dei lavoratori.

Attualmente, infatti, per ottenere tali somme è necessario avviare una causa civile contro il datore di lavoro, un passo che pochi dipendenti compiono per timore di conseguenze.

Il progetto di legge sul salario minimo prevede quindi che ogni ritardo, indipendentemente dalla colpa del datore di lavoro, generi automaticamente interessi, con l’obiettivo di porre fine ai frequenti ritardi nelle retribuzioni.

I dati dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro mostrano che nel solo 2023 l’ammontare dei salari arretrati è raddoppiato raggiungendo i 270 milioni di złoty.

La nuova normativa rafforzerà la protezione dei lavoratori e disciplinerà le imprese. Nonostante il mancato pagamento delle retribuzioni sia già sanzionato con multe fino a 30.000 zł (circa 7.000 euro), le statistiche mostrano che il problema si aggrava.

Gli esperti sindacali sottolineano che i lavoratori spesso evitano di intraprendere lunghi e costosi procedimenti giudiziari per somme modeste; tuttavia, come riporta Polonia Oggi, le organizzazioni dei datori di lavoro e gli enti locali non negano la necessità di strumenti contro i ritardi ma criticano l’eccessivo peso delle nuove regole che in alcuni casi penalizzerebbero aziende vittime di ritardi nei pagamenti dei loro committenti.

Secondo gli esperti della Federazione degli Imprenditori Polacchi occorre un dialogo sociale per trovare soluzioni eque mentre la Confederazione Lewiatan chiede di modulare le sanzioni in base alla gravità delle violazioni.

Malgrado le critiche il ministero non intende rinunciare alla riforma e stabilisce che gli interessi saranno calcolati dal giorno successivo alla scadenza e corrisposti insieme al salario, applicando se necessario le aliquote legali.

Intel rinuncia agli investimenti in Germania e Polonia

In Germania saltano 30 miliardi di dollari di investimento per la fabbrica di semiconduttori più grande d’Europa.
In Polonia abbandonato il progetto da 4,6 miliardi di dollari e 2.000 posti di lavoro.

Il colosso americano della tecnologia Intel ha annunciato che rinuncia a costruire nuovi stabilimenti di semiconduttori in Polonia e Germania, incluso uno previsto vicino a Wrocław (Breslavia – approfondimento al link).

La decisione, come riporta Polonia Oggi, fa parte della nuova strategia dell’azienda, il cui obiettivo principale è la riduzione dei costi e il contenimento dell’espansione delle infrastrutture.

Lip-Bu Tan, il nuovo direttore generale che ha assunto la carica nel marzo 2025, ha comunicato anche la conclusione di un ampio piano di licenziamenti, che ha colpito circa il 15% dei dipendenti (approfondimento al link).

Secondo Tan, negli ultimi anni l’azienda ha investito troppo e troppo in fretta, senza un’adeguata domanda di mercato.

Questo ha portato a una frammentazione eccessiva della base produttiva, che alla fine non è stata pienamente utilizzata. Per questo motivo, Intel ha deciso di abbandonare i progetti precedentemente annunciati in Germania e Polonia.

In particolare, nel giugno 2023 l’azienda aveva dichiarato l’intenzione di investire 4,6 miliardi di dollari in uno stabilimento di integrazione e test di semiconduttori a Miękinia, vicino a Wrocław. Il progetto prevedeva la creazione di circa 2.000 posti di lavoro.

In Germania, a Magdeburgo, Intel aveva pianificato la costruzione della più grande fabbrica di semiconduttori in Europa, con un investimento stimato di 30 miliardi di euro, di cui 10 miliardi promessi dal governo tedesco come sostegno.

Secondo Tan, in futuro Intel adotterà un approccio più prudente e selettivo agli investimenti, con una gestione più disciplinata del capitale, in base alle esigenze reali del mercato e dei clienti.

Nonostante questi cambiamenti e la fase di ristrutturazione, le azioni Intel sono aumentate del 13% dall’inizio del 2025 anche se nel 2024 la società ha registrato il peggior calo della sua storia, con una perdita del 60% del valore azionario.

Le nuove decisioni rappresentano un tentativo di riportare stabilità finanziaria e maggiore efficienza nell’organizzazione globale del gruppo.