Disparità salariale e ore lavorate: la classifica

Ecco dove si lavora e guadagna di più e di meno.
Italia nella seconda metà della classifica.

Grazie ai dati dell’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) è possibile tracciare il grafico delle ore lavorative e dei salari medi settimanali.

Il Sole 24 Ore li ha raccolti ed elaborati: partendo dal numero di ore lavorate mediamente durante la settimana, gli estremi della graduatoria sono composti da Germania (25,8), Danimarca (26,4), Norvegia (27,4) e Paesi bassi (27,4) in cui la soglia di lavoro non supera le 27,5 ore, mentre sul fronte opposto si trova in primis il Messico (42,8) come unico Paese in cui si sfora la quota standard delle 40 ore settimanali, seguito poi dal Cile (37,8), dalla Corea del Sud (36,6), da Israele (36,4) e dalla Grecia (36,3).

Per quanto riguarda, invece, la paga oraria, pur rispettando alcune analogie con il tempo lavorativo speso su base settimanale, ci sono alcuni attori diversi, partendo dall’Islanda che guida la classifica in fatto di remunerazione con 54,8 dollari per ora, valore superiore di oltre un dollaro e mezzo rispetto al Lussemburgo secondo in graduatoria con 53,2 rendendole le uniche due realtà in cui i lavoratori sono ricompensati con oltre 50 dollari.

L’Italia si colloca circa verso la metà di entrambe le classifiche con 32,6 ore settimanali lavorate, andando a percepire mediamente 26,5 dollari all’ora.

La combinazione di queste due metriche si traduce in un salario settimanale medio che per il nostro Paese si attesta sugli 863 dollari facendoci comparire tra nella seconda metà della classifica nell’elenco OECD, precisamente al 32esimo posto, e comunque abbondantemente sotto lo spartiacque dei 1.000 dollari per settimana.

Coronavirus, Ocse: agire subito o le conseguenze saranno gravissime

Il segretario generale dell’Ocse invita tutti i governi ad una risposta netta, coordinata e soprattutto decisa.
Diversamente si rischiano milioni di morti ed una sanità decimata.

Spendere tanto ed ora.

Questo il messaggio che arriva dall’Ocse, in cui si invitano tutti gli Stati a prendere tutte le misure necessarie ed a farlo subito.

A lanciare il monito, come riporta l'”Ansa“, (qui il link) è il segretario generale Angel Gurria:

“I costi elevati per una risposta da parte delle autorità sanitarie pubbliche sono necessari per evitare conseguenze molto più tragiche ed un impatto ancora peggiore sulle nostre economie domani.”

Secondo Gurria il rischio si sostanzierebbe in “milioni di morti ed una sanità decimata“; in tal senso, dice, “serve un’azione pià netta e coordinata dei governi“.

Il segretario generale dell’Ocse continua poi la sua disamina aggiungendo maggiori dettagli in merito al rischio:

Si stima una perdita del Pil globale di due punti percentuali per ogni mese di misure di contenimento, con il turismo che rischia un 70%. I modelli dell’Ocse suggeriscono un declino della produzione fra un quinto e un quarto in molte economie.”