Harvard fa causa all’amministrazione Trump

La causa arriva dopo la decisione di vietare l’iscrizione agli studenti stranieri.
In ballo 9 miliardi di dollari di sovvenzione.

L’Università di Harvard ha fatto causa all’amministrazione Trump per la seconda volta in meno di un mese dopo che la Casa Bianca ha impedito agli studenti internazionali di iscriversi all’università (approfondimento al link).

Gli studenti stranieri rappresentano circa il 27% degli iscritti ad Harvard: per l’anno accademico 2024-2025 saranno 6.800.

Ad aprile, l’amministrazione Trump ha messo “sotto revisione9 miliardi di dollari in sovvenzioni e contratti con Harvard per presunto “antisemitismo“.

Trump vieta iscrizione ad Harvard a studenti stranieri

La segretaria all’istruzione: lo stop potrebbe essere esteso ad altri atenei.
L’università: l’azione del governo è illegale.

L’amministrazione Trump ha revocato la possibilità per l’Università di Harvard di iscrivere studenti internazionali.

L’ordine di revocare la certificazione del Programma per Studenti e Visitatori di Scambio (SEVP) è stato dato dal Segretario per la Sicurezza Interna, Kristi Noem, che in un’intervista a Fox ha poi aggiunto come questo sia “un avvertimento a tutte le università“, lasciando intendere che la revoca potrebbe essere estesa ad altri atenei.

Come riporta Il Sole 24 Ore, anche gli studenti stranieri già iscritti dovranno trasferirsi o perdere il loro status legale.

Da parte sua, Harvard ha dichiarato quanto di seguito:

L’azione del governo è illegale. Siamo pienamente impegnati a garantire ad Harvard la possibilità di ospitare studenti e studiosi internazionali, provenienti da oltre 140 Paesi, che arricchiscono l’università – e questa nazione – in modo incommensurabile.

Trump taglia le sovvenzioni ad Harvard

Al centro del dibattito la politica woke e le proteste filopalestinesi.
Linda McMahon (Istruzione): Harvard è gestita in modo disastroso.

L’amministrazione Trump ha comunicato all’università di Harvard, il college più antico e ricco del Paese, che non avrà diritto a nuove sovvenzioni federali.

Una mossa che, secondo alcuni media, sembra un tentativo per costringere l’ateneo a tornare al tavolo negoziale nel quale il governo Usa vuole imporre la sua politica anti woke e contro le proteste filopalestinesi.

Come riporta Ansa, la decisione è stata comunicata in una controversa lettera ad Alan M. Garber, rettore di Harvard, da Linda McMahon, segretario all’Istruzione, che ha criticato l’università per “una gestione disastrosa“.

“Affitti brevi”: l’abolizione non risolve l’emergenza abitativa

Economia, turismo, studi e comparazioni: ecco il punto di vista di Francesca Rizzo, titolare dell’accademia di formazione sul Rent to Rent.

Gli affitti a breve termine possono comportare cambiamenti positivi o negativi sul valore delle case a seconda della città, delle condizioni locali e dei servizi offerti.

Secondo un documento stilato nel 2023 dal The Center for Growth and Opportunity, che mostra gli effetti marginali degli annunci Airbnb sui prezzi delle case in diverse località, gli affitti a breve termine non hanno un impatto sul costo delle abitazioni ma soprattutto non ce l’hanno in maniera uniforme.

I così detti “affitti brevi” sono una diffusa metodologia di messa a reddito utilizzata dai proprietari di case che vogliono investire sul proprio immobile.

A favorire questo sistema ci sono varie piattaforme online che mettono in contatto con un click domanda e offerta, cioè inquilini e proprietari.

Dopo il caso di New York che dal 2023 ha puntato su una legge che limita i brevi pernottamenti in città, pare che il sindaco di Barcellona stia lavorando sodo per dire addio, dal 2028, al rinnovo delle licenze sugli affitti brevi.

Sul fronte italiano invece la questione è ancora in sospeso, ma il tema è caldo soprattutto per il “caso Milano” relativo al tema dell’inflazione delle case.

Gli affitti brevi non sono i principali responsabili dell’aumento dei prezzi degli immobili” – spiega Francesca Rizzo, investitrice immobiliare, che dal 2019 è titolare dell’accademia di formazione Francesca Rizzo Academy, volta alla preparazione nell’attività del Rent to RentGli affitti brevi sono solo uno dei tanti motivi che possono influenzare, in minima parte, i prezzi delle abitazioni.

Anche uno studio della Harvard Law & Policy Review ha indicato che l’aumento degli affitti brevi porterebbe solo a un lieve incremento dei prezzi degli affitti,
concentrato perlopiù in quartieri abbienti o in fase di gentrificazione.

In Italia poi c’è un altro grande tema di cui si parla troppo poco – spiega ancora Francesca Rizzoe cioè che i proprietari di casa non sono sufficientemente tutelati rispetto agli inquilini. Se affitti casa con un tradizionale contratto a medio o lungo termine (4 anni + 4 o 3 anni + 2) e hai un inquilino moroso, per liberare casa sei costretto ad attuare procedure legali lunghe e dispendiose. In tanti altri paesi del mondo dopo il primo mese di insolvenza l’inquilino viene mandato via. In questo modo i proprietari sono tutelati e sono nelle condizioni di affittare il proprio immobile con serenità. Inoltre, raramente un inquilino fa lavori di manutenzione. In questo modo e con questi contratti così lunghi, il suddetto proprietario di casa si trova spesso con un immobile in pessime condizioni sopra il quale dovrà spendere altri soldi.

In generale, il nesso di causa/effetto tra l’aumento del numero di case destinate agli affitti brevi e l’aumento dei canoni di affitto è un insieme di concause che andrebbero analizzate come fenomeni molto complessi.

Credo che in un paese libero, chi compra casa con soldi che si è guadagnato onestamente, paga le tasse e rispetta le regole, debba essere libero di farci quello che vuole – conclude Francesca Rizzo”.

La Parola ai Lettori – Fauci “bloccò” la Great Barrington Declaration

3 scienziati intervenuti in una conferenza all’American Institute for Economic Research, rilasciarono una dichiarazione che Fauci ed altri vollero presto far passare in sordina.

Dai nostri lettori ci arriva una segnalazione inerente alla Great Barrington Declation, una dichiarazione fatta da tre scienziati ospiti di una conferenza all’American Institute for Economic Research dal 2 al 4 ottobre del 2020.

La loro tesi attaccava le modalità di gestione della pandemia attuate dalla maggior parte dei governi, con particolare riferimento ai lockdown ed all’immunità di gregge.

Solo 4 giorni dopo, il dottor Francis Collins, direttore in pensione del National Institutes of Healt (NIH), avrebbe fatto di tutto per sminuire la tesi portata alla conferenza dai tre scienziati, ovvero Martin Kulldorff di Harvard, Jay Bhattacharya di Standford e Sunetra Gupta di Oxford.

Con Collins, avrebbero agito nell’intento di di far passare il più in sordina possibile la Great Barrington Declation anche altre persone, tra le quali Anthony Fauci.

A riportare la notizia completa di mail ed informazioni è stato il sito “ScenariEconomici.it” (reperibile al link), mentre la dichiarazione Great Barrington Declation è reperibile qui.

Si ringrazia M. C. per la segnalazione.