Francia, allarme Corte dei conti: spesa sociale fuori controllo e probabili crisi di liquidità

Il FMI raccomanda alla Francia di tagliare la spesa sociale e riformare il sistema pensionistico.
Deficit al doppio rispetto quello previsto dall’Ue.

Come riporta Politico, la Corte dei conti francese lancia l’allarme sulla situazione finanziaria del sistema previdenziale francese. Nella relazione del revisore dei conti si afferma che la spesa sociale è “fuori controllo” e si avverte che una “crisi di liquidità” potrebbe colpire i pagamenti delle prestazioni sociali già nel 2027.

Nel 2024 il deficit del sistema di sicurezza sociale francese era di 15,3 miliardi di euro e si prevede che nel 2025 sarà di 22,1 miliardi di euro. Tuttavia, la Corte dei conti ritiene che nel 2025 il deficit sarà molto probabilmente ancora maggiore. Nel frattempo, il deficit pubblico francese si è ampliato notevolmente negli ultimi anni, raggiungendo il 5,8% del PIL nel 2024, ben al di sopra del limite del 3% stabilito dalle norme UE. Il governo francese ha promesso di ridurlo al 5,4% del PIL nel 2025 e al 3% del PIL entro il 2029

La scorsa settimana, il FMI ha raccomandato alla Francia di tagliare la spesa sociale e di riformare ulteriormente il sistema pensionistico per ridurre l’enorme deficit di bilancio. Tuttavia, è ben noto quanto i francesi siano sensibili alla sicurezza sociale. Così, nel 2023, la famigerata riforma delle pensioni provocò disordini di massa in tutto il Paese.

La Danimarca alza l’età pensionabile a 70 anni

La legge lega l’età di pensionamento all’aspettativa di vita, crescendo di 1 anno ogni 5.
Proteste dei sindacati contro il governo.

Giovedì il parlamento unicamerale della Danimarca ha approvato una legge che alza a partire dal 2040 l’età di pensionamento a 70 anni, la più alta in Europa.

Il cambiamento, come riporta Giubbe Rosse, sarà applicato a tutte le persone nate dopo il 31 dicembre 1970.

Dal 2006 la Danimarca ha legato l’età in cui le persone vanno in pensione all’aspettativa di vita e da allora il parlamento ha rivisto la misura ogni cinque anni: al momento l’età di pensionamento è 67 anni (come in Italia e come in diversi altri paesi europei) ma secondo la nuova legge salirà a 68 nel 2030 e a 69 nel 2035.

Nelle ultime settimane i sindacati hanno organizzato delle manifestazioni per protestare contro la misura, e sono stati espressi dubbi sulla fattibilità di far lavorare le persone fino a 70 anni anche da alcuni sindaci del Partito Socialdemocratico, a cui appartiene la prima ministra Mette Frederiksen.

La stessa Frederiksen l’anno scorso aveva detto che secondo lei prima o poi la legge del 2006 avrebbe dovuto essere rivista, dato che era diventato ormai impossibile continuare ad alzare l’età pensionabile.

Sud: le pensioni superano gli stipendi

Lecce la provincia d’Italia con maggior squilibrio tra numero di pensioni e buste paga.
Ma solo 47 delle 107 province italiane presenta un saldo positivo.

Nel Mezzogiorno si pagano più pensioni che stipendi.

È quanto dice lo studio della Cgia di Mestre, lanciando inoltre l’allarme: questo sorpasso delle pensioni sugli stipendi è destinato a compiersi anche nel resto del Paese nel giro di qualche anno.

Più precisamente, entro il 2028 saranno 2,9 milioni gli italiani che usciranno dal mercato del lavoro per raggiunti limiti di età; di questi, 2,1 milioni sono occupati nelle regioni centro-settentrionali.

Insomma, gli assegni erogati dall’Inps sono destinati a superare le buste paga degli operai e degli impiegati occupati nelle nostre fabbriche e nei nostri uffici.

Ancora, dall’analisi emerge che il saldo tra il numero di occupati e le pensioni erogate nel 2022 la provincia più squilibrata d’Italia è Lecce, che presenta una differenza pari a -97mila.

Seguono Napoli (-92mila), Messina (-87mila), Reggio Calabria (-85mila) e Palermo (-74mila).

Ma, come riporta Il Sole 24 Ore, il problema è esteso: ad oggi, infatti, solo 47 delle 107 province italiane presenta un saldo positivo.

Pensioni: aumentano le minime

Recupero dell’inflazione fissato al 5,4%.
Incremento del 2,7% per legge di Bilancio se sotto soglia minima.

Nel 2024 il trattamento minimo di pensione sale a 598,61 euro grazie al recupero dell’inflazione fissato al 5,4%.

Non solo; grazie alla norma della legge di Bilancio per il 2023 che prevede per il 2024 un incremento ulteriore del 2,7%: per le pensioni che non superano la soglia minima, infatti, l’importo sale a 614,77 euro.

Lo precisa l’Inps in una circolare sul rinnovo delle pensioni, delle prestazioni assistenziali e delle prestazioni di accompagnamento alla pensione per il 2024.

Nella circolare, come riporta Ansa, si ricorda quali sono le percentuali di recupero dell’inflazione fissata provvisoriamente al 5,4% (100% per le pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo, 85% per quelle tra quattro e cinque volte il minimo, eccetera) ma anche qual è l’importo minimo delle pensioni sociali per il 2024 (440,42 euro al mese, 5.725,46 in un anno) e degli assegni sociali (534,41 al mese, 6.947,33 in un anno).

L’importo annuo per il trattamento minimo delle pensioni per i lavoratori dipendenti e autonomi nel 2024 è di 7.781,93 euro (per 598,61 euro al mese per 13 mensilità).