Stellantis alla ricerca di un nuovo Ceo

La notizia fa salire le azioni.
De Meo potrebbe essere il nome scelto per rimpiazzare il criticato Tavares.

Stellantis alla caccia di un nuovo Ceo.

La società ha iniziato la ricerca per la successione dell’amministratore delegato Carlos Tavares, il cui contratto termina nel 2026.

Dopo l’annuncio le azioni Stellantis sono salite in Borsa.

Lo ha rivelato Bloomberg, citando alcune fonti vicine al dossier secondo le quali non ci sarebbero però piani per un immediato cambio alla leadership e lo stesso Tavares sarà incluso nel processo di ricerca dell’azienda italo-francese.

Nonostante si tratti di un “normale processo di successione”, come precisato da Stellantis, la notizia fa rumore, anche perché arriva in un periodo in cui Tavares è molto sotto pressione a causa della performance deludente in Nord America.

Negli Usa, infatti, le vendite sono rallentate, diversi manager hanno lasciato la società e i sindacati – soprattutto il potentissimo Uaw – sono nuovamente sul piede di guerra: il cda di Stellantis si riunirà il 9 e il 10 ottobre negli Usa per valutare i piani da attuare per rilanciare le attività nell’area, riferiscono ancora le stesse fonti all’agenzia statunitense.

Nel frattempo anche in Italia la situazione è tutt’altro che tranquilla, con il Governo che continua a chiedere aumenti alla produzione negli impianti del Paese e i sindacati che dovrebbero annunciare oggi, martedì 24 settembre, una mobilitazione collettiva contro il gruppo e si avviano verso lo sciopero.

Tavares, 66 anni, è stato uno degli artefici della fusione tra Fca e Psa che ha dato vita a Stellantis e nel corso del suo mandato da amministratore delegato ha seguito un rigoroso percorso di riduzione dei costi e sta provando a far fronte all’indebolimento della domanda di auto elettriche intensificato dalla concorrenza dei produttori cinesi.

Pochi giorni fa lo stesso manager ha ammesso di aver fatto cose impopolari negli ultimi anni per evitare di trovarci nella situazione in cui si trova oggi Volkswagen”, ha detto l’ad a margine dell’inaugurazione del nuovo hub globale dei veicoli commerciali presso il Mirafiori Automotive Park 2030 di Torino.

Lo stesso Tavares ha dichiarato quanto di seguito:

Stiamo lavorando molto duramente per evitare la situazione di Volkswagen e il futuro dirà se saremo in grado di evitare alcuni problemi o no. È troppo presto per dirlo oggi, dipende da molti fattori, dai consumatori, da quanto riusciremo a ridurre i costi, dipende dalla volontà dei Paesi europei di supportare i consumatori nell’acquisto di veicoli elettrici”.

Il nome papabile per sostituire il critica Ceo uscente parrebbe essere quello di Luca De Meo, attuale Amministratore delegato di Renault.

Salvini contro le auto elettriche

Il premier Leghista: aiuterebbe l’industria cinese a scapito di quella italiana; Stellantis sta lasciando a casa migliaia di dipendenti.

Matteo Salvini non ci sta a dare in pasto ai cinesi un’industria, quella dell’automotive, che ha profonde radici in Italia.

Così, come riporta Adnkronos, in occasione della presentazione del Salone dell’Auto di Torino, in programma dal 13 al 15 settembre, Matteo Salvini è intervenuto duramente con le auto elettriche.

Un discorso acceso ma anche estremamente lungimirante, perché i tanto agognati incentivi auto che il Governo dovrebbe approvare entro la fine del mese di maggio, sosterranno anche l’industria cinese.

Ecobonus pensati soprattutto per favorire il mercato delle auto elettriche, segmento dove ormai, il dominio di grandi realtà presenti oltre oceano, è lampante.

Per Matteo Salvini gli incentivi non sono stati pensati per agevolare l’acquisto di auto cinesi, ma anche e soprattutto l’industria automobilistica italiana.

Dire di no a benzina e diesel è una grande fesseria”, queste le parole dure di Salvini contro una politica, quella soprattutto europea, che di fatto sta favorendo l’ingresso in Europa, di industrie cinesi, pronte a invadere il mercato, con tantissimi prodotti, validi, tecnologici, sicuri, ma che di sicuro contribuiranno al crollo dell’industria europea e al conseguente calo dell’occupazione.

La situazione di Mirafiori deve far riflettere: nel maxi-sito produttivo torinese, la scelta di produrre la Fiat 500 elettrica ha comportato conseguenze non da poco, perché sebbene sia un’auto elettrica dai grandi contenuti tecnologici, le vendite non hanno rispettato le aspettative. Poco più di 20.000 unità contro le attese 100.000 immatricolazioni, un tracollo dove a farne le spese sono i lavoratori, ora in cassa integrazione.

Stellantis: incentivi all’esodo per chiudere gli stabilimenti in Italia

Trasferimento della produzione al’estero e stabilimenti chiusi o riqualificati.
86mila lavoratori coinvolti.

Dipendenti Stellantis in pensione fino a 4 anni prima.

Un incentivo all’esodo che il gruppo automobilistico franco-italiano ha messo a punto per svecchiare le maestranze (più una scusa, dato che gli incentivi partono dai 35 anni), ma soprattutto per chiudere gli stabilimenti in Italia.

In assenza dei contratti di espansione, non più rinnovati da quest’anno dal governo, la multinazionale dell’automobile, che porta in grembo anche i marchi italiani Fiat, Alfa Romeo, Lancia e Maserati, ha deciso di fare da per conto suo.

Il prossimo 2 aprile si aprirà un tavolo tecnico fra governo e Stellantis per discutere del futuro degli stabilimenti in Italia, ma l’accordo coi sindacati per mandare in pensione migliaia di dipendenti a partire da 63 anni di età è già stato siglato con tutte le maggiori sigle sindacali.

Al di là del futuro dell’assetto produttivo di un segmento importante come l’automotive, vediamo come si svolgeranno gli esodi volontari dei lavoratori di Melfi, Mirafiori, Pomigliano e Cassino.

L’intesa raggiunta fra Stellantis ed i sindacati riguarda tutti i dipendenti prossimi alla pensione e quelli che intendano intraprendere nuovi percorsi professionali al di fuori del gruppo.

L’obiettivo dell’accordo, come spiega Stellantis, è quello di seguito:

Definire il quadro di riferimento per le intese che saranno realizzate nelle prossime settimane nelle diverse realtà aziendali finalizzate ad adeguare i livelli occupazionali ai cambiamenti dei processi aziendali proponendo ai lavoratori soluzioni condivise”.

Tradotto, come riporta InvestireOggi: la produzione sarà gradualmente trasferita all’estero e gli stabilimenti chiusi o riqualificati.

In altre parole, la produzione di automobili in Italia, dopo più di un secolo, andrà a sparire.

In un contesto sempre più competitivo e di costi elevati da sostenere per la manodopera, la risposta del gruppo automobilistico, pur in assenza degli incentivi previsti fino al 2023 dai contratti di espansione, è la delocalizzazione verso Paesi a basso costo del lavoro.

Interessati al bonus sarebbero, secondo le prime stime sindacali, circa 17mila dipendenti, ovvero circa il 20% della forza lavoro del gruppo Stellantis che in Italia impiega circa 86mila lavoratori.

Non è detto che tutti aderiscano all’esodo volontario, ma le premesse e le attese sono favorevoli, soprattutto fra coloro ai quali mancano pochi anni per raggiungere il diritto alla pensione.

Nel dettaglio, l’incentivo offerto da Stellantis è promettente.

Coloro che matureranno i requisiti entro i prossimi 4 anni, riceveranno per i primi 2 anni un importo tale da raggiungere insieme alla Naspi il 90% della retribuzione, mentre per i successivi 2 anni sarà corrisposto un importo pari al 70% della retribuzione più un’ulteriore somma equivalente ai contributi previdenziali da versare nei 24 mesi mancanti.

Per i lavoratori ai quali mancano più di 4 anni alla pensione verranno proposte altre forme di incentivo per lasciare l’azienda in base all’età:

– fra i 35 e i 39 anni, 12 mensilità più 20 mila euro;

– fra i 40 e i 44 anni, 18 mensilità più 20 mila euro;

– fra i 45 e i 49 anni, 24 mensilità più 30 mila euro;

– fra i 50 e i 54 anni, 30 mensilità più 30 mila euro;

– dai 55 anni in su, 33 mensilità più 30 mila euro.

Coloro che, invece, hanno già maturato i requisiti per andare in pensione potranno beneficiare di un bonus pari a 6 mensilità.

Insomma, scivolo dorato per i dipendenti Stellantis prossimi alla pensione. Per chi è più lontano dal ritiro, bonus fino a 80 mila euro.

Per Stellantis, l’importante è chiudere la produzione in Italia.

Automotive: a Torino sciopero provinciale

Parteciperanno i lavoratori del gruppo Stellantis e aziende dell’indotto.
Crollo dei volumi dovuti alla 500 elettrica e alle mancate nuove assegnazioni di Stellantis.

È stato fissato per venerdì 12 aprile lo sciopero di otto ore dei lavoratori del settore automotive della provincia di Torino, lanciato la settimana scorsa dai principali sindacati di categoria.

Lo comunicano Fim, Fiom, Uilm, Fismic, UglM e Aqcf Torino in una breve nota, ripresa da Reuters.

La mobilitazione coinvolgerà sia i lavoratori del gruppo Stellantis sia quelli delle aziende dell’indotto.

L’obiettivo è sensibilizzare le istituzioni e l’intero comparto riguardo la situazione di difficoltà che sta attraversando il settore auto a Torino.

Alla base dell’iniziativa ci sono le crescenti preoccupazioni legate al futuro di Mirafiori.

L’impianto torinese sta infatti soffrendo un notevole calo dei volumi, causato dalla debole domanda di mercato per la Fiat 500 elettrica e dall’uscita di produzione di modelli Maserati, mentre al momento mancano ancora nuove assegnazioni produttive da parte di Stellantis.

Stellantis: sempre meno made in Italy

Il baricentro della produzione è ormai in Polonia.
Elettrico in Spagna. Investimenti in Algeria e Turchia.

C’è sempre meno made in Italy nei piani di Stellantis.

Come riporta Il Sole 24 Ore, il numero di vetture prodotte nel Bel Paese dal megagruppo franco-italo-americano è, purtroppo, in costante calo.

Tychy, in Polonia, sarà la sede dove prenderà vita la Fiat 600, ovvero l’auto che Fiat non può permettersi di sbagliare.

E lo stesso vale per il prossimo suv compatto firmato Alfa Romeo, che verrà appunto prodotto in Polonia, Paese ormai diventato il nuovo baricentro produttivo e nel quale sta andando in scena anche la produzione della nuova Jeep Jeepster elettrica, anche nota come JJ o 516 per il nome del progetto interno.

Come visto poco tempo fa, Stellantis ha investito 200 milioni in Algeria (approfondimento al link) mentre la Fiat Tipo, una di quelle che insieme all’Alfa Romeo Giulia di rappresentanza (approfondimento al link) il Governo Meloni ha scelto nella svolta del parco macchine delle auto blu (approfondimento al link) cercando di usare solo marchi Made in Italy, sarà prodotta in Turchia.

Nel 2024, invece, sarà lanciata la nuova generazione elettrificata nella fabbrica ex Opel di Saragozza, in Spagna.

Sempre in merito al futuro dell’elettrico, a Melfi saranno costruite le medie di domani dei marchi Opel, Ds e Lancia: tutti però considerati modelli di nicchia, non quindi produzioni in grande scala.

A restare in Italia saranno inoltre la Fiat 500 elettrica, prodotta a Mirafiori, l’Alfa Romeo Tonale e la gemella Dodge Hornet, entrambe prodotte a Pomigliano.

Resta poi la produzione di vetture datate come la Jeep Renegade, superata dalla Jeep Avenger che verrà prodotta sempre a Tychy, in Polonia.