I giovani usano Whatsapp, Instagram e TikTok per informarsi

Il 51% usa i social come fonti di informazione ed il 70% dice di saper riconoscere una fake news.
Un genitore sui tre non affronta il tema di cosa facciano i figli su internet.

Secondo i risultati dell’indagine “Alfabetizzazione digitale & Fake News“, il 51% dei giovani usano Whatsapp, TikTok ed Instagram come fonti di informazione.

L’indagine, realizzata da Ipsos, Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo e Parole O_Stili con il contributo di Fondazione Cariplo, mette inoltre in luce come il 70% dei giovani si dica anche sicuro di saper riconoscere una fake news.

Come riporta Il Sole 24 Ore, su 4.800 studenti di scuole secondario di primo e secondo grado, quasi un terzo di loro (precisamente il 31%) mette like su una notizia non verificata.

Il 96% dei ragazzi intervistati conferma di avere almeno un account social; il 94% ha un account Whatsapp, il 74% uno su Instagram ed il 68% un account TikTok.

Un genitore su tre, però, non affronta mai il tema di cosa fanno i figli su internet.

Lotta alle fake news o censura da regime?

Spacciate come protezione per i cittadini, in realtà ne limitano la libertà di pensiero.
Ecco il punto di vista di Giulietto Chiesa.

Vengono apertamente combattute schierando tanto di task force nazionale ed europea.

Stiamo parlando delle fake news, ovvero le notizie false atte ad ingannare e manipolare l’opinione.

In linea di principio è una cosa buona combattere la cattiva informazione, il problema nasce quando si usa lo scopo come scusa per, in realtà, censurare tutto quello che viene ritenuto scomodo, come in un vero e proprio regime.

Così facendo si va anche contro all’Articolo 21 della Costituzione: “Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure“.

Il tema è decisamente attuale e vogliamo condividere, tramite uno dei suoi ultimi importanti messaggi, il pensiero di Giulietto Chiesa, giornalista e politico venuto purtroppo a mancare nel 2020, che ha saputo riassumere benissimo il quadro attuale in questo breve video:

Probabilmente, anche questo articolo verrà considerato scomodo, quindi etichettato come “Fake news” e censurato.

Musk denuncia Twitter

Il social lo aveva denunciato per aver ritirato l’offerta d’acquisto.
Sul piatto 44 miliardi di dollari.

Denuncia e controdenuncia.

È quanto è accaduto tra Twitter ed Elon Musk.

Il patron di Tesla, infatti, passa al contrattacco e presenta una causa contro Twitter, dopo che il social media lo ha denunciato per essersi ritirato dall’offerta di acquisto da 44 miliardi di dollari.

A riportare la notizia è “Reuters”, spiegando che la causa di Musk non è stata ancora pubblicata e quindi non si conoscono i dettagli.

Si sa, però, che i legali di Elon Musk l’hanno presentata poche ore dopo che il tribunale del Delaware ha convocato il processo per il 17 ottobre: un procedimento che Twitter spera costringerà il milionario a concludere l’operazione.

Paura di “essere tagliati fuori”? Forse soffrite di FOMO

È la fobia dei social network.
Come riconoscerla e come uscirne, passando alla JOMO.

Nell’attuale società iperconnessa dove regnano i social network, è un attimo sentirsi tagliati fuori.

La paura di essere in qualche modo esclusi genera senso di inadeguatezza, di non essere all’altezza, finendo magari anche in uno stato depressivo.

È bastato che i tre social networks di Mark Zuckerberg, Facebook, Instagram e Whatsapp non funzionassero per qualche ora il 4 ottobre di quest’anno, che tutti gli utenti hanno iniziato ad andare in panico.

La prima reazione è stata quella di riversarsi su Twitter cercando di capire se il problema fosse comune o inerente al singolo utente.

Questa paura, che si può definire fobia, prende il nome di FOMO: Fear Of Mising Out, ovvero appunto la paura di essere tagliati fuori.

Controllare lo smartphone appena ci si sveglia e come ultima cosa prima di andare a dormire, l’ansia di non perdere una notifica, percepire uno stato di frustrazione dai vari post, sono i sintomi della FOMO.

Lo scienziato sociale dell’Università di Oxford Andrew Przybylski, uno dei primi a studiare questa fobia, la descrive come una forma di ansia sociale che scaturisce dalla paura compulsiva di essere esclusi dalle vite degli altri.

Da sempre l’uomo ha cercato interazioni con gli altri individui, il che non è affatto un male, ma da quando abbiamo sempre in tasca lo smartphone come finestra sul mondo, questo istinto è stato esasperato fino alle sue estreme conseguenze. Ne deriva una vera e propria dipendenza dai social network che ci fa sentire quasi obbligati a controllare il telefono in continuazione per essere sempre aggiornati su tutto: addirittura 150 volte al giorno in media, stando a quanto sostengono alcuni studi.

Molto spesso, però, quello che vediamo sui social anziché aiutare il nostro livello di felicità genera un senso di sconforto, legato al fatto che le vite degli altri ci sembrano sempre più piene della nostra.

Non si parla di FOMO se l’esigenza è quella di essere aggiornati su ciò che accade nel mondo (cosa positiva), ma se questa viene vissuta in forma estrema portando, appunto, ansia di essere tagliati fuori.

Uno dei momenti più delicati è l’adolescenza dove i social network, per stare al passo con gli altri e sentirsi pari del gruppo, possono passare da utile canale di comunicazione a fonte di stress da cui è impossibile svincolarsi.

Lo stesso vale per i momenti in cui viviamo periodi di stallo e/o di insoddisfazione familiare o lavorativa o per chi ha poco autocontrollo e non riesce gestire le emozioni come dovrebbe.

I social influenzano in modo significativo questi stati d’animo perché nella storia l’uomo non è mai stato esposto a così tanti stimoli come al giorno d’oggi e la comunicazione non è mai stata così facile, economica e immediata.

Per capire se si soffre di FOMO, i sintomi sono i seguenti:

  • Ogni mattina, al risveglio, avere come primo pensiero quello di accendere il telefono;
  • Tenere gli occhi incollati allo smartphone mentre si mangia;
  • Tenere il telefono sotto mano anche quando si è ormai a letto in pigiama;
  • Sentirsi quasi obbligati a pubblicare post o stories a intervalli regolari;
  • Sentirsi inferiori agli altri quando non si ha niente di interessante da postare;
  • Temere, senza un motivo valido, di essere escluso dal gruppo dei pari;
  • Farsi prendere dal panico se non c’è campo o il telefono si spegne;
  • Avere l’impressione che gli altri siano sempre più felici, amati e di successo;
  • Rimuginare in continuazione su ciò che si vede nei social;
  • Non riuscire a liberarsi dallo scrolling compulsivo, anche se non dà alcuna soddisfazione.

Per combattere questa fobia, invece, si parla di JOMO: Joy of Missing Out, ovvero la felicità di staccare dal mondo e prendersi dei momenti per sé stessi, cosa che ormai sembra un privilegio.

Ne parla un articolo del 2018 pubblicato sul New York Times, di seguito citato:

Si può dire che io abbia avuto l’illuminazione quando, nel bel mezzo di un volo per Los Angeles – e di una giornata lavorativa newyorkese fitta di impegni – il WiFi ha smesso di funzionare. Nell’arco di pochissimo tempo sono successe due cose molto bizzarre. La prima: non sono precipitato a terra. La seconda: dopo essermi ripreso dalla rabbia e dall’implosione iniziale, ho lavorato con un’intensità e una produttività che non mostravo da secoli”.

Social: la Polonia ne limita il potere per legge

La decisione di eliminare contenuti o account dipenderà esclusivamente dalla legge polacca.
Verrà creato il “consiglio per la libertà di espressione”.

Una legge per limitare il potere dei social network.

Questo è quanto a cui il governo polacco sta lavorando, ormai da circa un mese, al fine di tutelare la libertà degli iscritti.

La legge prevederebbe infatti che il potere di eliminare contenuti e/o account non spetterà più ai proprietari dei social network (come ad esempio Facebook e Twitter), ma dipenda esclusivamente dal fatto che le pubblicazioni violino la legge polacca.

Per raggiungere l’obiettivo preposto, il governo avrebbe intenzione di creare un “consiglio per la libertà di espressione”; lo stesso sarebbe costituito da cinque membri, che avranno il compito di esaminare i reclami degli utenti che hanno visto eliminare dai social network le loro pubblicazioni o addirittura il loro account.

I membri del suddetto consiglio di garanzia non saranno politici, saranno nominati dal parlamento ed il loro mandato durerà sei anni.

Sul tema è intervenuto il ministro della Giustizia Zbigniew Ziobro:

Il consiglio tutelerà il diritto costituzionale alla libertà di espressione su tutti i social network che operano in Polonia.

Quanto alle tempistiche, stando a quanto dichiarato da Sebastian Kaleta, alto funzionario del ministero della Giustizia incaricato al dossier, si prevede di riuscire a far entrare in vigore la nuova norma a gennaio 2022.