Polonia e Ungheria bloccano il grano ucraino

Ue: “Azioni unilaterali inaccettabili”.
Per i due Stati l’acquisto dall’Ucraina mette a rischio le produzioni interne.

L’amicizia all’Ucraina è assicurata, ma non a tutti i costi.

Ungheria e Polonia hanno annunciato lo stop all’acquisto del grano ed altri prodotti agricoli dall’Ucraina, il quale risulta essere largamente sovrabbondante e troppo conveniente, tanto da mettere alle strette gli agricoltori dei due Paesi.

Come riferiscono Ansa e Notizie.it, riprendendo le parole di un portavoce della Commissione Ue, è arrivato immediatamente il monito dell’Ue ad entrambi:

Azioni unilaterali inaccettabili. Siamo a conoscenza degli annunci di Polonia e Ungheria sul divieto di importazione di grano e altri prodotti agricoli dall’Ucraina. Stiamo chiedendo ulteriori informazioni alle autorità competenti per poter valutare le misure. In questo contesto, è importante sottolineare che la politica commerciale è di competenza esclusiva dell’Ue e, pertanto, non sono accettabili azioni unilaterali. In tempi così difficili, è fondamentale coordinare e allineare tutte le decisioni all’interno dell’Ue”.

Per concludere in estrema sintesi, dunque, la posizione di Ungheria e Polonia è un sì al supporto all’Ucraina ma non a discapito dell’interesse nazionale.

Ungheria: non arresteremo Putin. Cpi: siete obbligati

Budapest si oppone alla Corte penale internazionale: decisione ostacola fine della guerra.

L’Ungheria non arresterebbe Vladimir Putin se mettesse piede sul suo territorio.

Budapest, quindi, dichiara di non aver intenzione di rispettare la decisone presa della Cpi di emanare un mandato d’arresto per Putin.

A dirlo, come riporta ANSA, è Gergely Gulyás, capo di gabinetto del premier ungherese Viktor Orban.

Sebbene Budapest abbia aderito alla Corte penale internazionale, ha spiegato, il trattato “non è stato ancora promulgato” poiché “contrario alla Costituzione“.

Il mandato di arresto, ha aggiunto Gulyàs, è inoltre “infelice” perché ostacola ulteriormente la fine della guerra.

Di contro, secondo un portavoce della Corte penale internazionale interpellato dall’ANSA, l’Ungheria invece “ha ratificato il trattato nel 2001″ ed ha “l’obbligo di cooperare con la Corte nel quadro dello Statuto di Roma“.