Piantedosi su Ong: “Navi private non sono lo Stato”

Il ministro tira dritto sul decreto migranti.
Continua il braccio di ferro.

Il giro di vite messo a punto dal governo per frenare l’immigrazione clandestina sta avendo i suoi effetti.

Lo dimostrano i continui lamenti delle organizzazioni non governative e della sinistra, che strepita davanti a un governo che fa il possibile per far rispettare la sovranità delle sue leggi e dei confini.

Dopo le recenti dichiarazioni di Giorgia Meloni sul tema dell’immigrazione (approfondimento al link), è Matteo Piantedosi, ospite de L’aria che tira su La7, a spiegare in maniera molto chiara: l’obiettivo è rallentare le partenze per togliere ai trafficanti di esseri umani la gestione delle migrazioni.

Abbiamo l’ambizione di gestire noi il fenomeno e non possiamo consentire a navi private che battono bandiere di Stati esteri di sostituirsi al governo italiano. Poi c’è anche il ‘pull factor’. Abbiamo riscontrato un abbassamento nella qualità di produzione delle barche su cui partono i migranti e questo favorisce le tragedie che poi succedono”, ha spiegato il ministro dell’Interno, esponendo le basi sulle quali si fonda il decreto. I numeri degli arrivi fin qui registrati sono importanti, ma durante l’intervista Piantedosi ha spiegato che “i primi due mesi di azione di questo governo hanno fatto segnare una flessione della curva di crescita rispetto all’anno precedente: un qualche segnale lo abbiamo lanciato“.

Il decreto in vigore dallo scorso 3 gennaio, nonostante dalle Ong e dalla sinistra si invochino interventi esterni, è perfettamente regolare; spiegando che tutto questo è fatto per cercare di rimettere ordine in un sistema per troppo tempo lasciato allo sbaraglio, il ministro dell’Interno ha continuato come di seguito:

Ci siamo mossi in linea con le convezioni internazionali: non neghiamo i salvataggi, non neghiamo che le persone vengano portare a terra ma cerchiamo di dare un quadro di regole“.

Nel frattempo, come riporta Il Giornale, le navi Ong continuano con la loro lagna:

Le nostre trattative con le autorità italiane per un porto più vicino purtroppo non hanno avuto successo. L’Italia non è aperta alla discussione e ha rifiutato categoricamente le nostre richieste. Non abbiamo quindi altra scelta che obbedire e proseguire verso nord“.

Così, invece, Msf, che arma la Geo Barents, che si sta dirigendo ad Ancona:

La nostra posizione resta invariata: è inaccettabile mandarci ad Ancona con altri porti idonei molto più vicini e, soprattutto, in queste condizioni meteo. Ancora una volta questa decisione prende di mira le Ong di ricerca e soccorso, ma il vero prezzo lo pagheranno le persone che fuggono attraverso il Mediterraneo centrale e si trovano in situazioni di disagio. Non rimarremo silenziosi e inattivi“.

Le Ong, quindi, continuano a voler imporre al governo la loro scelta per quanto concerne i porti da assegnare per lo sbarco dei migranti, senza considerare davvero quelle che sono le disposizioni del diritto internazionale, entro il quale il decreto Piantedosi agisce.

Ancona contesta Letta

“Buffone, vattene in Africa”.
L’attacco durante parlava di immigrati ed immigrazione.

Contestazione contro Enrico Letta ad Ancona, dove il segretario del Partito democratico si è presentato per un evento elettorale. Ma il primo uomo del Pd non è stato accolto come, forse, si aspettava.

Durante il comizio nel capoluogo marchigiano, tra il pubblico che si è presentato al suo comizio c’è stato anche un contestatore, che ha aspettato il momento giusto per far sentire la sua voce dal mucchio nel momento in cui Enrico Letta ha iniziato a parlare di migranti e immigrazione:

Buffone, vattene in Africa anziché portare i clandestini, vattene in Africa“.

È stato lo stesso segretario a rivelare l’accaduto, mostrando il video di quanto accaduto ad Ancona.

Subito dopo l’intervento del contestatore, Enrico Letta ha invitato tutti alla calma, visto che in suoi sostenitori hanno iniziato a insultare e ad attaccare il contestatore.

Qui il segretario del Pd ha risposto al contestatore:

Mi immagino cosa sarebbe successo se avessi detto quello che stavo per dire, cioè che la questione dei diritti civili ha a che vedere con tanti temi, ma se io dovessi dire quello che a me di questa legislatura ha fatto più vergognare tra ciò che questa legislatura ha promesso e non ha poi fatto è di gran lunga lo Ius scholae, che non abbiamo approvato“.

Enrico Letta continua a ribattere sullo Ius scholae, un tema fortemente divisivo, per il quale non c’è mai stata una promessa di istituzione.

È sempre stato solo il Pd a rilanciare il tema, in una legislatura, ancora in piedi, nella quale sono presenti anche Lega e Forza Italia, che non hanno mai appoggiato l’idea dello Ius scholae com’era stata impostata dal Pd.

Tanto più la Lega, che ha alzato le barricate contro il provvedimento fin dall’inizio, considerandolo un provvedimento non utile e, soprattutto, non sostenibile.

Lo stesso video del contestatore è stato condiviso da Matteo Salvini, che ha commentato:

Enrico stai sereno, il 25 vincono la Lega e gli italiani“.