Usa e Telegram criticano l’Ue

Il Dipartimento di Stato Usa: il Digital Services Act protegge i leader europei dal proprio popolo.
Durov: la tendenza nell’Ue è allarmante.

Il Dipartimento di Stato degli Usa critica il Digital Services Act dell’Ue, affermando, come riporta Giubbe Rosse, che protegge “i leader europei dal proprio popolo” e che “la censura non è libertà“.

Pavel Durov, fondatore e CEO di Telegram, inoltre dice che “la tendenza nell’Ue è allarmante“:

Mia figlia, l’autismo e il futuro che vogliamo scrivere

Una riflessione personale sulla Giornata dell’Autismo, tra conquiste, difficoltà e la speranza di un futuro più inclusivo.

La Giornata dell’Autismo è sempre passata un po’ in sordina nella nostra famiglia. Non perché non fosse importante, ma perché, fino a qualche anno fa, non sapevamo di doverla vivere con piena consapevolezza. La diagnosi di autismo per mia figlia è arrivata a 22 anni, quando ormai avevamo già attraversato insieme molte tappe della sua vita senza mai darle un nome preciso. Ora che ha 26 anni, guardo indietro e mi chiedo: come sarebbe stato se lo avessimo saputo prima?

Mia figlia è una guerriera, come ho raccontato nel mio blog. Ha affrontato il mondo con determinazione, superando ostacoli che noi, inconsapevoli, vedevamo solo come piccole difficoltà caratteriali. Ha studiato, si è laureata, lavora e vive da sola. La sua indipendenza è il frutto di un impegno costante, ma anche della sua straordinaria capacità di adattarsi e affrontare le sfide con coraggio.

Penso a quando era piccola, alle elementari. Il suo cervello elaborava le informazioni in modo differente, e io ho dovuto imparare un metodo per farle capire le lezioni, le nozioni, le formule matematiche. È stato un processo logorante per me e terribile per lei. Ogni spiegazione diventava una battaglia contro l’incomprensione, ogni compito un ostacolo da superare con fatica. Non sapevo allora che fosse autistica, ma sapevo che aveva bisogno di un approccio diverso, e così, senza rendermene conto, ho costruito per lei un ponte verso la comprensione.

Eppure, la diagnosi ha cambiato qualcosa. Non per lei, che ha semplicemente dato un nome a ciò che già sapeva di sé, ma per noi genitori. Ha illuminato tante situazioni del passato, spiegato quelle che ci sembravano solo stranezze o difficoltà passeggere. Ha portato con sé un senso di comprensione, ma anche un po’ di rammarico per non aver potuto sostenerla in modo più consapevole durante la sua infanzia e adolescenza.

Oggi, la Giornata dell’Autismo ha un significato nuovo per me. Non è solo una ricorrenza, ma un’occasione per riflettere su quanto sia importante comprendere, informarsi, ascoltare. Non si tratta solo di consapevolezza, ma di connessione, di empatia, di accettazione.

Mi emoziona vedere realtà come PizzAut, dove ragazzi autistici trovano un’opportunità concreta di lavoro e inclusione. Sono iniziative come queste che mostrano il vero significato dell’accoglienza e della valorizzazione delle capacità di ogni individuo. Ogni persona nello spettro ha qualcosa da offrire, e società più attente e inclusive possono fare la differenza nella loro vita e nel loro futuro.

Ma non basta l’iniziativa di pochi, serve un impegno concreto dello Stato. È ingiusto che le famiglie debbano affrontare da sole il peso dell’inclusione, dell’assistenza, del futuro. Il vero dilemma di ogni genitore di un figlio autistico è: cosa accadrà dopo di noi? Chi si prenderà cura di loro? È un interrogativo che pesa come un macigno, e che merita risposte più solide, strutturate, durature.

E poi c’è un altro aspetto fondamentale: il diritto di ogni persona di essere semplicemente sé stessa, senza etichette imposte dalla società. Mia figlia, come tanti altri, non vuole sentirsi definita da una diagnosi. Non è “diversa”, non è “speciale”, è semplicemente Alessia. Una persona con sogni, ambizioni, desideri. La società tende a incasellare tutto, ma il vero rispetto passa dal riconoscere che ogni individuo ha diritto a vivere senza sentirsi etichettato o limitato da definizioni preconfezionate.

Forse non ho vissuto questa giornata con la giusta attenzione negli anni passati, ma ora so che ogni giorno può essere un’opportunità per imparare, per accogliere e per sostenere chi, come mia figlia, vive il mondo con una sensibilità speciale. E voglio credere che, con il tempo, con l’impegno di tutti, anche lo Stato possa fare la sua parte, perché il futuro di queste persone non può dipendere solo dalle loro famiglie. La vera consapevolezza deve tradursi in azione e in cambiamento.

Caro Chatbot, scrivi tu?

Quando la tecnologia tenta di sostituire la creatività.

Non ho più il controllo del mio tempo. Voglio essere più produttiva, più incisiva. Quando scrivo, voglio trascinare il lettore dentro le mie parole, tenerlo incollato alla pagina, costringerlo a restare fino alla fine, senza scampo. Voglio che arrivi all’ultima riga con il fiato corto e il cuore in gola.

Mi siedo alla scrivania. Ieri ho fatto pulizia: via il superfluo, spazio alle idee. Foglio bianco davanti a me, penna scorrevole tra le dita. Perfetto. Adesso scrivo.

Uno, due, tre minuti. O forse ore.

Niente.

La mia mente è un deserto. No, peggio. È piena di pensieri inutili e molesti. Devo fare la spesa. Dovrei mettermi a dieta. Ho pagato la bolletta?

Devo uscire da questo loop.

— E ti pare facile?

Lo dico al foglio bianco. Lui mi guarda, impassibile. Giudicante.

Poi, un lampo.

— Potrei chiedere un aiutino.

L’IA! Il miracolo tecnologico che salva gli scrittori in crisi. Il chatbot che tutto sa e tutto può.

— Io ci provo. Vediamo che ne esce.

Apro il laptop.

— Ciao, dammi un’idea brillante per un racconto!

L’IA non si fa attendere:

IA: Certo! Un matrimonio tra due giovani, ostacolato da un signorotto potente!

Rimango impietrita.

— Ma questi sono I Promessi Sposi!

L’IA non si scompone.

IA: Ok, allora… un gruppo di giovani rinchiusi in una casa per dieci giorni.

Sgrano gli occhi.

— Questo è Il Decamerone!

Silenzio. Guardo lo schermo. Lo schermo guarda me.

Forse un giorno l’IA scriverà romanzi migliori dei miei.

IA: Secondo le statistiche, il 72% dei lettori non noterà la differenza!

Sorrido, chiudo il laptop. Prendo la penna.

— Sì, ma io voglio scrivere per il restante 28%.

Sipario

Ma prima che si chiuda del tutto, voglio lasciarvi una mia riflessione.

Se persino uno scrittore navigato può cadere nella tentazione di farsi scrivere un’idea dall’IA, o addirittura un testo, cosa succede ai più giovani? A quelli che devono ancora scoprire il brivido della pagina bianca, il piacere di cercare la parola giusta, la soddisfazione di un’idea che nasce dal nulla e prende forma, il piacere di scervellarsi a trovare la soluzione ad una funzione matematica?

L’IA risponde veloce, è brillante, non sbaglia la grammatica (quasi mai). Ma può insegnare il pensiero critico? Può sostituire il percorso, gli errori, i fogli accartocciati e le notti insonni che trasformano un pensiero vago in una storia indimenticabile, registrare un pensiero mentre corri al lavoro, perché hai paura di scordarlo?

Forse il vero rischio non è che l’IA scriva al posto nostro. Ma che ci faccia dimenticare quanto sia bello farlo da soli.

E su questo, il chatbot non ha nulla da aggiungere.

Arancina o arancino? Il mistero più croccante della Sicilia

Tra storia, leggende e sapori, la disputa più deliziosa della Trinacria.

Ci sono battaglie che segnano la storia dell’umanità: Atene contro Sparta, Coppi contro Bartali, cane contro gatto… e poi c’è la madre di tutte le dispute siciliane: arancina o arancino? Un duello epico tra Palermo e Catania che va avanti da secoli, senza vincitori né vinti, ma con un’unica certezza: alla fine, l’importante è mangiarla. Perché che sia rotonda o a punta, “accarne o abburro”, al nero di seppia, al pistacchio, al cioccolato o come tu la desideri e sogni, l’arancina è un capolavoro di ingegneria culinaria: croccante fuori, morbida dentro, un esplosione  di sapore… e potenzialmente letale per le camicie bianche, perché dovrà essere mangiata rigorosamente con le mani.

La diatriba tra arancina e arancino ha radici storiche e linguistiche profonde, legate alle tradizioni culinarie di Palermo e Catania.

Un viaggio tra storia e leggenda

L’arancina/arancino affonda le sue radici nell’epoca araba (IX-XI secolo), quando in Sicilia il riso era già diffuso grazie agli Arabi, che lo cucinavano con zafferano e spezie. Tuttavia, la versione impanata e fritta sembra essere un’invenzione successiva, probabilmente nata per rendere il riso più trasportabile e conservarlo meglio, soprattutto per i viaggi lunghi o le giornate di lavoro nei campi.

Palermo: l’arancina e il frutto dell’ispirazione

A Palermo, patria della versione tonda, il nome arancina è femminile perché si rifà al frutto da cui prende ispirazione: l’arancia. Il suo aspetto rotondo e dorato ricorda proprio il frutto degli agrumi siciliani, e la grammatica italiana segue questa logica: arancia → arancina.

Catania: l’arancino e la forma della tradizione

A Catania, invece, la versione più diffusa è quella con la punta, che secondo alcuni sarebbe un omaggio all’Etna. Qui il nome è arancino, maschile, perché si rifà alla parola arancio, l’albero. La regola linguistica vuole che il frutto sia femminile (arancia), ma l’albero maschile (arancio), e da questo deriverebbe il nome catanese.

Chi ha ragione?

Se chiedi a un palermitano, ti dirà che la Crusca ha stabilito che il termine corretto è arancina. Se chiedi a un catanese, ti risponderà che arancino suona meglio.

L’accademia della crusca, “Super partes” ha decretato esatte entrambe le versioni e pace in terra tra gli uomini siciliani .

Che alla fine, è il sapore che conta.

La verità?

Entrambe le versioni sono deliziose, e chiunque provi a risolvere la disputa finisce per dimenticarsene dopo il primo morso!

La ricetta dell’arancina/arancino, che tu la preferisca tonda o a punta, ecco come prepararla a casa!

Ingredienti (per circa 10 pezzi):

  • 500 g di riso (tipo Arborio o Carnaroli)
  • 1 bustina di zafferano
  • 1 litro di brodo vegetale
  • 50 g di burro
  • 100 g di parmigiano grattugiato
  • 200 g di ragù di carne (oppure besciamella e prosciutto per la versione “al burro”)
  • 150 g di piselli (opzionale per la versione al ragù)
  • 100 g di Provola dolce
  • 2 uova
  • Pangrattato q.b.
  • Farina q.b.
  • Acqua q.b.
  • Olio di semi per friggere

Procedimento:

  • 1. Cuoci il riso nel brodo con lo zafferano fino a completo assorbimento, poi mantecalo con burro e parmigiano. Stendi il riso su una teglia e lascia raffreddare.
  • 2. Prepara il ripieno: ragù di carne con piselli per la versione classica, oppure besciamella e prosciutto per la variante al burro.
  • 3. Prendi una porzione di riso, appiattiscila sulla mano, aggiungi un cucchiaio di ripieno più un pezzetto di provola(che fa filare le arancine) e richiudi formando una sfera (o un cono, se vuoi onorare la tradizione catanese!). Questo è il passaggio che definisce la mano da vero artista!
  • 4. Passa ogni arancina/arancino nell’emulsione di acqua e farina, oppure nell’uovo sbattuto e infine nel pangrattato.
  • 5. Friggi in olio caldo fino a doratura e lascia asciugare su carta assorbente.

P.s. per sapere quando l’olio raggiunge la giusta temperatura, non serve il termometro alimentare, basta inserire la punta di uno stuzzicadenti in legno, ti accorgerai che se fa le bollicine, puoi inserire le arancine.

E tu, da che parte stai?

Adesso tocca a te! Sei del team arancina o arancino? Preferisci la versione classica, al burro o una variante più creativa? Raccontalo nei commenti e, soprattutto… buon appetito.

Axel Springer acquista Politico

Il proprietario di Bild e Die Welt rafforza la presenza nelgli Usa.
L’accordo non verrà divulgato ma si parla di 1 miliardo di dollari.

Politico, il media specializzato in analisi ed approfondimenti sulla politica americana, è stato acquistato da Axel Springer.

L’editore tedesco, già proprietario di Die Welt e Bild, aveva già formato una join venture con Politico nel 2014 per il lancio di Politico Europe, nonché quindi la versione europea della rivista americana, attiva dal 2019 e con sede a Bruxelles.

Le parti hanno deciso di non rendere noti i termini dell’accordo ma secondo indiscrezioni riportate da Cnbc ed alcune valutazioni riportate dal New York Times, si parla di circa 1 miliardo di dollari.

Nell’accordo, che dovrebbe perfezionarsi entro la fine dell’anno, sono compresi il 50% del sodalizio ed il sito di tech news Protocol, lanciato nel 2020 e creato dallo stesso da Robert Allbritton, fondatore e presidente di Politico.

Come riporta Il Sole 24 Ore, nella nota si legge quanto di seguito:

Politico sarà complementare e rafforzerà il portafoglio di Axel Springer grazie alla sua voce autorevole in grado di offrire una prospettiva e analisi politiche da Washington e dagli Stati Uniti.

Nel portafoglio del gruppo troviamo anche Business Insider e Morning Brew.

La nota di Springer continua poi sostenendo che in quindici anni di storia Politico è emerso come una delle più influenti fonte di notizie nel mondo, oltre che uno dei principali modelli innovativi di successo nell’industria dei media del ventunesimo secolo.

Ad oggi, tra Politico e Protocol vi sono più di 500 giornalisti; con ricavi significativi derivati da abbonamenti business to business e pubblicità, entrambi di alto livello, il modello ha prodotto utili in crescita sana e costante, ed ha una strategia consolidata per una successiva espansione negli anni a venire.

Sul tema è intervenuto anche Mathias Döpfner, ceo di Axel Springer:

Politico può contare su un team eccezionale, che ha rivoluzionato il giornalismo politico digitale e stabilito nuovi standard: una vera stella polare. Consideriamo un onore e una responsabilità speciale contribuire a plasmare il futuro di questa realtà mediatica di prim’ordine. Il giornalismo di qualità oggettiva è oggi più importante che mai.

(Foto da internet)