Scontro Usa-Russia: “Non abbiamo armi chimiche, da Biden solo insinuazioni”

Mosca risponde a Washington.
A Kiev scatta il coprifuoco.

Mentre il conflitto russo-ucraino arriva al suo ventisettesimo giorno, non mancano i botta e risposta tra Usa e Russia, dove la tensione è sempre più alta e l’ambasciatore Usa a Mosca è stato convocato dal ministero degli Esteri per riferire sulle dichiarazioni del presidente americano (approfondimento al link).

Come riporta “Tgcom24”, infatti, dopo le parole di Joe Biden, che ha accusato Mosca di stare valutando “l’uso di armi chimiche e biologiche“, il Cremlino ha replicato: “Non ne abbiamo, solo insinuazioni“.

Il Pentagono, inoltre, ha aggiunto: “Stiamo vedendo dei contrattacchi delle forze ucraine contro Mosca“.

Sul tema è intervenuto anche il Papa che ha chiamato il presidente ucraino Zelensky dicendo “Prego e faccio tutto il possibile per la fine della guerra“.

Nel frattempo a Kiev è scattato il coprifuoco.

Iraq: assaltata l’ambasciata americana

Assaltata l’ambasciata americana a Baghdad.
I manifestanti sono riusciti a raggiungere il compound.

Un’inferocita protesta contro i raid Usa avvenuti domenica ai danni di diverse strutture di una milizia sciita filo-iraniana al confine tra Iraq e Siria, ha portato i manifestanti iracheni ad assaltare l’ambasciata americana di Baghdad.

L’assalto è riuscito, tanto che la folla imbufalita è riuscita a penetrare fino all’interno del compound. Solo grazie al lancio di gas lacrimogeni ha respinto i manifestanti e permesso all’ambasciatore ed al suo staff di fuggire mettendosi in salvo.

L’operazione che ha scatenato questa rivolta è quella ordinata dal Pentagono, appunto domenica scorsa, contro cinque basi di Kataib Hezbollah; l’offensiva americana, a sua volta, era una reazione ai recenti attacchi missilistici contro gli interessi americani nella regione, in particolare il lancio venerdì scorso di oltre 30 razzi contro una base Usa a Kirkuk che ha anche causato la morte di un contractor statunitense.

Sulla questione è intervenuto il premier iracheno Adel Abdul Mahdi ai manifestanti di lasciare l’area del compound dell’ambasciata americana a Baghdad; quest’ultimi, da parte loro, hanno invece dichiarato che non ne sarebbero andati fino a quando non verrà definitivamente chiusa l’ambasciata.