Riello in vendita

Il gruppo è stato fondato nel 1922 ed acquistato dagli americani nel 2015, che ora lo mettono in vendita.
Interessati soprattutto colossi cinesi per l’opportunità di acquisto di brand europei.

Le grandi multinazionali italiane, come Ariston Group, ma anche gruppi cinesi ed europei, si stanno muovendo per studiare il dossier del gruppo italiano Riello, big tricolore delle caldaie che il colosso statunitense Carrier Global Corporation ha deciso di mettere in vendita.

Riello è un marchio storico, nato nel 1922, con una forte presenza produttiva in Veneto, che dal 2015 ha una proprietà americana.

I suoi brand principali (Riello e Beretta) sono ricchi di tradizione e hanno catalizzato le attenzioni dei big del settore.

In lizza ci sarà molto probabilmente Ariston Group, il colosso italiano attivo nelle soluzioni sostenibili per il riscaldamento dell’acqua e degli ambienti, con 2,6 miliardi di fatturato e una forte esperienza di acquisizioni e creazione di sinergie.

In tema di M&A, come riporta Il Sole 24 Ore, Ariston ha realizzato una delle sue maggiori operazioni di acquisizione in Germania nel 2022 rilevando Centrotec Climate Systems con brand come Wolf. Ma la crescita è anche organica: Ariston ha già pianificato investimenti da 500 milioni di euro in Italia, dei quali circa la metà in ricerca e sviluppo. Ora il radar, secondo i rumors, sarebbe puntato proprio su Riello per costruire un grande polo tutto italiano.

Ma Ariston non sarebbe l’unico soggetto italiano in campo: il dossier sarebbe anche finito sul tavolo di Ferroli, gruppo veronese dei sistemi per il riscaldamento di proprietà del private equity britannico Attestor. Ci sono poi, in aggiunta, i compratori esteri, soprattutto i colossi cinesi. Fra questi svettano Haier, multinazionale leader a livello mondiale nel settore degli elettrodomestici, e Midea, tra i principali produttori cinesi di elettrodomestici.

Si tratta di colossi da decine di miliardi di fatturato, che cercano opportunità di acquisto nei brand europei: Midea ha di recente comprato il gruppo svizzero Arbonia climate, diventando proprietario anche di un marchio italiano come Sabiana.

Il dossier Riello è poi stato anche accostato a francesi di Groupe Atlantic, mentre è da capire cosa faranno aziende straniere come la tedesca Vaillant, l’olandese Bdr Thermea (con il marchio Baxi prodotto a Bassano del Grappa), l’altra tedesca Bosch, ma anche la multinazionale giapponese Daikin.

Disastro Green Deal: Cina nuovo principale fornitore elettrodomestici in Ue

Il Green Deal fa lievitare i costi di produzione europei.
La Cina cresce del 32% superando la Polonia (+3%) nelle vendite; spinge anche la Turchia.

Il maggior fornitore di grandi elettrodomestici nell’UE non è più la Polonia perchè è stata scalzata dalla Cina.

Il quotidiano Rzeczpospolita (“Rz”) riporta che la Cina ha aumentato le sue vendite nei mercati dell’UE di ben il 32%, mentre la Polonia solo del 3% nello stesso periodo, con vendite per un valore di 3,7 miliardi di euro.

Come riporta Polonia Oggi, la cosa ha destato un po’ di stupore, soprattutto per l’aumento dei costi delle forniture dall’Asia durante la pandemia ed i problemi di disponibilità dei componenti.

Secondo “Rz”, l’industria dei grandi elettrodomestici considerava piuttosto la Turchia come la principale minaccia per la posizione delle fabbriche polacche, poiché sta aumentando costantemente le esportazioni verso l’Europa.

Le importazioni dalla Cina stanno aumentando perché in Europa l’aumento dei costi di produzione, causato principalmente dal Patto Verde europeo, è così elevato che la redditività sta diminuendo. Di conseguenza, i produttori stanno chiudendo le fabbriche”, ha dichiarato al “RzMarcin Majchrzak, direttore generale del gruppo cinese Haier.

“L’aumento delle importazioni dalla Cina è anche il risultato dei programmi governativi a favore delle aziende. Si tratta di una politica di sostegno alle esportazioni da parte delle autorità cinesi, che riduce i costi di produzione e di trasporto. L’effetto si nota non solo nel settore degli elettrodomestici, ma anche nell’e-commerce o nel settore automobilistico”, ha dichiarato un produttore, citato da “Rz”.

Candy ferma la produzione a Brugherio

I cinesi della Haier, proprietari del marchio, hanno chiuso anche uno stabilimento in Romania.
Probabile a Brugherio si produca altro ma non si sa ancora cosa.

La crisi dell’elettrodomestico si fa sentire anche negli stabilimenti europei della cinese Haier.

Annunciata la chiusura di una fabbrica in Romania (ad Aricestii Rahtivani, entro marzo), ad andarci di mezzo è anche l’Italia, in particolare lo stabilimento storico della Candy di Brugherio (il gruppo cinese nel 2018 ha rilevato per circa 500 milioni le attività della famiglia Fumagalli).

Come riporta Il Corriera della Sera, nell’area produttiva di Brugherio oggi lavorano circa 175 persone di cui 125 operai; altri 750 colletti bianchi nel centro servizi.

L’intenzione dei manager di Haier, che ieri hanno incontrato i sindacati, sarebbe quella di fermare la produzione di lavatrici a giugno ma sarebbe previsto nello stesso tempo un piano per garantire la continuità occupazionale. Come dire, le lavatrici sarebbero sostituite da qualcosa d’altro; che cosa, però, non si sa (forse si potrà capire qualcosa di più dall’incontro in Assolombarda del prossimo 29 gennaio).