Smart working in crescita nel 2025. E a Verona apre un nuovo hub per professionisti, free lance, start up e aziende

La rete di spazi coworking CozyWork inaugura la terza sede nella città scaligera. In cantiere il modello franchising per la crescita nazionale

Lo smart working in Italia torna a crescere nel 2025. Lo dicono i dati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, secondo cui i lavoratori da remoto in Italia sono oggi 3,57 milioni, in crescita dello 0,6% rispetto al 2024. Numeri che confermano come il lavoro agile abbia superato la dimensione emergenziale per trasformarsi in una componente strutturale del mercato del lavoro italiano. Questa stabilizzazione, tuttavia, non significa immobilità. Il modo in cui le persone lavorano da remoto sta cambiando rapidamente: molti non vogliono più restare confinati nelle mura domestiche e stanno scegliendo soluzioni alternative che coniugano flessibilità, professionalità e benessere. 

In tale scenario si inserisce l’espansione di CozyWork, la reta di spazi coworking nata nel maggio 2024 a Verona. Il gruppo inaugura infatti mercoledì 10 dicembre 2025 la sua terza sede nella città scaligera, a soli sei mesi dall’apertura della seconda location. Il nuovo hub di coworking occupa 700 mq in zona Verona Sud, e rappresenta il più grande spazio della rete fondata dall’imprenditore Angelo Spinalbelli. Una struttura progettata per rispondere alla crescente domanda di spazi di lavoro flessibili e professionali da parte di freelance, dipendenti in modalità ibrida e aziende. L’hub – che si aggiunge a quelli già presenti nelle zone Verona Fiera e Verona Nord – ospita uffici privati, postazioni in modalità coworking, sale riunioni attrezzate, una learning area dedicata alla formazione professionale e un’elegante lounge di 100 mq dove ricevere ospiti, rilassarsi o addirittura fare yoga con attrezzatura dedicata. 

«Negli ultimi anni è emersa una domanda radicalmente diversa rispetto a quella dell’ufficio tradizionale», spiega Angelo Spinalbelli, fondatore di CozyWork. «I coworking non sono più territori esclusivi delle start-up tech: oggi attirano professionisti, dipendenti full remote o in modalità ibrida, freelance e aziende consolidate che cercano flessibilità, contenimento dei costi e ambienti moderni per attrarre talenti».

In soli 18 mesi di attività, CozyWork ha registrato risultati significativi: quasi 200 coworker accolti nelle prime due sedi; servizi erogati ad aziende di rilievo tra cui Holidu, Tyson Food, Proda Alimenti, Flatpay e studi dentistici Zanotto; crescita del 200% in termini di superficie disponibile dall’avvio. 

«La domanda di coworking – prosegue Spinalbelli – non è più un fenomeno esclusivo delle grandi metropoli come Milano, Roma o Napoli. Anche nelle città medio-grandi come Verona c’è un ecosistema vivace di professionisti, PMI innovative e lavoratori ibridi che cercano alternative all’ufficio tradizionale e alla casa. Questa è una conferma che il cambiamento nel modo di lavorare è trasversale e diffuso su tutto il territorio nazionale». 

Il contesto: oltre i limiti del remote working domestico

Il successo di spazi di coworking, business center e members club come Soho House e The Social Hub – che offrono interazioni, socialità e aree di lavoro – risponde a criticità emerse con chiarezza dopo cinque anni di smart working diffuso, troppo spesso inteso come home working, vale a dire lavoro da casa. Un sondaggio del servizio di psicologia online Unobravo diffuso a novembre 2025 rivela che il 27% dei lavoratori da remoto fatica a disconnettersi, il 26% sperimenta isolamento e il 22% percepisce un impatto negativo sul benessere mentale.

Quest’anno l’Inail ha introdotto un modulo specifico per la valutazione dello stress lavoro-correlato nel remote working, con focus su carico tecnologico, confini casa-lavoro e disponibilità oraria.

«Il nostro approccio è operativo, non ideologico – prosegue Spinalbelli -. Offriamo ciò che manca nel lavoro da casa: connessione professionale, spazi attrezzati, separazione tra vita privata e lavorativa, opportunità di networking. Elementi che stanno diventando essenziali per il benessere dei lavoratori».

Prossimi sviluppi: il modello franchising

Parallelamente all’apertura della terza sede, CozyWork sta sviluppando un modello in franchising per espandere la propria presenza in altre città italiane. Il progetto, attualmente in fase di definizione, punta a rendere replicabile il format di spazi flessibili e servizi integrati che ha caratterizzato il successo del brand a Verona.

Greta Thunberg colora il Canal Grande di verde: daspo e multa per l’attivitsta

Ha versato fluoresceina con altri 36 attivisti.
Zaia: stupito dalla sua presenza nell’inutile protesta, peraltro con un gesto che ha conseguenze sull’ambiente; più che sensibilizzare cercano visibilità.

Daspo urbano di 48 ore da Venezia per Greta Thunberg e 36 attivisti di “Extinction Rebellion” che sabato 22 novembre hanno partecipato a un’azione dimostrativa non autorizzata, che ha visto diventare verdi le acque del Canal Grande. L’esponente svedese, dal Ponte di Rialto, ha versato fluoresceina nel canale sottostante per tingerlo di verde. Con il daspo è arrivata anche una multa di 150 euro.

La giovane attivista svedese, come riporta Tgcom24, nei giorni precedenti era stata a Verona tra gli ospiti principali dell’assemblea pubblica che ha visto studenti e attivisti occupare l’aula magna del polo Zanotti dell’Università.

Thunberg ha partecipato poi alla manifestazione non autorizzata a Venezia insieme al collettivo ambientalista che ha sversato il colorante da un vaporetto e che ha realizzato flash mob in più città.

Sull’episodio, stupito dalla presenza di Greta tra gli autori dell’inutile protesta, è intervenuto anche il Governatore del Veneto Luca Zaia:

Un gesto poco rispettoso per le nostre città, la loro storia, la loro fragilità. Un gesto, peraltro, che rischia di avere anche conseguenze sull’ambiente. Resto ancora più stupito nel vedere anche Greta Thunberg tra gli autori di questa inutile protesta, che evidentemente puntano – più che a sensibilizzare sull’ambiente – a dare visibilità a loro stessi. È chiaro che a costoro dell’ambiente e delle nostre città, nonché della loro fragilità, non interessa assolutamente nulla“.

Bauli acquisisce Olivieri 1882

L’azienda di Verona acquista l’80% di quella di Arzignano (Vicenza).
La Olivieri 1882 ha chiuso il 2024 con utile di circa 6 milioni (+50%).

Una operazione che “rappresenta un investimento strategico rilevante, coerente con i nostri obiettivi di crescita a lungo termine. È il risultato di un’attenta analisi delle opportunità di mercato e delle sinergie industriali che questa acquisizione può generare: l’impegno economico riflette la nostra convinzione nel valore del progetto e la volontà di rafforzare ulteriormente la nostra posizione nel settore, creando le condizioni per uno sviluppo duraturo e responsabile”.

Parole di Fabio di Giammarco, ceo del Gruppo Bauli che ieri ha annunciato l’acquisizione di una quota di maggioranza, pari all’80%, di Olivieri 1882, storico laboratorio di pasticceria artigianale fondato nel 1882 ad Arzignano (Vicenza).

Un’unione, come riporta Il Sole 24 Ore, fondata su valori comuni: qualità assoluta, rispetto per la tradizione e visione internazionale. da un lato Bauli, azienda italiana leader nel settore dolciario fondata nel 1922 a Verona come piccola pasticceria artigianale. È il principale operatore a livello nazionale nel segmento ricorrenze dove detiene oltre un terzo del mercato a Natale e a Pasqua: circa 1.300 dipendenti nel mondo e sette siti produttivi, di cui sei in Italia. Dall’altro lato Olivieri 1882, che dei grandi lievitati ha fatto la propria centralità e identità.

Olivieri 1882 continuerà a operare in piena autonomia, mantenendo identità, team e libertà creativa.

Guidata oggi da Nicola e Andrea Olivieri, quinta generazione della famiglia, Olivieri 1882 ha conquistato negli anni una posizione di rilievo nella produzione dei grandi lievitati artigianali, simbolo di eleganza italiana e innovazione del gusto. I punti di forza sono l’anima artigianale e un processo produttivo certificato dall’Università di Padova, che consente di gestire alti volumi senza compromettere la qualità dei prodotti, insieme alla cultura digitale.

Nicola Olivieri, ceo di Olivieri 1882, ha commentato come di seguito:

L’ingresso di Bauli nel capitale di Olivieri 1882 rappresenta una scelta strategica e di visione. Abbiamo scelto Bauli perché partner con un eccellente centro di ricerca e sviluppo e un know-how organizzativo internazionale, oltre che realtà storica e leader di mercato. Questa combinazione ci offre una struttura in grado di portare l’eccellenza artigianale italiana a un livello ancora più alto, accelerando il nostro percorso di espansione globale. Continueremo a guidare l’azienda, in piena coerenza con i valori e la qualità che ci hanno sempre distinti”.

Olivieri 1882 ha chiuso l’anno fiscale al 31 dicembre 2024 con ricavi pari a 5,8 milioni di euro, in crescita di oltre il 50% rispetto all’esercizio 2023. Anche l’Ebitda registra una crescita significativa, passando da 0,8 a 1,4 milioni di euro.

Emergenze e prospettive settore sociosanitario: sessione tematica Convegno nazionale di pastorale della salute a Verona

È allarme: senza infermieri impossibili le cure.
Costantino: “La professione infermieristica sta perdendo attrattività. Occorre intervenire”.

“Per rendere nuovamente attrattiva la professione infermieristica è necessario migliorare il trattamento di tali figure così da invertire la drammatica situazione di carenza che, qualora non si trovasse una soluzione, potrebbe minare alla base la capacità del SSN di rispondere alle esigenze dei cittadini”.

Questa la considerazione di esordio dell’intervento di Giovanni Costantino nella sessione tematica (ST9) sulle Emergenze e prospettive nel settore sociosanitario del XXV Convegno nazionale di pastorale della salute, organizzato in questi giorni a Verona dal corrispondente Ufficio della Cei diretto da Don Massimo Angelelli.

Il Capodelegazione Aris ha sottolineato come “anche nel comparto pubblico i livelli retributivi siano cresciuti troppo poco, in misura inferiore all’inflazione”.

Se si guarda alle strutture private, inoltre, il dato è ancora più evidente, soprattutto nell’area della territorialità, anche se “l’attuale situazione – prosegue Costantino – non può addebitarsi alle singole strutture, le cui condizioni economiche, a causa del mancato adeguamento di rette e tariffe, non hanno sinora consentito di incrementare le retribuzioni”.

Per cambiare un simile quadro, secondo il giuslavorista, è necessario “uniformare quanto più possibile i ccnl del settore privato, che dovranno tendere a quelli pubblici, così da evitare disparità di trattamento e da consentire peraltro alle strutture una maggiore forza di contrattazione con il SSN”.

Non si può, inoltre, eludere il problema della sostenibilità. “A tal fine – ribadisce – è necessario chiedere al SSN di fornire al settore privato le risorse necessarie per i rinnovi contrattuali, adottando metodi che premino le strutture più virtuose e, quindi, differenzino la copertura in funzione alla qualità e quantità di tali servizi”.

Qualità della vita: ecco le migliori e le peggiori città

La classifica della soddisfazione dei cittadini.
Meglio le città piccole. Ultima in classifica una città italiana.

Arriva la sesta edizione del Rapporto 2023 sul qualità della vita nelle città europee.

Il sondaggio è stato pubblicato per la prima volta nel 2007 e, come riporta Il Sole 24 Ore, misura la percezione dei cittadini di 83 centri urbani maggiori (di cui sei italiani: Palermo, Napoli, Roma, Bologna, Torino e Verona) distribuiti in Europa (incluso il Regno Unito) o affacciati sul Mediterraneo, attraverso interviste effettuate nell’aprile del 2023ad un campione di 71.153 persone.

A differenza di altre indagini, come ad esempio proprio quella de Il Sole 24 Ore inerente alla qualità della vita nella province italiane, non raccoglie informazioni statistiche oggettive ma rileva l’opinione soggettiva dei cittadini in relazione a determinati aspetti della propria vita.

i risultati, quindi, fotografano il livello di soddisfazione percepita dai cittadini.

Ne emergono i seguenti due podi: le migliori sono Groningen (terza con un gradimento di 95,52%), Copenhagen (seconda con un gradimento pari al 95,72%) e Zurigo (prima con un gradimento del 97,08%); le peggiori, invece, sono Atene (terzultima con un gradimento del 64,97%), Istanbul (penultima con un gradimento pari al 64,86%) e Palermo (ultima con un gradimento del 62,03%).

Grande differenza di punteggio anche tra centri urbani della stessa nazione con, ad esempio, Verona che vede un gradimento dell’89% e Palermo del 62%.

Le maggiori diminuzioni rispetto alla precedenza classifica sono state registrate a Londra (-8%), Vienna, Bologna e Miskolc (tutte -6%).

Gli incrementi maggiori, invece, sono stati quelli registrati da Belgrado (+6%), Skopje (+4%) e Liegi (+3%).

Ancora, si nota che l’89% delle persone che vivono in città con meno di 250.000 abitanti sono soddisfatte, mentre la media scende all’86% di soddisfazione per le città intermedie. Tutte le grandi città (5 o più milioni di abitanti come Madrid, Parigi, Londra, Ankara ed Istanbul) presentano un livello di soddisfazione sotto la media.