S&P: Italia meglio della Germania

Mercato del lavoro solido, sistema bancario in salute e stimolo fiscale.
Broyer (S&P): “l’economia italiana ha sorpreso in positivo”.

L’Italia quest’anno crescerà e potrà godere di uno spread stabile, favorito da un mercato del lavoro solido e un sistema bancario in salute.

Sono alcune delle previsioni contenute nel Global Outlook dell’agenzia S&P Global Ratings.

L’agenzia americana, che lo scorso ottobre ha confermato a Roma la tripla BBB con outlook stabile, avanza sensazioni positive per il Paese anche in un contesto di rallentamento economico.

Nel 2024 «è probabile che l’Italia continui a fare meglio della Germania», ha affermato Sylvain Broyer, capo economista Emea di S&P Global Ratings, «l’economia italiana ha sorpreso in positivo lo scorso anno. Dodici mesi fa prevedevamo una leggera contrazione del Pil».

Per il 2024, invece, le stime aggiornate sulla crescita del Pil del nostro Paese è dello 0,6% (contro il +0,5% della Germania e lo 0,8% della media Ue), per il 2025 dell’1,2% e dell’1,3% per il 2026.

Ieri, sul fronte dei consumi, è arrivata dall’Istat la buona notizia della crescita dello 0,4% delle vendite al dettaglio (+0,2% in volume), alla seconda variazione mensile positiva. Un risultato anche per le politiche del governo, che l’anno scorso e con la manovra 2024 ha puntato sul recupero del potere d’acquisto con taglio del cuneo fiscale e riforma dell’Irpef.

Secondo S&P, il calo dell’inflazione (2,9% per quest’anno nell’Eurozona), la crescita dei salari e i tagli ai tassi d’interesse dovrebbero favorire dalla seconda metà dell’anno un’accelerazione della crescita dopo un semestre di stagnazione per l’economia Ue.

Per l’Italia «gli spread rimarranno ampiamente stabili». Come riporta Il Giornale, merito di un mercato del lavoro forte e anche dello «stimolo fiscale in arrivo dal Pnrr».

Per il Btp il picco dei rendimenti visto a settembre (5%) è ormai alle spalle «e ipotizziamo che quest’anno i titoli di Stato italiani raggiungeranno in media il 4,7%», ha affermato Broyer. Buone notizie anche per le imprese italiane con quattro quinti delle aziende che hanno un merito creditizio stabile, il che evidenzia una certa resistenza al rallentamento economico in atto e una situazione migliore rispetto agli altri più rilevanti Paesi Ue.

Tutto questo avviene mentre, secondo Bankitalia, il tasso sui nuovi mutui per la casa a novembre ha raggiunto il 4,92%, ai massimi da 15 anni. Mentre i prestiti al settore privato sono calati del 3,2% in dodici mesi e dell’1,2% per le famiglie.

Etiopia ufficialmente in default

Alto indebitamento estero e bassissime riserve valutarie.
Fondi speculativi alla finestra.

È scattato ufficialmente il default per l’Etiopia dopo il mancato pagamento della cedola semestrale da 33 milioni di dollari.

La scadenza era avvenuta in data 11 dicembre, ma l’Eurobond in questione (ISIN: XS1151974877) prevedeva un periodo di garanzia di 14 giorni. Pertanto, l’ultimo giorno per evitare l’evento creditizio è stato ieri 26 dicembre, anche se venerdì 22 era stato l’ultimo lavorativo entro cui provvedere al pagamento, come riporta InvestireOggi.

Il titolo è di 1 miliardo di dollari, stacca cedola su base annuale del 6,625% e teoricamente dovrebbe essere rimborsato a fine 2024.

Già S&P aveva declassato l’Etiopia al rating SD, ossia a Default Selettivo, prevedendo che il governo non avrebbe onorato il debito.

Esso stesso, in effetti, aveva annunciato prima del giorno 11 che non avrebbe effettuato il pagamento a causa delle basse riserve valutarie e della fragile posizione esterna del Paese.

L’Etiopia è il secondo stato africano più popoloso dopo la Nigeria e il terzo ad essere andato in default nel continente dopo Zambia e Ghana in era Covid.

Il suo debito pubblico risulta relativamente basso in rapporto al PIL (32% a fine 2022), ma non ci sono risorse per servirlo.

Il debito estero è elevato e le riserve valutarie bassissime, a causa di una bilancia dei pagamenti in forte deficit.

L’economia etiope, dunque, non è competitiva, per cui non attira capitali esteri e né riesce ad esportare in misura superiore alla quantità di merci e servizi importati.

C’è da dire che l’Eurobond 2024 ha segnato un balzo da meno di 59 a 67 centesimi in appena una settimana.

Il rendimento lordo alla scadenza supera attualmente il 63%, anche se dopo il default le negoziazioni saranno verosimilmente sospese sulle piattaforme internazionali.

Il boom non è del tutto irrazionale.: già con il mancato pagamento della cedola il governo aveva proposto uno schema di rinegoziazione prevedente l’ammortizzazione del capitale tra il 2028 e il 2032, il taglio della cedola al 5,50% e la sua corresponsione per metà nel quinquennio indicato.

I creditori stanno scommettendo, quindi, sulla capacità dell’Etiopia di giungere presto alla ristrutturazione del debito, anche grazie all’adesione al “Common Framework“, l’iniziativa del G20 che punta ad affiancare il Club di Parigi nella risoluzione delle controversie tra paesi emergenti e creditori.

D’altra parte, i prezzi dell’Eurobond sono già bassi da allettare i fondi speculativi.

Russia: Standard & Poor’s taglia rating a CC

Declassato il debito in valuta estera a lungo termine.
Problemi tecnici nei pagamenti dovuti alle sanzioni.

Il rating del debito russo in valuta estera a lungo termine è stato declassato da Standard & Poor’s da CCC- a CC.

A riportare la notizia è “Tgcom24”, aggiungendo che anche il rating del debito in valuta locale a lungo termine è stato declassato da S&P a CC da CCC-.

Entrambi rimangono sotto osservazione con implicazioni negative. Il commento di S&P, riportato da “Bloomberg” è stato il seguente:

Ci risulta che gli investitori non abbiano ricevuto il pagamento della cedola sugli eurobond denominati in dollari statunitensi del governo russo quando il pagamento era dovuto il 16 marzo 2022, a causa di difficoltà tecniche legate alle sanzioni internazionali“.

Prima di effettuare le sanzioni, era forse il caso di pensare anche alle conseguenze boomerang.

FCA migliora il rating

La fusione con Psa rafforza il titolo automobilistico.
S&P migliora la valutazione, Moody’s la segue.

La fusione tra FCA (Fiat Chrysler Automobiles) e Psa rafforza il gruppo.

Dopo che S&P ne aveva migliorato il rating, ora anche Moody’s fa lo stesso ed aggiorna il titolo facendolo passare da Ba1 a Baa3.

L’agenzia di rating americana, inoltre, ha elevato da Ba2 a Baa3 il giudizio sulle obbligazioni emesse o garantite dal gruppo automobilistico.

Con il rating a breve termine che passa da (P) NP a (P) P-3, l’outlook su tutti i rating è stabile.