Abbattuto il Jet di Prigozhin: morto il capo della Wagner

Abbattuto dalla contraerea russa tra Mosca e San Pietroburgo.
Wagner: “Conseguenze disastrose”.

Il jet privato di Evgheni Prigozhin, capo della Wagner, è stato abbattuto dalla contraerea russa e si è schiantato mentre era in volo tra Mosca e San Pietroburgo, nella regione di Tver.

A riportarlo, via Telegram, il canale “Zona grigia” legato al gruppo di mercenari, poi ripreso da Il Riformista.

Al momento non ci sono informazioni ufficiali sull’accaduto, ma secondo l’agenzia Tass tutte le dieci persone a bordo sono morte. Tra loro ci sarebbe lo stesso Prigozhin.

Stando a quanto riporta Adnkronos, per l’ufficialità si aspettano gli esami del Dna.

L’aereo su cui viaggiava Prigozhin è precipitato a due mesi esatti dalla tentata marcia su Mosca che Putin definì “una pugnalata alle spalle“. 

Il gruppo di militari mercenari del Wagner, scrivono:

Le persone che hanno dato l’ordine non hanno capito affatto lo stato d’animo dell’esercito e il morale. Che questo sia un insegnamento per tutti. Bisogna sempre arrivare fino in fondo”.

Questo, forse, riferendosi alla rinuncia del leader della Wagner di arrivare fino a Mosca nel giugno scorso.

Mercenari nazisti da 70 Paesi per l’Ucraina

Chi li paga finanziando la guerra?
Da dove arrivano i soldi che poi pesano sulle tasche dei cittadini?

La Russia sostiene che ci sono mercenari di 70 Paesi che combattono dalla parte dell’Ucraina.

Lo riporta Ansa, riprendendo la Tass che a sua volta cita il presidente del comitato investigativo russo, Aleksandr Bastrikin, intervenuto in una conferenza della Corte Costituzionale in occasione del Forum legale internazionale di San Pietroburgo:

Sono stati accertati il reclutamento e la partecipazione di mercenari, seguaci del regime nazista di oltre 70 stati, principalmente dall’Europa e dall’America, che perseguono la politica anti-russa più attiva“.

Se così fosse, chi sta finanziando la guerra? E con quali soldi mentre i cittadini affrontano inflazione e carovita?

Basandosi su quanto dichiarato da Bastrikin, gli artefici sarebbero l’Ue e gli Usa.

Bielorussia avverte: mezzo milione di addestrati pronti a intervenire

Nel caso in cui il conflitto in Ucraina dovesse estendersi pronto il supporto a Putin.

Il Ministero della Difesa bielorusso ha avvertito venerdì di avere a disposizione circa mezzo milione di reclute addestrate e pronte a entrare in azionese necessario” in caso di un’escalation del conflitto in Ucraina.

Stando a quanto riporta l’agenzia di stampa russa “TASS”, il ministero avrebbe dichiarato quanto di seguito:

Una risorsa di 500.000 reclute militari potrebbe unirsi alle Forze Armate bielorusse, se necessario, e stiamo parlando di una riserva addestrata“.

Il ministro della Difesa bielorusso Viktor Jrenin ha inoltre annunciato l’arrivo nel Paese dei missili Iskander e dei sistemi di difesa aerea S-400, che saranno presentati a ottobre. Entrambi i sistemi sono stati acquistati dalla Russia nel maggio di quest’anno, come annunciato dal presidente bielorusso Alexander Lukashenko.

Questa settimana Lukashenko ha confermato apertamente che il suo governo sta partecipando all’offensiva militare russa in Ucraina, dopo mesi di sforzi per sminuire la misura in cui è legato all’invasione ordinata a febbraio dal suo alleato, il presidente russo Vladimir Putin.

Il presidente bielorusso, che attualmente si trova a San Pietroburgo per il vertice informale dei capi di Stato della Comunità degli Stati Indipendenti – l’entità sovranazionale formata nel 1991 dalla Russia e dai Paesi satelliti subito dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica – ha anche detto che sta discutendo con Putinuna risposta appropriata” alle dichiarazioni del governo polacco che potrebbe proporre di trasferire nel Paese le armi del deterrente nucleare statunitense.

Come riporta “News 360”, Lukashenko sarebbe intervenuto come di seguito:

Avete già sentito dichiarazioni sul trasferimento degli arsenali nucleari in Polonia. Penseremo a come rispondere a questa situazione. Nessuno deve preoccuparsi, tutto andrà bene“.

Il presidente polacco ha insistito sul fatto che la richiesta era ancora in fase di esame e che non aveva rilasciato una dichiarazione formale in merito, dichiarando su “Gazeta Polska”:

La questione è in sospeso“.