Imprese: nel 2024 fatturato a 1,56 mld per le associate Univendita

Sinatra: risultati dell’anno precedente confermati nonostante le difficoltà.

Il fatturato 2024 delle imprese associate a Univendita è stato pari a 1,56 miliardi di euro, confermando i risultati dell’anno precedente.

Tra le categorie merceologiche, i beni durevoli per la casa fanno sempre la parte del leone con 697 milioni di ricavi (45% del totale), i prodotti alimentari valgono 414 milioni (26%), poi c’è la cosmesi e cura del corpo a 256 milioni (16%), i beni di consumo per la casa cumulano 120 milioni (8%) e infine altri beni e servizi per 76 milioni di euro (5%). Gli incaricati alla vendita delle associate sfiorano le 137mila unità, con le donne che rappresentano quasi il 90% del totale.

Sono questi i numeri emersi durante l’assemblea annuale della maggiore associazione della vendita diretta, aderente a Confcommercio. L’evento Univendita, che ha visto ieri la partecipazione delle 14 aziende associate, è stato ospitato quest’anno da BoFrost Italia, nella sua sede di San Vito al Tagliamento (Pordenone).

Ciro Sinatra, presidente di Univendita, ha commentato: “Nonostante il complicato scenario economico del 2024 e le difficoltà nel reclutamento di nuove venditrici e venditori – un problema che peraltro riguarda l’intero sistema Paese – il fatturato delle imprese Univendita ha confermato i risultati dell’anno precedente. Ciò testimonia la solidità intrinseca del settore che ha le risorse personali e materiali per performare positivamente pur in un contesto macroeconomico sfidante. Flessibilità e autonomia organizzativa, compensi commisurati all’impegno, prospettive di carriera e formazione continua gratuita – ha concluso Sinatra sono gli elementi che mettiamo in campo ogni giorno per rendere sempre più allettante e gratificante il lavoro nella vendita diretta”.

Formazione lavoratori e adeguamento competenze: più di 17 miliardi da FSE+ per colmare divario territoriale

Veneto e Friuli-Venezia Giulia guidano la classifica delle regioni più dinamiche.
FondItalia in controtendenza: il Sud traina con 1,3 milioni di euro di investimenti.

Il quinquennio 2018-2022 ha registrato investimenti regionali pari a 508 milioni di euro nella formazione continua dei lavoratori in Italia, con una media annua di 127 milioni erogati attraverso 132 avvisi regionali. Dai dati contenuti nel “Rapporto Inapp 2023 – Lavoro, formazione, welfare: un percorso di crescita accidentato” emerge, tuttavia, un significativo squilibrio territoriale che rischia di compromettere lo sviluppo omogeneo delle competenze nel Paese. Secondo i dati Unioncamere – ANPAL del 2022, le imprese che hanno realizzato attività formative rivolte ai propri dipendenti sono situate in prevalenza nel Nord Italia, soprattutto in Veneto e Friuli-Venezia Giulia (dove il 28,4% ha svolto attività formative), seguite dal Trentino-Alto Adige (27,2%). Per contro, le regioni meridionali, nonostante il maggiore fabbisogno occupazionale, hanno registrato tassi di partecipazione aziendale alla formazione significativamente inferiori.

La nuova programmazione del Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+), principale strumento dell’Unione Europea per gli investimenti sulle persone, rappresenta la leva strategica per il futuro della formazione professionale. Con una dotazione complessiva di 99 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, di cui 17,3 miliardi destinati all’Italia, il programma punta a sostenere l’occupabilità, l’inclusione sociale e l’istruzione di qualità. FSE+ 2021-2027 punta, pertanto, a correggere questi squilibri geografici attraverso una strategia articolata che prevede 17 Programmi Regionali, quattro Programmi Plurifondo specifici per le regioni del Sud e cinque Programmi Nazionali per supportare le aree più bisognose.

Mentre il divario territoriale nella formazione continua si conferma una criticità nazionale, FondItalia– il Fondo Interprofessionale promosso da UGL e Federterziario – segna una significativa controtendenza, con le regioni del Sud protagoniste degli investimenti formativi. I dati in esito al primo Sportello a valere sull’Avviso FEMI 2025.01, che ha registrato l’approvazione di 120 progetti per un valore complessivo di oltre due milioni di euro e il coinvolgimento di 557 imprese, infatti, testimoniano un quadro articolato circa la distribuzione territoriale dei Progetti: se la Lombardia guida con 111 imprese beneficiarie e 893 destinatari, è significativa la performance di regioni del Sud come la Sardegna, con93 imprese dei settori dell’agricoltura, commercio e turismo, e la Puglia che, pur con 43 imprese, registra investimenti rilevanti in termini di monte ore formativo, particolarmente nel settore manifatturiero. L’investimento complessivo nelle regioni meridionali (Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna) ammonta a oltre 1,3 milioni di eurouna cifra più che doppia rispetto ai quasi 500mila euro destinati alle regioni settentrionali (Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna). Anche sul fronte delle aziende beneficiarie il Sud dimostra una netta preponderanza rispetto al Nord del Paese con 222 imprese che hanno aderito a un progetto di formazione (contro le 176 del Nord Italia); più o meno lo stesso il numero di destinatari (1715 al Sud e 1907 al Nord), ma con una differenza significativa nell’intensità della formazione: più di 70mila ore di formazione nelle regioni del Sud, quasi il doppio rispetto alle 31mila ore nel Nord. Particolarmente significativo, per concludere, il ruolo delle microimprese, che rappresentano il segmento più attivo tra le beneficiarie: hanno ottenuto finanziamenti 330 imprese con meno di 10 dipendenti (che rappresentano circa il 60% delle imprese coinvolte in attività formative approvate a chiusura del primo Sportello del consueto Avviso annuale FondItalia. Un dato che evidenzia l’efficacia di FondItalia nel raggiungere e sostenere proprio quelle realtà che tradizionalmente faticano ad accedere alle risorse per la formazione.

I dati del primo Sportello a valere sull’Avviso FEMI 2025.01 dimostrano che il Sud sta rispondendo con dinamismo alle opportunità formative –commenta Egidio Sangue, direttore del Fondo-. Le piccole realtà imprenditoriali meridionali mostrano una crescente consapevolezza dell’importanza della formazione finanziata, contraddicendo il tradizionale gap Nord-Sud. L’esperienza di FondItalia dimostra che è possibile invertire questa tendenza –conclude Sangue-. Le microimprese del Sud che hanno avuto accesso alle risorse per la formazione grazie agli strumenti messi a punto da FondItalia mostrano tassi di partecipazione e risultati che contraddicono il tradizionale divario Nord-Sud in tema di formazione continua in impresa. Questi dati possono fornire indicazioni preziose sia per le Regioni italiane in un’ottica di implementazione dei nuovi programmi FSE+ destinati alla formazione dei lavoratori sia per le istituzioni in generale, augurandoci un sempre maggior coinvolgimento dei Fondi nell’ambito delle politiche attive per il lavoro“.

Electrolux chiude in perdita il quarto trimestre

-284 milioni di euro il risultato: peggio dell’anno scorso.
Pesa il Nord America. -5% in Borsa.

Electrolux chiude il quarto trimestre con un risultato operativo del Gruppo in perdita di 284 milioni di euro (-3,2 mld di corone svedesi; -2,0%) in sensibile aumento rispetto ai 168 milioni dello stesso periodo del 2022 (+68,4%).

È soprattutto la flessione nel mercato del Nord America a pesare sui conti della multinazionale svedese, che in Italia ha vari stabilimenti, con quartier generale a Porcia (Pordenone), dove si producono lavatrici.

In generale nel quarto trimestre le vendite nette sono stimate a 3,2 miliardi di euro, con un calo organico di circa l’1%, stando a quanto riporta Ansa.

In Nord America si è registrata una flebile domanda per il Black Friday, così come per il resto dell’anno, con un calo nei prezzi, in particolare nella refrigerazione, categoria chiave per quell’area geografica.

Inoltre, la chiusura di uno stabilimento e l’apertura di uno nuovo, di produzione di cucine, a Springfield ha avuto un impatto negativo sia in termini di costi aggiuntivi che di disponibilità dei prodotti.

Pesa, infine, una svalutazione di crediti d’imposta statunitensi per 107 milioni di euro.

L’annuncio dei risultati dell’ultimo quarto di anno, come segnalano i quotidiani del Fvg, ha fatto crollare di quasi il 5% le azioni alla Borsa di Stoccolma.

Dunque, si attende il 2 febbraio quando il gruppo svedese pubblicherà i risultati annuali.

Il gruppo in ottobre ha annunciato un piano di taglio di 3.000 posti di lavoro favorendo dimissioni anticipate, di questi 1.700 potrebbero essere in Europa e 400 dei quali in Italia (di cui 200 a Porcia) secondo fonti però non confermate.

Oggi 17 gennaio ci sarà su questo argomento un incontro tra l’azienda ed il coordinamento sindacale.

Fedriga: l’Europa sia solidale con la Germania

I tedeschi sono i tra i principali clienti del Firuli Venezia Giulia.
Il governatore: Futuro singoli Paesi non indifferente alle conseguenze che pagano gli altri.

L’Europa sostenga la Germania.

Lo ha detto il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, nella conferenza di fine anno, riferendosi alla difficile congiuntura economica che sta attraversando la Germania, con conseguenze anche sullo stesso Fvg.

Più precisamente, come riporta l’Ansa, le sue parole sono state le seguenti:

La Germania, uno dei principali clienti delle produzioni del Friuli Venezia Giulia, è uno dei grandi Paesi europei più in difficoltà in questo momento e nessuno deve festeggiare, anzi, serve la solidarietà dell’Europa per aiutare chi è in difficoltà. Serve aiutare perché il futuro dei singoli paesi dell’Europa non è indifferente rispetto alle conseguenze che gli altri Paesi dell’Europa stessa pagano“.

Italia: dramma scolastico

Un ragazzo su 66 non andrà alle superiori.
Tra i 18 ed i 24 anni alta percentuale senza diploma.

Catastrofe scolastica.

Questo è quello che sta accadendo in Italia dove, stando ai dati riportati da Il Sole 24 ore, un ragazzo su sei ed una ragazza su dieci non hanno il diploma.

Non solo. un ragazzino ogni sessantasei non andrà alle superiori.

La dispersione scolastica è un problema ancora molto attuale nel nostro Paese: secondo i dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito, infatti, i ragazzi tra i 18 ed i 24 anni che in Italia non hanno il diploma di maturità sono molti di più della media europea.

i tassi di abbandono per le scuole superiori sono oltre il 5% in Sardegna e tra il 4 ed il 5% in Sicilia e Campania.

La probabilità di abbandonare gli studi è correlata alla difficoltà a scuola, che a sua volta è legata alle condizioni socio-economiche del contesto familiare.

Nel Meridione l’incidenza di abbandoni tra i giovani i cui genitori hanno al massimo la licenza media raggiunge il 25,5% rispetto al 18,9% del Nord.

oltre a chi abbandona la scuola, secondo il Garante dell’Infanzia ci sono tantissimi studenti “in difficoltà“, cioè senza competenze adeguate in italiano, matematica ed inglese alla fine della terza media.

Per l’Italia si stima un valore medio che sfiora il 15%, come a dire che un ragazzo su sei è in difficoltà.

Si passa dal 30% dei ragazzi calabresi al 6,5% di trentini e friulani.