La cucina siciliana non è solo cibo: è rito, è memoria, è sacralità. Basta pensare a come si dimostra affetto in terra sicula, chi si preoccupa per te, chi ti vuole bene, non ti chiede come stai ma se hai mangiato. Non è difficile da capire se pensiamo che chi sta male in effetti non tocca cibo.
Toccare un piatto tradizionale è come mettere le mani su un affresco del ‘600: lo puoi guardare, lo puoi ammirare, scrutare, analizzare, lo puoi adorare ed emozionarti, ma guai a modificarlo. Eppure, nel mondo moderno, tutto è remixabile. Anche il cannolo ahimè, e non parlo dell’ormai famoso cannolo scomposto, nato dall’esigenza di un risparmio economico sulle rotture delle fragilissime cialde.
– Il cannolo sushi: una visione che fa tremare le nostre nonne sicule, quelle con il grembiule sempre addosso.
Alga nori, riso e ricotta.
Il Giappone incontra Caltanissetta, ma nessuno aveva chiesto questo incontro, soprattutto i nisseni.
– L’arancina gourmet: minuscola, servita su una lastra di ardesia, con crema di foie gras e polvere d’oro. Prezzo: quanto un pranzo di matrimonio a Bagheria.
Gustoso? E chi lo sa, era così piccola che neanche per provarne la cottura.
– La caponata destrutturata: melanzane sparse come se fossero reduci da una battaglia, con una riduzione di aceto balsamico che sembra un quadro di Pollock, e forse con lo stesso prezzo.
C’è chi dice che l’innovazione è vita ma non quella della tradizione che viene presa in ostaggio da chef con la pinzetta, forse è il momento di alzare la voce. O almeno la forchetta.
Però devo dire che la Sicilia resiste. Tra un food blogger che chiama la granita “sorbetto siculo” e un influencer che mette il pistacchio ovunque, noi continuiamo a friggere panelle e a mangiare cassate senza sensi di colpa. Perché certe cose non si toccano. O si toccano solo con rispetto. E con appetito.
E tu, “manciasti”???
Il Mondo di Ketty – Cannoli sushi e arancine molecolari: la vendetta della tradizione nella cucina siciliana
Toccare un piatto tradizionale è come mettere le mani su un affresco del ‘600: lo puoi guardare, lo puoi ammirare, scrutare, analizzare, lo puoi adorare ed emozionarti, ma guai a modificarlo. Eppure, nel mondo moderno, tutto è remixabile.