L’Iran tra l’accordo sul nucleare e le proteste degli studenti

L’Iran nel caos esterno ed interno: da una parte allo scontro con gli Usa si aggiungono le pressioni europee per l’accordo sul nucleare, dall’altra la rivolta degli studenti.

È in affanno la dirigenza della repubblica islamica dell’Iran.

Il conflitto con gli Usa sta producendo tutta una serie di reazioni a catena, sia dal punto di vista esterno che interno.

Se sono ormai noti gli accadimenti tra i due Paesi, dall’assalto all’ambasciata americana di Baghdad (approfondimento al link) all’attacco alle basi americane (approfondimento al link) passando per l’uccisione di Soleimani (approfondimento il link) e la presa di posizione di Israele (approfondimento al link), dal punto di vista esterno arrivano altre pressioni: Germania, Francia e Regno Unito avrebbero infatti alzato la voce contro l’Iran, dicendo che “deve assolutamente tornare a rispettare gli accordi sul nucleare” (approfondimento al link), ovvero uno dei motivi che hanno scatenato l’attacco da parte degli Usa.

Come se non bastasse, ad agitare le acque anche a livello interno arrivano le proteste degli studenti: veglie e manifestazioni davanti all’università di Teheran, poi estese per le città di Isfahan, Mashhad, Sanandaj e Amol, con epicentro la marcia verso piazza Azadi.

Tutti muniti di candele accese in mano ai canti di “morte al dittatore”, “chiedete scusa e dimettetevi”, “vergonga”. “il nemico non è l’America, è fra noi”, “via il capo delle forze armate”.

Proprio quest’ultimo coro, significherebbe “via la guida suprema Ali Khamenei”.

Le manifestazioni procedono poi rovesciando i simboli, strappando le immagini di Soleimani ed ancora evitando appositamente di non camminare sulle bandiere americana ed israeliana volutamente dipinte all’ingresso degli atenei, così da non calpestarle.

Ancora, la campionessa sportiva e medaglia olimpica di taekwondo Kimia Alizadeh, prima esaltata dal regime, ora annuncia di voler fuggire in Europa.

Trump, via Twitter, invita l’Iran a “non uccidere la propria gente” ed appoggia la protesta degli studenti.

Bielorussia: stop alle esportazioni di greggio verso la Germania

Stop alle esportazioni di greggio da parte della Bielorussia verso la Germania. Coinvolta anche l’italiana Eni.

Stop delle esportazioni di greggio verso la Germania per questo mese.

Questa è la recente decisione della compagnia petrolifera nazionale bielorussa, la Belorusneft; il motivo sarebbe la necessità da parte della Bielorussia di compensare le carenze di petrolio proveniente dalla Russia, inerente ad una disputa con Mosca.

Stando a quanto riferito Reuters da ben quattro fonti del settore, la Russia avrebbe interrotto le fornitore petrolifere verso Minsk dal primo gennaio sulla base di una controversia contrattuale. Tuttavia pare che due società russe, per la precisione la Russneft e la Neftisa, abbiano ripristinato le forniture il 4 gennaio.

Il fatto che la Bielorussia abbia dovuto bloccare le esportazioni verso la Germania è indice della difficile situazione negoziale, che in realtà caratterizza il transito di petrolio e gas tra Mosca e Minsk da circa una decina d’anni.

Le forniture della società Belorusneft, che fornisce oltre 100.000 tonnellate al mese di greggio a PCK Raffinerie GmbH nel nord-est della Germania, sono separate dal transito petrolifero russo verso l’Europa tramite l’oleodotto Druzhba, parte del quale arriva attraverso la Bielorussia e che finora non è stata interessata.

La proprietà della raffineria è così composta: Rosneft ne detiene il 54,17%, Royal Dutch Shell il 37,5% ed Eni l’8,33%.

Per il momento né BelorusneftRosneft hanno voluto rilasciare commenti in merito ed anche Vica Fajnor, portavoce di PCK, preferisce non rispondere alle telefonate di Reuters.