La cinese MingYang produrrà turbine eoliche in Italia

Investimento di circa 500 milioni di euro dopo la visita della Meloni in Cina.
Previsto un impiego di 1.100 lavoratori insieme all’italiana Renexia.

La cinese MingYang Smart Energy, l’azienda energetica italiana Renexia ed il ministero delle Imprese e del Made in Italy hanno firmato un accordo per la creazione di un impianto di produzione di turbine eoliche.

Lo ha reso noto il ministero in un comunicato, aggiungendo che l’accordo prevede un investimento di circa 500 milioni di euro, senza specificare come saranno ripartiti i costi.

Il memorandum of understanding arriva dopo che la scorsa settimana era stata annunciata un’alleanza tra un’azienda italiana specializzata in impianti fotovoltaici e un produttore cinese di componenti per pannelli solari.

Nonostante le difficoltà nello spedire turbine di grandi dimensioni, MingYang e la maggior parte degli altri produttori cinesi non hanno impianti di produzione in Europa.

La creazione di siti produttivi in cooperazione con i produttori cinesi di turbine eoliche e pannelli solari potrebbe evitare la perdita di competenze produttive in catene di fornitura cruciali, secondo alcuni Paesi europei, tra cui l’Italia.

Il ministro Adolfo Urso ha commentato come di seguito:

Questo importante accordo ci permette di sviluppare la produzione di turbine in Italia e una filiera nazionale estremamente competitiva“.

Come riporta Reuters, nei prossimi tre mesi i partner sceglieranno il sito per l’impianto, che dovrebbe impiegare fino a 1.100 lavoratori.

A fine luglio la premier Giorgia Meloni è stata in visita in Cina per rafforzare la cooperazione con la seconda economia mondiale e ripristinare i legami commerciali dopo l’uscita dell’Italia dal piano di investimenti infrastrutturali Belt and Road.

Automotive: Autobianchi e Innocenti potrebbero rinascere cinesi

Se i cinesi non crearenno occupazione sul suolo italiano per almeno 10 anni, l’accordo decadrà per legge.
I marchi potrebbero essere sottratti a Stellantis per aver superato i 5 anni di inattività.

L’idea del governo Meloni è semplice: cercare un gruppo cinese che faccia rinascere Autobianchi e Innocenti, ora nella piena titolarità di Stellantis.

Stando a Il Sole 24 Ore, con norme specifiche come decreti lo Stato potrebbe “incamerare” i marchi e concederne il diritto di utilizzo a titolo gratuito.

Il tutto avrebbe come presupposto il subentro nella titolarità del marchio che un’impresa intende cessare, per il loro non utilizzo da almeno cinque anni, nonostante di particolare interesse e valenza nazionale.

Il passo successivo sarebbe un contratto di licenza di almeno 10 anni a una Casa cinese finanziariamente robusta che potrà essere sciolto in caso di cessazione dell’attività o di delocalizzazione.

Ricapitolando: lo Stato subentra a Stellantis e gira i marchi al colosso orientale come BYD, Great Wall Motors, Chery, Dongfeng o JAF: se questi investono e creano occupazione, il progetto funziona; altrimenti si torna al punto zero.

L’obiettivo del governo è attrarre investitori cinesi. È fattibile?

Come riporta Autoappassionati, bisogna capire anzitutto quali possano essere le rimostranze di natura giuridica da parte di Stellantis, che non usa i marchi da ben oltre 5 anni e che sta smantellando la produzione in Italia spostandola all’estero in maniera ormai quasi totale.

Inoltre, se davvero un’industria orientale possa davvero essere interessata a giocare la partita coi marchi Autobianchi e Innocenti (non conosciuti all’estero) o se fare da sé coi propri loghi; l’esecutivo punta sul fascino del Made in Italy (il governo Meloni non solo ha creato l’apposito ministero dedicato alle imprese ed al Made in Italy ma anche un nuovo liceo– approfondimento al link) per ingolosire i dirigenti cinesi.

Infine, la stessa Unione europea potrebbe avere qualcosa da ridire: è impegnata nella battaglia anti Cina (è stata recentemente bloccata la vendita di una controllata Volkswagen ai cinesi – approfondimento al link), con extra dazi, e forse non vedrebbe di buon occhio un’apertura simile dell’Italia verso il Dragone.

Intanto, il ministero delle Imprese ha ottenuto la registrazione da parte dell’Ufficio brevetti di un marchio Innocenti e di un marchio Autobianchi con caratteristiche grafiche diverse da quelli di proprietà di FCA Italy (appunto, Stellantis).

Può darsi che il governo faccia valere una disposizione del diritto industriale: la decadenza dal marchio per mancato utilizzo durante cinque anni.

Italia: si cerca una seconda casa automobilistica

Bassi rendimenti e pochi investimenti in Italia.
Aiuti pubblici da decenni ma sede fiscale e produzione trasferiti all’estero.

Stellantis, forse per la prima volta sin dai tempi FIAT, potrebbe avere un competitor in Italia.

Il gruppo non riesce a rendere quanto dovrebbe rispetto alla concorrenza, non investe quanto serve in Italia ed assorbe aiuti pubblici dalla notte dei tempi (con FIAT) salvo poi trasferire sede fiscale e produzioni all’estero.

Non è una novità, infatti, che dopo aver spostato le sedi amministrative e fiscali tra Londra ed Amsterdam, anche le produzioni stiano sempre più migrando verso Paesi esteri ed addirittura extra-europei come, ad esempio, l’Algeria (approfondimento al link).

Questo non andrebbe molto bene al governo ed ora quei tempi, pare, stiano per finire. O almeno è quanto si desume dalle parole del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.

Come riporta Ansa, infatti, il ministro ha dichiarato quanto di seguito

Ho preso il dossier automotive fin dall’inizio della legislatura, ora vedo che anche gli esperti di economia, gli opinionisti e certamente i sindacati ritengono giusta questa valutazione. Siamo in campo e abbiamo contatti, interlocuzioni, ormai da almeno 8-9 mesi con alcune case automobilistiche che potrebbero nei loro progetti di sviluppo internazionale, che riguardano l’Europa, insediarsi anche in Italia. Il nostro progetto sull’automotive è chiaro: riteniamo che per sostenere la nostra importante filiera dell’indotto, la vera nostra grande forza fatta da una pluralità di imprese, è necessario un mercato interno che produca almeno 1,3 milioni veicoli: questo è l’obiettivo che ci poniamo da qui a qualche anno per garantire nella transizione energetica verso l’elettrico che l’indotto possa sostenere i livelli produttivi e occupazionali. Vogliamo aprire il mercato ad altri produttori e quindi sappiamo che accanto a Stellantis, che è una importante multinazionale che deve investire nel nostro Paese in modelli innovativi, in ricerca e nell’elettrico per l’auto del futuro, sarà necessario comunque un’altra casa automobilistica: questo percorso non si inventa in pochi mesi, siamo al lavoro per una seconda casa automobilistica da 8 mesi circa e pensiamo che l’obiettivo si possa raggiungere in un tempo congruo. Una volta l’Italia aveva due case automobilistiche, poi fu venduta l’Alfa Romeo – ha proseguito – ma invece di vederla a un partner internazionale, l’allora sinistra al governo, che aveva anche la presidenza dell’Iri, preferì venderla al produttore locale, chiudendo il mercato. Noi invece vogliamo aprire il mercato“.

Al via il liceo del Made in Italy

Prime classi attive dall’anno scolastico 2024-25.
Ecco il piano di studi e come iscriversi.

La legge n.206, con le disposizioni organiche per la valorizzazione e la tutela del Made in Italy, è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale.

Più precisamente, all’articolo 18 c’è la descrizione sul nuovo liceo del Made in Italy, che avrà la finalità di promuovere, in vista dell’allineamento tra la domanda e l’offerta di lavoro, le conoscenze, le abilità e le competenze connesse al “fatto in Italia“.

Le prime classi saranno attivate dall’anno scolastico 2024-2025, con la possibilità di iscriversi dalle ore 8:00 del 18 gennaio alle ore 20:00 del 10 febbraio; inoltre, le iscrizioni si potranno inoltrare su Unica, la piattaforma digitale del Ministero dell’Istruzione e del Merito.

Nel primo biennio sono previste 891 ore totali ed il piano di studi, come riporta Il Sole 24 Ore, sarà composto come di seguito:

  • 132 ore di lingua e letteratura italiana;
  • 99 ore di storia e geografia;
  • 99 di diritto;
  • 99 ore di economia politica;
  • 99 ore di lingua e cultura straniera 1;
  • 99 ore di matematica (con informatica);
  • 66 ore di lingua e cultura straniera 2;
  • 66 ore di scienzenaturali;
  • 66 ore di scienze motorie e sportive;
  • 33 ore di storia dell’arte;
  • 33 ore di religione cattolica o attività alternative.

Innovazione e Formazione Continua: le basi per un Made in Italy competitivo e sostenibile

Un convegno al Senato della Repubblica ha messo in luce le difficoltà del Sistema Paese a reperire le professionalità necessarie a mantenere elevati gli standard qualitativi del Paese.

Con i suoi 600 miliardi di euro, l’export Made in Italy vale da solo un terzo del PIL italiano. Secondo i dati diffusi dall’Agenzia governativa per la promozione all’estero (ICE), nel 2022 l’aumento delle esportazioni del nostro Paese sono aumentate del 20% rispetto al 2021 quando erano stati raggiunti i 516 miliardi di euro che avevano segnato un +7,9% rispetto al 2019. Il Made in Italy, dunque, vince e convince, ma rischia un brusco rallentamento dovuto a una situazione endemica del nostro Paese: la mancanza di maestranze e professionalità qualificate. I dati di Banca d’Italia, Unioncamere e Istat, infatti, sono concordi nell’affermare che, ogni anno, il mercato del lavoro lascia per strada oltre 140mila posti ad alta professionalizzazione a cui vanno aggiunti gli oltre tre milioni di NEET, giovani che non seguono nessun percorso scolastico e che non lavorano.

Queste tematiche e come affrontarle sono state oggetto del convegno organizzato da Expo Training in collaborazione con FondItalia (Fondo Formazione Italia) che si è tenuto oggi pomeriggio nella Sala Capitolare del Senato della Repubblica dedicato all’innovazione e alla formazione continua come fondamenta per un Made in Italy competitivo e sostenibile. L’evento, che ha visto la partecipazione di Paola Frassinetti, sottosegretaria al ministero dell’Istruzione e del merito, Tiziana Nisini, vicepresidente commissione Lavoro della Camera dei Deputati, Antonello Giannelli, presidente dell’ANP (Associazione Nazionale Dirigenti Pubblici), Egidio Sangue, direttore di FondItalia, Nicola Patrizi, presidente di FederTerziario e Carlo Barberis, presidente di Expo Training, ha posto l’accento sull’importanza di sviluppare nuove competenze e realizzare investimenti mirati per mantenere l’eccellenza del Made in Italy sui mercati internazionali attraverso una preparazione scolastica adeguata.

Nell’introduzione dei lavori, Valentina Aprea, esperta in politiche della formazione e lavoro, ha introdotto il dibattito, evidenziando «il rischio che i 300mila posti ad alto valore aggiunto, che verranno creati dal PNRR nel solo 2024 per accompagnare le transizioni digitali, ambientali ed energetiche, non siano coperti da tecnologi per mancanza di profili professionali adeguati».

Ad aprire gli interventi, la sottosegretaria al ministero dell’Istruzione e del meritoPaola Frassinetti, che ha parlato dell’istituzione del Liceo del Made in Italy che, dall’anno prossimo, sarà parte integrante dell’offerta scolastica italiana, che, ha detto, «rappresenta un’opportunità in più per gli studenti italiani. La storia del liceo del Made in Italy –ha continuato– è un’idea nata sei anni fa e che, già dalla sua ideazione, non aveva nessuna intenzione di sostituire i percorsi scolastici esistenti né andrà a toccare i settori specifici quali moda, agroalimentare, pelletteria. Si tratta, invece, di un istituto voluto per tutelare e promuovere il marchio italiano nel mondo. Si studieranno materie scolastiche, dalla storia dell’arte alla geografia economica, passando per la filosofia e il marketing territoriale, che inquadrano le potenzialità del prodotto italiano nei diversi territori con delle conoscenze specifiche che devono a essere approfondite per renderlo sempre più eccellente». Tiziana Nisini, vicepresidente della commissione Lavoro della Camera, ha posto l’accento soprattutto sui giovani: «I problemi delle competenze sono tanti –ha detto– e la mancanza di valorizzazione del capitale umano, lavoratori e studenti, ci ha portato alla situazione di oggi nella quale, lo sappiamo tutti, siamo in deficit di competenze. Soprattutto ai giovani dobbiamo rivolgerci perché abbiamo riscontrato un forte disorientamento scolastico. È stata da poco introdotta la figura dei “docenti tutor” per aiutare i ragazzi nella fase di studio e nel passaggio da un percorso formativo a un altro che ha ottenuto un’ampia partecipazione da parte dei docenti, dimostrando di amare la scuola, la buona scuola, e i nostri ragazzi che, non dimentichiamolo, sono svegli e intelligenti e hanno tanta voglia di porsi al centro della società».

Antonello Giannelli, presidente di ANP, l’Associazione nazionale dei dirigenti pubblici, ha puntato l’attenzione sulla «eccellente qualità dei tecnici e degli scienziati italiani. È vero che agli italiani piace mangiare bene, leggere bene, vestirsi bene e che tutti questi ambiti sono ben riconosciuti da tutti –ha spiegato-, ma è altrettanto vero che sanno realizzare apparecchi di altissima tecnologia e che la ricerca scientifica, la robotica, la meccatronica italiane sono eccellenza in tutto il mondo. L’intenzione del ministero di riordinare gli istituti tecnici è molto positiva perché significa riportare il livello scolastico tecnico ad una qualità superiore. L’idea che le materie umanistiche siano più auliche e formanti di quelle tecnico scientifiche è sbagliatissima. Non si tratta di preparazioni scolastiche in contrasto, e nemmeno in contrasto, ma complementari: utili le une per le altre perché dobbiamo ripartire da qui per rilanciare l’Italia e l’economia di questo Paese».

Egidio Sangue, direttore di FondItalia, ha introdotto il tema della formazione continua dei lavoratori precisando che «il Made in Italy si basa sul capitale umano. Potrebbe sembrare una banalità, ma è il lavoratore che crea la bellezza della nostra economiaAnche in questo ambito –ha precisato Sangue– rileviamo un’esigenza molto forte di sviluppare competenze pertinenti e realizzare investimenti mirati allo scopo di  mantenere alta l’eccellenza del Made in Italy nei mercati internazionali, da sempre icona di stile e qualità ambite in tutto il mondo. Per farlo sono necessari percorsi formativi dedicati per le persone già occupate e che, in tal modo, possono fornire il loro contributo per realizzare e valorizzare le produzioni italiane nel mondo. Parliamo di competenze economiche e di mercato per indagare il funzionamento dei settori produttivi tipici dell’Italia e consentire l’analisi dei contesti storico-geografici e artistici in cui nascono e si sviluppano le eccellenze italiane; competenze di marketing per valorizzare i diversi settori produttivi tenendo conto delle differenti vocazioni delle aree territoriali; competenze imprenditoriali, di tipo organizzativo e gestionale; ed infine, le competenze linguistiche, che ovviamente acquistano un ruolo di primo piano».

Per Nicola Patrizi, presidente di FederTerziario, la ricetta va ricercata nell’incontro tra domanda e offerta di lavoro: «In uno scenario di grande transizione globale –ha detto-, crediamo che l’investimento nella formazione e nell’accrescimento delle competenze che supportino lo sviluppo della sostenibilità e delle innovazioni rappresentino degli elementi imprescindibili per imprenditori e dipendenti già attivi ma anche per coloro che sono in procinto di accedere al mercato del lavoro. È un impegno che dobbiamo prendere anche per sanare la frattura tra offerta e domanda di lavoro e offrire alle imprese italiane profili professionali in grado di gestire le sfide globali. In questa ottica, tramite il Pnrr con le risorse aggiuntive di repower, l’UE prevede importanti risorse per la formazione che devono essere messe in campo in modo costruttivo, soprattutto per le Aziende, per migliorare le competenze nel settore energetico».

In conclusione, Carlo Barberis, presidente di Expo Training, nel presentare la prossima fiera del 7 novembre a Milano, ha commentato che «le problematiche emerse, sono alla base di quanto andremo a presentare durante Expo Training di novembre. È necessario prendere coscienza che la formazione è esistenziale per il nostro Paese, e per il Made in Italy in particolare, e che sia sostenuta con forza da tutti gli attori, pubblici e privati, perché la cultura, la preparazione, la formazione, lo abbiamo capito oggi durante questi lavori, sono alla base della nostra competitività in Europa e nel Mondo».