Ricercatori studiano come produrre idrogeno verde a basso costo

Ci sta lavorando un team di scienziati delle università polacche di Danzica e Torun.
Un processo di elettrolisi più efficiente ridurrebbe i costi di produzione.

Un team di scienziati dell’Università Tecnica di Danzica (PG) e dell’Università Nicolaus Copernicus (UMK) di Toruń sta collaborando per sviluppare metodi economici di produzione di idrogeno verde.

L’obiettivo principale è rendere l’elettrolisi dell’acqua più efficiente e accessibile, riducendo i costi associati alla produzione di questo combustibile pulito.

L’elettrolisi, che comporta la scissione dell’acqua in idrogeno e ossigeno utilizzando elettricità, è attualmente una delle tecniche più promettenti per ottenere idrogeno verde.

Tuttavia, i costi elevati dei catalizzatori e dell’energia necessaria rappresentano ostacoli significativi.

Il team di ricerca, come riporta Polonia Oggi, sta esplorando l’uso di materiali alternativi e processi innovativi per abbattere queste barriere economiche.

Uno degli approcci in esame riguarda l’impiego di catalizzatori a base di metalli non preziosi, che potrebbero sostituire quelli tradizionali più costosi come il platino.

Inoltre, si stanno studiando metodi per integrare fonti di energia rinnovabile, come l’energia solare ed eolica, nel processo di elettrolisi, al fine di ridurre ulteriormente i costi operativi e l’impatto ambientale.

Questa iniziativa rappresenta un passo significativo verso la transizione energetica della Polonia, promuovendo l’adozione di tecnologie sostenibili e la riduzione delle emissioni di gas serra.

La collaborazione tra istituzioni accademiche e l’industria potrebbe accelerare l’implementazione di soluzioni innovative nel mercato, contribuendo a soddisfare la crescente domanda di energia pulita a livello nazionale ed europeo.

Il progetto ha anche il potenziale per rafforzare la posizione della Polonia nel settore emergente dell’idrogeno verde, creando opportunità economiche e occupazionali nel campo delle tecnologie verdi.

Elettrico: Northvolt costretta a svendere lo stabilimento di Danzica

Non ci sono ordini per auto elettriche: stabilimento costato 1,6 miliardi venduto a 100 milioni.
Tra Polonia e Svezia licenziate 1.750 persone.

Il produttore svedese di batterie Northvolt ha annunciato la vendita della sua fabbrica di Danzica (in Polonia), che attualmente impiega circa 150 persone.

Secondo il quotidiano “Svenska Dagbladet” di Stoccolma, l’acquirente è il produttore di camion Scania.

Northvolt ha dovuto vendere lo stabilimento a causa dei problemi finanziari, stando a quando riporta Polonia Oggi.

Questi sono dovuti al ritmo più lento del previsto dell’elettrificazione nell’industria automobilistica.

Gli ordini di batterie per le auto elettriche sono diminuiti, dato che i produttori hanno rivisto i loro piani. Inoltre, l’azienda svedese ha subito una forte concorrenza dalla Cina.

In Svezia, Northvolt ha già licenziato 1.600 persone, di cui 1.000 nella sua principale fabbrica di celle per batterie a Skelleftea, nel nord della Svezia.

La vendita della sola fabbrica non ha superato i 100 milioni di corone svedesi, ovvero poco meno di 9 milioni di euro.

Sempre secondo il giornale, si tratta di una cifra molto inferiore a 1,6 miliardi di corone (ovvero circa 145 milioni di euro), l’importo che Northvolt ha investito nella costruzione della fabbrica dal 2021.

Northvolt System Industrial, che opera a Stoccolma e a Danzica, sviluppa e produce batterie per auto elettriche, oltre a sistemi di batterie per l’industria pesante e per macchinari specializzati off-highway, come quelli per l’industria mineraria.

Intel taglia il 15% del personale mondiale

17.500 persone perderanno il lavoro.
Tagli per 10 miliardi di dollari nel 2025.

In agosto l’azienda ha informato che intende raggiungere 10 miliardi di dollari di risparmio nel 2025 attraverso la riduzione del personale del 15% in tutto il mondo quindi quest’anno circa 17.500 lavoratori saranno licenziati.

Intel dice che queste decisioni sono necessarie per costruire un più snello e migliore modello dell’organizzazione del lavoro.

La settimana scorsa, come riporta Polonia Oggi, Intel ha annunciato un licenziamento collettivo nello stabilimento di Danzica, in Polonia, a causa di problemi finanziari.

Attualmente non ci sono informazioni precise su quanti lavoratori nella fabbrica di Danzica rischiano il licenziamento ma la società ha inoltre informato che sospenderà la costruzione della fabbrica a Breslavia, dove erano previsti 2.000 nuovi posti di lavoro (approfondimento al link).

Grano dall’Ucraina: la Lituania offre l’accesso

Si parla del fiume Niemen.
Dopo l’opposizione della Polonia rimane il rischio economico per i Paesi Ue.

La Lituania ha proposto di consegnare grano ucraino al porto attraverso il fiume Niman.

L’utilizzo di un corridoio d’acqua interno può essere la migliore soluzione logistica e contribuirebbe anche allo sviluppo del trasporto merci sul fiume più grande del paese.

Quando si trasporta il grano ucraino su rotaia e lo si ricarica a Kaunas, sarebbe necessario cambiare binario e trasbordare il carico da un treno all’altro, non una ma due volte.

L’eliminazione del trasferimento aggiuntivo del grano ridurrebbe significativamente i costi: il trasporto di merci per vie navigabili interne può essere più economico del 30-40% rispetto a quello via terra.

Inoltre, come riporta Italpress, è possibile migliorare le capacità di stoccaggio e trasbordo del grano dell’azienda Linas Agro, già operativa presso gli ormeggi di Niemen.

La costruzione della linea ferroviaria europea per Klaipeda richiederà tempo, tuttavia la Lituania potrebbe ricevere grano ucraino e altri carichi nel porto di Klaipeda includendo le sue vie navigabili interne nella catena di trasporto.

Il porto potrebbe diventare un’alternativa ai porti polacchi di Danzica e Gdynia, dopo la recente presa di posizione della Polonia di voler limitare gli acquisti di grano ucraino dicendo che penalizzano l’economia locale (approfondimento al link).

L’Ue, che si è schierata contro la decisone polacca, deve però capire le conseguenza economiche per i Paesi membri che queste decisioni potrebbero avere.