Amazon impone la fine dello smart working: si torna in ufficio

Il CEO: Amazon posto non adatto per coloro che vogliono lo smart working.
Il ritorno in ufficio dal 2 gennaio 2025.

Con una nota inviata ai dipendenti, il CEO di Amazon Andy Jassy ha annunciato la fine dello smart working, introdotto dall’azienda durante il Covid e successivamente prolungato con un piano di presenza in ufficio per tre giorni alla settimana.

Già negli anni della pandemia si era capito che il lavoro a distanza sarebbe stata una soluzione temporanea, prima con l’introduzione dello schema del lavoro ibrido, poi con le dichiarazioni dello stesso CEO che aveva definito Amazon il posto non adatto per coloro che vogliono lo smart working.

Si torna dunque allo stile pre-pandemia, con il lavoro da remoto che resta un’opzione ma che non deve essere considerato una cosa scontata; come riporta HD blog, infatti, le dichiarazioni dell’azienda sono state le seguenti:

Prima della pandemia non era scontato che le persone potessero lavorare da remoto due giorni alla settimana, e questo sarà vero anche in futuro: ci aspettiamo che le persone siano in ufficio al di fuori di circostanze attenuanti o se avete già un’eccezione di lavoro da remoto approvata tramite il vostro responsabile del team“.

Il ritorno in ufficio per tutta la settimana scatterà il 2 gennaio 2025, così che i dipendenti possano organizzarsi per tempo.

Smart working, Brunetta: è una perdita di tempo

“Il Governo Draghi ha scelto vaccini e lavoro in presenza”.
I sindacati: si continua a puntare il dito.

Il ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, si è scagliato contro lo smart working.

Secondo il ministro, il Governo Draghi ha deciso di perseguire la strada “vaccini e lavoro in presenza” rispetto a quella del “chiusi in casa e non vaccinarsi”. Come riporta “Notizie.it”, infatti, a SkyTG24 Brunetta ha dichiarato quanto di seguito:

Il Governo Draghi ha fatto la grande scelta, vaccini e presenza, vaccini con la gente sul posto di lavoro, non lo smart working, non chiudersi in casa e non vaccinarsi. Piuttosto che chiusi in casa con il telefonino sulla bottiglia del latte a fare finta di fare smart working, perché diciamocelo a far finta di lavorare da remoto, a parte le eccezioni che ci sono sempre, vaccini e presenza con l’organizzazione migliore del lavoro.

A queste dichiarazioni ha fatto seguito una risposta da parte dei sindacati, secondo i quali si continua a puntare il dito contro i dipendenti pubblici ed aggiungendo che, invece, lo smart working potrebbe prendere sempre più piede come nuova forma di organizzazione del lavoro. In particolare, queste sono state le parole di Tania Scacchetti, segretaria confederale della Cgil:

Continua a puntare il dito contro i dipendenti della pubblica amministrazione. Le sue dichiarazioni indignano e screditano il lavoro di tutti coloro che, in questi mesi di emergenza sanitaria, proprio grazie al lavoro agile e affrontando le difficoltà legate alla infrastrutturazione digitale, sono riusciti a garantire la continuità dei servizi, preservando al contempo la salute dei cittadini e dei lavoratori. A loro andrebbe detto grazie. L’innovazione della pubblica amministrazione a cui il ministro dice giustamente di tenere, non si raggiunge attraverso il controllo o il lavoro solo in presenza, ma valorizzando le professionalità e responsabilizzando così lavoratrici e lavoratori nelle proprie attività.

Lavoro, Brunetta: tra un mese il contratto da remoto

Il ministro annuncia la normativa parallela al lavoro in presenza.
“siamo in un momento magico”.

Il ministro della Pubblica amministrazione, Renato brunetta, è intervenuto al festival dell’innovazione organizzato da Il Foglio annunciando l’imminente arrivo della parte normativa del contratto da remoto: “un mese, e il contratto è fatto”, ha detto.

Lo stesso Brunetta, specificando che si tratterà della parte normativa e che sarà un pacchetto parallelo a quello del lavoro in presenza, ha aggiunto quanto di seguito:

Mettere tutti i lavoratori della Pa in cosiddetto smart working è stata un’idea intelligente ma non c’era un contratto, non c’era l’organizzazione del lavoro, non c’era la piattaforma tecnologica. Per questo mi sono arrabbiato, si voleva far diventare questa esperienza un modello, allora mi sono detto di fare innanzitutto un contratto e tra un mese per la prima volta ci sarà un vero contratto per il lavoro agile.

Il ministro ha poi concluso il suo intervento carico di ottimismo ed entusiasmo:

Stiamo vivendo un momento magico. Stiamo crescendo al 6%, e forse vi dò una piccola notizia: anche di più; se la strategia del green pass funziona e se questa onda, come dice il presidente Draghi, significa riaprire, noi viaggiamo verso il 7%. È una congiuntura astrale strepitosa questa cosa, però non può essere una fiammata, deve essere strutturale. Io ho questo numero in testa: 7 anni, che guarda caso è anche la durata del mandato del presidente della Repubblica.

Apple, i dipendenti non vogliono tonare in ufficio

Opposizione dei lavoratori allo stop dello smart working chiesto da Tim Cook.
Avviata una campagna per chiedere più flessibilità.

No al ritorno in ufficio.

Questa, in estrema sintesi, la risposta dei dipendenti Apple a Tim Cook con riferimento alla sua richiesta di tornare in ufficio almeno 3 giorni alla settimana entro settembre, precisamente nei giorni di lunedì, martedì e giovedì.

Nel rifiutare lo stop allo smart working, i dipendenti hanno anche scritto una lettera nella quale chiedono più flessibilità; la medesima lettera è stata pubblicata da The Verge e riporta quanto di seguito:

Senza l’inclusività che la flessibilità porta, molti di noi sentono di dover scegliere tra una combinazione delle nostre famiglie, il nostro benessere, e l’essere autorizzati a fare il nostro miglior lavoro, o essere parte di Apple. Nell’ultimo anno ci siamo spesso sentiti non solo inascoltati, ma a volte attivamente ignorati.

Con queste parole, i dipendenti, lamentano una “disconnessione” da parte della direzione sul tema del lavoro da remoto.

Cook sosteneva che gli mancasse il “ronzio dell’ufficio”, ma evidentemente i suoi dipendenti non la pensano come lui.

Mentre Apple scoraggiava il lavoro da casa prima della pandemia, Twitter e Facebook hanno invece dichiarato che i dipendenti possono lavorare da casa per sempre, anche dopo la fine della pandemia.