Draghi incontra le parti sociali

Sindacati chiedono di essere incisivi e non consultati a cose fatte.
No al salario minimo per legge, sì alla contrattazione.

Incontro a Palazzo Chigi tra il premier Mario Draghi e le parti sociali.

Come riporta FIRSTonline, i vertici di Cgil, Cisl e Uil riproporranno al premier le questioni indicate nella lettera inviata il primo settembre proprio a Palazzo Chigi. La richiesta principale sarà quella di poter incidere sulle scelte di governo, senza essere solamente informati a cose fatte.

In cambio hanno supportato il governo sulla linea del green pass, quindi ora chiedono il conto, come si suol dire.

Per far ripartire il lavoro Draghi metterà al centro delle trattative le riforme, propedeutiche per ricevere i fondi europei, che però portano con sé dei vincoli.

Sul tavolo, dunque, la riforma del fisco dove i sindacati chiederanno un taglio del cuneo a beneficio dei salari netti, la riforma delle pensioni dove i sindacati hanno posizioni vicini a quelle della Lega, la riforma della scuola, della Pubblica amministrazione, della concorrenza e della politica industriale e delle politiche attive del lavoro, che particolarmente interessano le parti sociali per ovvie ragioni.

L’obiettivo del premier Draghi sarà quello di far convogliare Confindustria e sindacati sugli stessi binari.

Un punto, invece, pare già vedere i sindacati d’accordo: niente salario minimo per legge, ma rafforzamento della contrattazione.

Diversamente le parti sociali perderebbe la loro importanza.

Confindustria: su green pass sindacati irresponsabili

Il presidente invita ad insistere con decisione sull’utilizzo.
Fuga dalle responsabilità non chiederlo.

Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, intervenendo all’assemblea di Federalimentare, ha accusato i sindacati di irresponsabilità in merito alla vicenda dell’applicazione di protocolli di sicurezza nelle imprese che includano il green pass.

Il presidente ha accusato i sindacati di fuga dalle responsabilità per non aver insistito con maggior incisione nell’imporre l’obbligo del green pass anche nei luoghi di lavoro.

Più precisamente, e sue parole sono state le seguenti:

Come presidente di Confindustria ho tentato ogni cosa per convincere il sindacato che dovevamo fronteggiare questa nuova minaccia con lo stesso spirito che ci ha portato tutti quanti a convenire su protocolli di sicurezza sui luoghi di lavoro, nel momento più aspro del virus, quando ancora non c’erano i vaccini, nella primavera del 2020. Protocolli che erano i più avanzati d’Europa.

Bastava adeguare quelli esistenti all’uso estensivo del Green Pass nei luoghi di lavoro. Il sindacato, o almeno una parte del sindacato, ha detto no. Preferisce gettare la palla nel campo del governo e dire: “Se volete e ve la sentite, imponete con una legge l’obbligo vaccinale”. È una fuga dalla responsabilità e non lo dico io, l’hanno detto sindacalisti di peso come Benvenuto, Pezzotta, Cofferati.

È una posizione assunta sapendo che nella maggioranza di governo c’è chi ha flirtato coi no-vax. E chiedere una legge significa in questo quadro non avere né il Green Pass né l’obbligo vaccinale. Non capisco come la responsabilità manifestata l’anno scorso ora sembra in questo paese svanita.

Di contro, va però segnalato che l’applicazione della privacy non è così immediata in relazione all’utilizzo del green pass e che i sindacati dovrebbero tutelare i lavoratori sotto ogni forma; potrebbero, inoltre, nascere discriminazioni interne legate all’uso di uno strumento che “divide” così tanto la popolazione.

(Foto da internet)

Governo chiede responsabilità e offre mascherine. Rischio sciopero

Il governo rifiuta lo shutdown e chiede responsabilità offrendo mascherine e guanti.
I lavoratori: “non siamo carne da macello”.
Scioperi probabili in tutte le attività produttive.

Si sono incontrati governo e sindacati, per discutere se fare o meno lo shutdown.

Se da una parte il decreto del governo ha stabilito tutta una serie di divieti e limitazioni, dall’altra i lavoratori non si sentono tutelati dal punto di vista sanitario ed i sindacati hanno chiesto ufficialmente la sospensione di tutte le attività lavorative (approfondimento al link).

L’incontro era in programma venerdì 13 alle ore 11:00, in videoconferenza.

Ne è uscito che il governo ha respinto la richiesta di shutdown ed ha chiesto responsabilità. Più precisamente, Conte ha ringraziato per il “grande atto di responsabilità che sta compiendo chi continua ad andare in fabbrica” ed ha sostenuto l’importanza che il medesimo senso di responsabilità continui anche nei prossimi giorni.

Come contropartita al senso al senso di responsabilità richiesto, Conte ha garantito mascherine e guanti gratis per tutti.

Non sono però rimasti soddisfatti della trattativa i sindacati, con i lavoratori che esclamano “non siamo carne da macello“. Gli scioperi, quindi, sono dietro l’angolo.

La situazione rimane dunque incerta dato che l’evolversi delle cose rimane in mano ai lavoratori, combattuti tra il senso di responsabilità nazionale chiesto loro ed il mettere in gioco la propria salute.

Italia: shutdown dietro l’angolo?

Incontro tra sindacati e governo per decidere la sospensione delle attività lavorative.
Minacciato lo sciopero.

I sindacati chiedono lo stop delle fabbriche fino al 22 marzo, al fine di sanificare gli ambienti e non sottoporre i lavoratori ad un maggior rischio di contagio.

Qualora lo stop non venga concordato da parte del governo, i sindacati minacciano lo sciopero per lo stesso periodo di tempo.

Di contro, gli industriali lombardi ritengono che si tratti di “irresponsabili che strumentalizzano”.

Per sbrogliare la situazione, il premier con Conte ha convocato le parti interessate per la mattina di oggi venerdì 13 marzo.

Potrebbe uscirne uno shutdown per l’Italia, che dopo i blocchi già decretati potrebbe decidere di bloccare anche le attività produttive.

Si attendono novità in merito ai risultati dell’incontro.