Le conseguenze dei super tassi: tagliato credito alle imprese

-5% (33,3 miliardi) negli ultimi 12 mesi.
In Italia chi ha sofferto di più è Trieste.

Nei 12 mesi terminati nello scorso maggio i prestiti bancari alle imprese italiane (società non finanziarie) sono calati del 5% (-33,3 miliardi di euro).

Tra i 20 Paesi dell’Eurozona solo Cipro ha avuto un risultato peggior.

Tra i big, invece, spicca il +7,4% della Germania e il +4,5% della Francia, mentre solo la Spagna ha subito una contrazione (-2,8%) che, comunque, è risultata più contenuta di quella italiana.

È quanto ha rilevato la Cgia di Mestre analizzando i dati della Bce, poi ripresi anche da Il Giornale.

Tra le province italiane la più interessata dal credit crunch è stata Trieste che ha segnato un calo degli impieghi vivi (vale a dire al netto delle sofferenze) alle imprese del 15% (-673,8 milioni).

Seguono Aosta con il -14,6% (290,7 milioni), Biella con il -12,7% (- 232 milioni), Savona con il -12,2% (251,2 milioni) e Cagliari con il -11,6% (-384,3 milioni di euro).

In termini assoluti la realtà più penalizzata è stata Roma con una contrazione di 5,1 miliardi di euro.

Nell’ultimo anno i depositi bancari delle imprese italiane sono scesi del 4,3% (-21,5 miliardi).

Dal 2011 il trend dei prestiti bancari alle aziende è in costante calo; una lieve inversione di tendenza c’è stata tra i primi mesi del 2020 e settembre 2022, grazie alle garanzie pubbliche misure messe in campo dai governi Conte che hanno consentito di accedere al credito con maggiore facilità.

Nell’ultimo anno la tendenza ha cambiato segno. L’aumento dei tassi di interesse ha contribuito in misura determinante a ridurre il flusso dei prestiti alle attività economiche e a pagarne maggiormente le conseguenze sono state le Pmi.

Quelle con meno di 20 dipendenti hanno subito il calo degli impieghi vivi del 7,7% (-9,5 miliardi). Per quelle con almeno 20 impiegati, invece, il taglio è stato della metà: -3,8% (-22,5 miliardi di euro).

Se il ritorno dell’inflazione ha comportato un generale impoverimento delle famiglie italiane, le banche, invece, hanno registrato risultati di bilancio straordinariamente positivi.

Nel 2022, infatti, gli istituti di credito del nostro Paese hanno totalizzato, al netto delle imposte, 21,8 miliardi di euro di utili, praticamente 8 miliardi in più rispetto al 2021 (+58%).

Questa situazione è stata confermata anche nei primi sei mesi di quest’anno.

Tra i primi gruppi bancari presenti in Italia la crescita percentuale degli utili è stata molto positiva. Solo uno, Bper Banca, nonostante un utile netto di 705 milioni di euro, ha registrato un calo (-49,1%).

Appare evidente, sostiene la Cgia, che nell’ultimo anno – con tassi attivi praticati sui depositi pari allo zero virgola e quelli negativi applicati sui prestiti o sui mutui saliti attorno al 5% – la politica monetaria della Bce ha favorito il conseguimento degli ottimi risultati di bilancio conseguiti dagli istituti di credito.

Gli artigiani mestrini auspicano che questi vantaggi economici accumulati nell’ultimo anno e mezzo vengano in parte redistribuiti, riconoscendo, ad esempio, una remunerazione “dignitosa” a chi continua a tenere i propri risparmi nel conto corrente bancario.

Niente indennizzi, artigiani verso la chiusura

A Cagliari flash-mob sotto il palazzo del Consiglio regionale.
Artigianato in difficoltà in tutta Italia.

Flash-mob a Cagliari, in via Roma sotto il palazzo del Consiglio regionale, da parte degli artigiani che non hanno ricevuto aiuti e rischiano di chiudere.

Più precisamente, per terra vi erano i cartelli con i nomi delle 160 imprese dell’artigianato sardo che si trovano in situazioni di forte difficoltà: artigiani della tessitura, della ceramica, dell’oreficeria, della sartoria, della lavorazione del legno, del vetro e della pietra, del cuoio e della pelletteria.

L’obiettivo era ovviamente quello di sensibilizzare il Consiglio e la Giunta sull’urgenza di misure a sostegno, ma la situazione è analoga in tutta Italia, dove innumerevoli artigiani, partite iva ed aziende sono state completamente abbandonate e stanno correndo il forte rischio di chiudere, se non l’hanno già fatto.

Sul tema è intervenuto anche Gianluca Mureddu, referente centri commerciali naturali:

“Il nostro non è un appello, è un urlo disperato perché molti colleghi non hanno i soldi nemmeno per pagare la corrente, siamo fermi da un anno perché non ci sono più eventi e mostre e perché il turismo è crollato. Chiediamo un indennizzo per un settore che non è solo impresa: ogni artigiano rappresenta un piccolo mondo di storia perché contribuisce a esprimere il valore culturale dell’Isola.”

La richiesta di aiuto si sostanzia tra i 4.000 ed i 7.000 euro per azienda, mentre il calo del fatturato da inizio pandemia è stato del 70%. Se questo indennizzo non arriverà, nell’arco di tre mesi molti laboratori chiuderanno.