Sostegno all’occupazione: quale ruolo per i fondi interprofessionali?

Nella sola Regione Lazio mancano all’appello 500mila professionalità.
Dal 2010, FondItalia ha erogato oltre 107 milioni di euro nella formazione dei lavoratori.

«I Fondi paritari per la formazione dei lavoratori avrebbero bisogno di una legislazione speciale e specifica. Inoltre, la somma dello 0,3% a favore delle attività di formazione dovrebbe non solo essere restituita ai Fondi integralmente, ma altresì aumentata, portandola almeno allo 0,5% partendo dalla considerazione che in Francia, questa percentuale, è all’1%». Con queste parole di Francesco Franco, direttore di FondItalia (Fondo Formazione Italia) si è aperto il convegno sulle “politiche a sostegno dell’economia” ultimo atto del road show di presentazione del Rapporto FondItalia che, dopo le tappe di Bari, Milano, Torino, Palermo e Napoli, si è concluso oggi a Roma nelle sale del MAXXI, Museo delle Arti del XXI Secolo. L’evento ha rappresentato un momento di confronto e analisi tra imprese, parti sociali, società e istituzioni sulle trasformazioni in corso nel campo delle politiche per l’occupazione e la formazione professionale.

La formazione offerta da FondItalia ha visto, nel periodo 2010/2023, più di 7.500 progetti approvati e finanziati, per un importo totale di oltre 107 milioni di euro di contributi approvati, l’adesione di 830mila lavoratori e di quasi 150mila imprese provenienti da tutti i comparti, soprattutto microimprese (fino a 9 dipendenti) che rappresentano il 91% del totale, a cui si aggiunge l’8% di piccole imprese, con un numero di dipendenti compreso tra i 10 e 49.

Il Fondo, che in questi 15 anni di attività è cresciuto costantemente, si è confermato il punto di riferimento per le microimprese (da 1 a 9 dipendenti), che costituiscono il 91% delle imprese aderenti, in prevalenza localizzate nel Sud e nelle Isole (64%), il Rapporto 2024 conferma, rispetto al Rapporto 2022, questa crescita (due punti percentuali). Le microimprese si confermano il principale bacino di adesioni per il Fondo, confermando la bontà di alcune politiche adottate da FondItalia, come la possibilità per le imprese di tali dimensioni di aggregare le proprie risorse in Conti di Rete, facilitandone l’ingresso nel “sistema Fondi” e l’accesso alle risorse per la formazione continua.

Al centro del dibattito la questione degli aiuti di Stato a sostegno della formazione, con particolare riferimento alle iniziative già avviate attraverso le prime due edizioni del Fondo Nuove Competenze. Uno strumento, nato con l’obiettivo di supportare le imprese italiane nella riqualificazione e nell’aggiornamento delle competenze dei lavoratori, che ha erogato significativi finanziamenti nelle sue prime due edizioni. Nel 2021, il FNC ha investito circa 730 milioni di euro, finanziando oltre 200mila ore di formazione a beneficio di circa 300mila lavoratori in tutta Italia. La seconda edizione, conclusasi nel 2023, ha visto una partecipazione ancora più ampia, con un incremento del 25% delle aziende beneficiarie e un ulteriore aumento del monte ore formativo, raggiungendo nuovi settori e profili professionali.

Ad aprire i lavori, la vicepresidente del Parlamento Europeo, Antonella Sberna che, in un contributo video inviato agli organizzatori del Convegno, ha rimarcato l’importanza dei Fondi per la formazione nell’ottica delle «transizioni epocali che, come Europa, dobbiamo affrontare e che richiedono uno sforzo congiunto per garantire nuove competenze e un continuo aggiornamento dei lavoratori. Per questo la formazione continua rappresenta un pilastro fondamentale per rafforzare la competitività delle nostre imprese da un lato e garantire un’occupazione di qualità dall’altra. La sinergia tra le istituzioni europee, quelle nazionali e le organizzazioni è fondamentale perché, tutti insieme, possiamo costruire un futuro in cui ogni lavoratore, ogni lavoratrice abbia gli strumenti per crescere professionalmente e nel frattempo contribuire alla competitività del nostro Paese e dell’Europa intera».

Anche Roberta Angelilli, vicepresidente della Regione Lazio e assessore allo Sviluppo economico, ha puntato l’attenzione sull’importanza della formazione in quanto, ha detto, «non si possono pensare le attività produttive, le imprese, l’artigianato, tutto il sistema economico senza un adeguato aggiornamento professionale. Mai come oggi, la formazione professionale è un’emergenza perché ci troviamo di fronte a un mondo in continua evoluzione. Pensiamo a tutto il tema della transizione energetica, dell’innovazione, della digitalizzazione, della ricerca che ormai non sono soltanto una questione che riguarda poche imprese, o aree territoriali specifiche, ma riguarda tutti, nessuno escluso. Pensiamo all’artigianato. Qualcuno può pensare che l’artigianato sia fuori dalla necessità delle competenze, dell’innovazione, perché magari è artigianato tradizionale, addirittura artistico. Assolutamente no. C’è il grandissimo tema del “passaggio delle competenze”. Nella nostra regione, se non si garantisce un passaggio di competenze per un settore che rappresenta il 16% delle attività produttive, il rischio di chiusura delle attività è molto alto. Parliamo di microimprese che stanno lavorando bene, che anche nel periodo Covid hanno resistito e che sono assolutamente performanti, ma senza un passaggio di competenze adeguato il rischio di chiusura è molto elevato. La formazione e l’aggiornamento delle competenze, è dunque evidente, sono la priorità, perché le imprese e i lavoratori hanno bisogno di una formazione continua, che sia super aggiornata e che si allinei a quelle che sono le esigenze del mercato. Faccio un esempio, nel Lazio ci sono quasi 600.000 imprese, ma mancano all’appello circa mezzo milione di figure professionali. Alcune di queste non sono proprio disponibili o sono carenti, altre invece necessitano di un aggiornamento che non è sempre disponibile. Quindi un sistema produttivo per essere e per rimanere competitivo ha bisogno tantissimo della ricerca, dell’innovazione, ma soprattutto della formazione, dell’aggiornamento delle competenze».

«I Fondi interprofessionali hanno un ruolo cruciale nel riuscire a trattenere e magari ad attrarre quelli che vengono definiti “i talenti”, che spesso e volentieri fuggono dal nostro Paese – ha detto Dario Montanari, presidente dell’Associazione Nazionale dei Consulenti del Lavoro -. Bisogna riflettere sull’importanza della formazione dei lavoratori in un’ottica di gestione del capitale umano, perché il problema del mantenimento dell’occupazione, della reputazione aziendale, della condizione di utilizzo e tante volte di realizzo e sviluppo nell’attività imprenditoriale è possibile solamente grazie alle risorse umane. Oggi è il capitale umano, se vogliamo usare questa definizione, che permette di fare impresa sia essa produttiva o di servizi».

L’impatto dei Fondi paritari riconosciuti dal ministero del Lavoro è stato rilevante, non solo in termini quantitativi, ma anche qualitativi: la formazione finanziata ha permesso ai lavoratori di acquisire competenze specialistiche nei campi della digitalizzazione, della sostenibilità ambientale e delle nuove tecnologie produttive, contribuendo a migliorare la competitività delle imprese e a prepararle ai cambiamenti del mercato. Con il recente decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 9 luglio 2024, sono state introdotte nuove linee guida che influenzeranno la struttura e i criteri di accesso alla terza edizione del Fondo Nuove Competenze.

Per Elvio Mauri, direttore di FondImpresa vi è la necessità di «migliorare il rapporto tra Regioni e Regioni e Regioni e Stato nella formazione. Ci sono aziende, anche grandi, che si trovano spesso spaesate perché gli iter burocratici e di accesso alla formazione dei dipendenti differiscono enormemente da una regione con l’altra. E, capite bene, che per un’azienda che ha sedi diversificate in tutto il territorio nazionale la formazione diventa più una complicanza che un valore aggiunto. I Fondi interprofessionali sono andati perché le regioni facevano fatica a finanziare il funzionamento delle professionalizzazioni. È chiaro che serve una certa unicità, una legislazione certa e univoca perché l’attività dei Fondi abbia davvero un ritorno sull’economia del Paese».

«Oggi, come oggi, i Fondi rappresentano oltre 9,5 milioni di lavoratori e 740 mila imprese. I flussi finanziari garantiti dai Fondi professionali, annualmente, sono dei 400 milioni contro i 140 milioni di tutto il Fondo Sociale Europeo delle regioni che si rivolgono, mediamente, a circa circa un milione di lavoratori ogni anno – ha sottolineato Egidio Sangue, direttore di FondItalia – Quindi abbiamo una struttura consolidata nel tempo che ha garantito risultati consentiti da una legislazione che non esiste. Di fatto, i Fondi professionali, oltre alla norma istitutiva, sono stati volta in volta regolamentati da circolari e da pareri; sostanzialmente, non esiste una normativa univoca e chiara. Quindi il tema è: il lavoro lo sappiamo fare, il sistema ha funzionato, e sta funzionando, molto bene; abbiamo una grande capacità di spesa. Quello di cui ha bisogno è di una serie di regole che lo inquadrino in un sistema più istituzionalizzato, rimuovendo alcuni orpelli inutili che ostacolano il pieno funzionamento dei Fondi».

«I Fondi paritari sono nati per sostenere delle carenze e, una volta tanto, in Italia abbiamo realizzato qualcosa di alternativo che ha trovato una sua funzionalità – ha detto Luca Malcotti, segretario organizzativo Confederale UGL -. Ci troviamo di fronte, come ci hanno raccontato le testimonianze e i dati presentati, a un’esperienza di successo. Quello che ci dobbiamo porre come obiettivo nei prossimi anni è di andare ancora di più in profondità in questa capacità di rilevare e certificare le competenze perché è questo che manca al sistema della formazione».

Per Nicola Patrizi, presidente di FederTerziario, «I fondi interprofessionali rappresentano l’unico ambiente che può fare incontrare domanda e offerta di lavoro, unendo le esigenze dell’impresa con lavoratori formati o in formazione. In tal senso occorre un riposizionamento strategico, anche cambiando la normativa, per pensare a un sistema unitario. È sufficiente pensare alle transizioni che stanno travolgendo alcuni settori industriali e produttivi con il massacro dell’automotive. Ci sono dei lavoratori con competenze che possono essere riutilizzate da altre aziende. Serve un sistema che identifichi le competenze dei lavoratori di un’azienda in crisi per rimetterli sul mercato del lavoro ed essere così impiegati da altre aziende che ne beneficeranno, anche pensando a ulteriori interventi formativi, così da agganciare al tessuto produttivo una forza lavoro che altrimenti è sostanzialmente destinata alla cassa integrazione».

«Il tema della spendibilità delle competenze – ha detto ancora Egidio Sangue, direttore di FondItalia – non è solo importante, ma anche finalizzato a garantire all’impresa, attraverso un meccanismo di attestazione delle competenze già pregresse che l’individuo ha maturato nel corso della vita, una fotografia delle competenze presenti sia in impresa sia all’esterno. Questo elemento consente la programmazione nella formazione delle competenze carenti all’interno di un’organizzazione. Il tema che noi poniamo e che portiamo avanti da due anni, da quando abbiamo lanciato il servizio C+, è quello di innescare un meccanismo virtuoso in cui ovviamente lavoratori e imprese diventano soggetti attivi nella richiesta di formazione».

Turismo: certificare le competenze aiuta competitività e ambiente

Al via l’edizione 2024 del BTM a Bari, Fiera del Levante.
Saranno presentati i dati sulla piattaforma C+ ideata da FondItalia
per la certificazione delle competenze dei lavoratori del comparto.

Oltre 500 imprese del turismo formate nel 2023, più del 15% del totale. È con questi numeri che FondItalia (Fondo Formazione Italia) partecipa al BTM (Business Tourism Management) di Bari in programma dal 27 al 29 febbraio alla Fiera del Levante, nell’ambito del quale promuove il convegno “C+ lo strumento FondItalia per la profilazione, la valutazione e la messa in trasparenza delle competenze” che si svolgerà mercoledì 28 febbraio alle 10,30 nello spazio BTM for JOB nel nuovo padiglione della Fiera di Bari.

FondItalia, partner BTM, forte dei dati di un settore che, nel corso del 2023, si è rivelato virtuoso, sottolinea come la formazione dei lavoratori sia alla base della sostenibilità di un comparto, quello del Turismo, trainante per il sistema economico del Paese. «Si tratta di un settore molto condizionato dalla stagionalità, che obbliga le imprese a dotarsi di un’organizzazione flessibile, anche per quanto riguarda l’impiego di collaboratori, e che comporta delle criticità sia per le imprese sia per i lavoratori, a partire dall’incontro domanda/offerta» è il commento di Egidio Sangue, direttore di FondItalia.

Nel corso del convegno del 28 febbraio sarà presentato l’innovativo strumento voluto e ideato da FondItalia denominato C+, che garantisce a tutti i lavoratori del comparto turistico, e alle imprese alla ricerca di professionalità specifiche, un aiuto concreto favorendo l’occupabilità del lavoratore e la possibilità, per i datori di lavoro, di dotarsi delle competenze più idonee per una solida presenza sul mercato: «Già con l’istituzione del Fondo Nuove Competenze, nel 2020, in Italia aveva mosso i primi passi una strategia di valorizzazione degli apprendimenti formali, informali e non formali a sostegno dell’occupabilità delle persone –precisa ancora Sangue-. FondItalia ha inteso rafforzare questo percorso, stabilendo, nell’ambito degli Avvisi pubblicati, una premialità anche finanziaria per tutti quegli enti di  formazione che prevedranno una attestazione delle competenze maturate dai lavoratori a seguito della formazione finanziata dal Fondo mediante C+, lo strumento FondItalia per la profilazione, la valutazione e la messa in trasparenza delle competenze».

Oltre il 15% delle imprese coinvolte in attività di formazione finanziate dal Fondo proviene dal multiforme mondo del comparto turistico, che comprende agenzie di viaggio, servizi di alloggio, ristorazione, noleggio, accoglienza ed intrattenimento, fino alla personalizzazione dei servizi, che va dalla cura del corpo alla scoperta dei territori e delle tradizioni enogastronomiche. Le più dinamiche nella formazione dei propri dipendenti sono state quelle legate “all’attività dei servizi di alloggio e ristorazione” (175), seguite dalle imprese legate al “noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese” (134).

L’impegno di FondItalia nel settore turistico ben si allinea al tema portante della BTM 2024 che sarà incentrata sull’invito, per le aziende del settore, a riscrivere insieme nuove regole per un turismo che tenga conto delle radicali trasformazioni sociali, ambientali e tecnologiche che, come conclude il direttore di FondItalia, «non possono e non devono prescindere da una professionalità sempre più al passo dei cambiamenti e che solamente una formazione precisa e costante degli operatori del settore può garantire».

Il patrimonio italiano riparte dalla formazione continua

A Torino la presentazione dell’accordo per sostenere i beni materiali e immateriali: un asset strategico dell’economia nazionale.

Valorizzazione del patrimonio nazionale, avvio di processi di rinascita dei mestieri e delle professioni, accesso e mobilità per le professioni legate al patrimonio, al turismo, ai beni culturali, al cinema. Sono alcune delle finalità contenute nel protocollo d’intesa firmato dagli Stati Generali del Patrimonio Italiano e da FondItalia (Fondo Formazione Italia) – che sarà presentato mercoledì 4 aprile a Torino, nella cornice di Palazzo Graneri della Roccia – per  promuovere e sostenere le attività formative a favore di lavoro e occupazione in uno dei settori strategici per l’economia italiana, che è rappresentato dal variegato patrimonio, materiale e immateriale, di cui il Paese è ricco.

La sinergia tra gli Stati Generali del Patrimonio Italiano e FondItalia, si legge nel protocollo, «nasce dalla necessità di favorire lo sviluppo e l’approfondimento di rilievo negli ambiti della cultura, dell’arte, dell’architettura, dell’economia, dell’occupazione e dell’innovazione».

La partnership, pertanto,  articolata in una serie di attività di ricerca, formazione, innovazione e divulgazione,  prevedrà la realizzazione di iniziative volte a favorire lo sviluppo di alcuni ambiti/settori del tessuto economico e culturale italiano, favorendo l’inserimento occupazionale, l’incremento e la certificazione di competenze professionali negli ambiti connessi al patrimonio.

L’appuntamento di Torino è il primo di una serie di incontri  finalizzati a far dialogare gli Enti promotori con le istituzioni  locali  e che toccheranno, nelle prossime settimane, anche Roma, Napoli e Bari. Un incontro di confronto e di discussione sulle opportunità per collegare i beni e il patrimonio culturale con la formazione, il lavoro e l’occupazione alla presenza dei protagonisti del mondo della formazione e del lavoro di Torino e del Piemonte. Interverranno: Ivan Drogo Inglese – Presidente degli Stati Generali del Patrimonio Italiano; Francesco Franco ed Egidio Sangue – rispettivamente Presidente e Vice Presidente di FondItalia; Luca Malcotti – Vice Segretario Generale di UGL; Giovanna Pentenero – Assessore Formazione Professionale e Politiche del Lavoro del Comune di Torino; Luca Faccenda, Dirigente Servizi Lavoro del Comune di Torino; Nicola Patrizi – Presidente – ed Alessandro Franco – Segretario Generale di Federterziario; Silvia Marchetti – Segretario UGL Piemonte; Roberta Caragnano – Segretario Generale Stati Generali del Patrimonio Italiano; Alberto Scuro – Presidente ASI Automotoclub Storico Italiano; Francesco Burrelli – Presidente Anaci Associazione Nazionale Amministratori Condominiali Immobiliari; Federica Deyme – Direttore Agenzia Piemonte Lavoro; Luisella Fassino – Presidente Ordine consulenti lavoro di Torino; Manuela Maffiotti – Vice Presidente ANCL Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro; Davide Caregnato – Direttore Corep Consorzio Alta Formazione; Ilaria Riva – Presidente Corso di Diritto del Lavoro e Gestione delle Risorse Umane; Antonio Bosio – Presidente di Cenfop Coordinamento Enti Nazionali Formazione Orientamento – Piemonte. Modera: Gianni Dimopoli, Editorialista Torino Magazine.

«Siamo molto orgogliosi di aver stipulato questo protocollo con gli Stati Generali del Patrimonio per la valorizzazione delle competenze che ruotano attorno al patrimonio nazionale – è il commento di Francesco Franco, presidente di FondItalia Si tratta di un asset strategico per il sistema economico del Paese e le competenze, la formazione, l’innovazione di chi, quotidianamente, opera nei vari settori che lo compongono sono basilari non solo per la valorizzazione del nostro bagaglio culturale e artistico, ma anche per garantire competitività alle bellezze e alla straordinaria cultura che pervade l’Italia dalle Alpi alla Sicilia».

Per Ivan Drogo Inglese, presidente dell’ente Stati Generali «con il nostro ente abbiamo dato seguito alla previsione contenuta nel Codice dei Beni Culturali, ovvero che la valorizzazione del patrimonio può avvenire anche per iniziativa privata. A questo principio di base, grazie all’accordo con FondItalia, siamo soddisfatti di poter unire quello della formazione rivolta al lavoro e all’occupazione».

Il roadshow di presentazione dell’accordo che toccherà le città di Torino, Roma, Napoli e Bari, promosso dagli  Stati Generali del Patrimonio Italiano e FondItalia, prevede anche la collaborazione di FederTerziario, in rappresentanza di oltre 90mila imprese italiane, e UGL – Unione generale del lavoro, organizzazione sindacale che conta 1,8 milioni di iscritti.

In Piemonte, FondItalia è ben radicata grazie alle oltre 6.000 imprese associate per un totale di oltre 44mila lavoratori.  Le province più numerose sono quelle di Torino (con 3.687 imprese aderenti, il 61% del totale), Cuneo (1.157 imprese aderenti, il 19%) e Novara (321 imprese aderenti, il 5,3%). Ad oggi, hanno beneficiato di attività formative finanziate dal Fondo 1.862 imprese e 17.701 lavoratori, per un totale di contributi di quasi 7 milioni di euro.

Le imprese coinvolte in progetti formativi sono state per il 60% microimprese (con meno di 9 dipendenti), seguite per il 28% dalle piccole (con 10 – 49 dipendenti) e per l’8% dalle medie imprese (con un numero di dipendenti compreso tra i 50 e i 249), fino al 4,4% di grandi imprese (con oltre 249 dipendenti).

Turchia-Bari: traffico di immigrati via jet

Cinque arresti con mandato internazionale e due ricercati.
10.000 euro a viaggio la tariffa.

Avrebbero utilizzato jet privati in partenza dalla Turchia per far arrivare in Italia e in altri paesi europei clandestini di origine principalmente kurda o irachena facendosi pagare 10 mila euro a viaggio.

Il mandato d’arresto è stato emesso dalla polizia belga per cinque persone: un italiano residente a Roma e quattro egiziani, di cui tre residenti in Italia e uno in Belgio.

Coinvolta anche una donna tunisina residente a Bruxelles. Altri due stranieri sono ricercati.

In Italia le indagini sono state coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, considerato il ruolo dell’aeroporto pugliese utilizzato da questi trafficanti.

Come riporta “La Repubblica”, è quanto emerso dalle indagini condotte da una squadra investigativa comune, composta dalle forze di Polizia di Italia, Belgio, Germania, Austria e Francia.

Gli arrestati sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in Europa di cittadini stranieri.

I fatti si riferiscono al periodo compreso tra ottobre e dicembre 2020.

Le indagini hanno preso spunto dall’arrivo, in alcuni scali europei, di jet privati con a bordo cittadini stranieri che, utilizzando dei falsi documenti diplomatici dello stato caraibico di Saint Kitts & Nevis, erano riusciti ad imbarcarsi dalla Turchia su voli privati diretti verso quel Paese, con scalo intermedio in Europa.

Una volta raggiunto lo scalo, i passeggeri dichiaravano la loro reale nazionalità alle Autorità di Polizia del luogo, richiedendo asilo politico.

La polizia belga ha provveduto al sequestro di due aeromobili dal valore complessivo di 426 mila euro.

Le indagini sono state condotte con il supporto del Servizio per la cooperazione Internazionale di Polizia della direzione  centrale della polizia criminale e delle agenzie statunitensi Hsi e Dss.