(Foto da internet)
È record europeo.
Il livello raggiunto dai giovani italiani che non lavorano, non studiano né sono in formazione ha raggiunto la soglia dei 2 milioni.
Il rapporto di Confcommercio riportato anche da Il Gazzettino, infatti, mette in evidenza come nel 2000 i giovani occupati erano 7,7 milioni mentre nel 2019 5,2 milioni, con un calo quindi pari a 2,5 milioni.
La fascia d’età presa in considerazione è quella tra i 15 ed i 34 anni e con “Neet” intendiamo letteralmente “Not in Education, Employement, or Training”, ovvero le persone che non stanno studiando né stanno prendendo parte a corsi di formazione, che non stanno lavorando né stanno cercando attivamente un’occupazione.
Se nel 2000 la quota Neet rappresentava il 40% del totale, nel 2019 questa quota sale al 50%. Per fare un confronto internazionale, nello stesso periodo di tempo, in Germania i Neet sono aumentati di 235mila unità, mantenendo il livello stabile sul 30%.
Se prendiamo la fascia d’età compresa tra i 15 ed i 29 anni, inoltre, vediamo che la quota aveva superato i 2 milioni prima della pandemia e questo rappresenta un record assoluto in Europa; la percentuale italiana di Neet è pari al 22%, mentre in Spagna si attesta al 15% ed in Germania al 7,6%.
Il rapporto mette poi in luce che in Italia trovano lavoro, come dipendenti o indipendenti, il 41,7% dei giovani mentre in Germania la percentuale è del 67%. Questo, nonostante le 245mila ricerche di lavoro effettuate dalle aziende che non vengono soddisfatte (anche se in questo caso va precisato che può dipendere dal livello di preparazione/competenze dei candidati, dalla non gradita mansione da parte di cerca lavoro come dal tipo di offerta contrattuale).
Prendendo in analisi i dati sopra, viene spontaneo chiedersi anche se un impatto sia dovuto al Reddito di Cittadinanza: pagando le persone per rimanere a casa, con un importo che a volte supera o poco si differenzia da una retribuzione standard, è probabile che l’effetto sia quello di disincentivare la voglia di lavoro di chi riceve il sussidio.
Se così fosse, ci si chiede chi e come verifichi l’operato dei navigators; il navigator è la nuova figura professionale prevista nel decreto del Reddito di Cittadinanza 2019 (RdC) per aiutare i cittadini a trovare un lavoro. Infatti all’interno del pacchetto di misure che regola il reddito di cittadinanza è stata introdotta la figura del “navigator“, o tutor del reddito di cittadinanza, il cui compito principale è seguire il disoccupato dalla presa in carico nei Centri per l’Impiego fino all’assunzione.
Qualsiasi sia il motivo (tipologia di contratto, assistenzialismo esagerato, mancanza di verifiche nell’operato degli addetti ai lavori), sarebbe il caso che il governo prendesse seriamente in considerazione la tematica, intervenendo (aggiustando provvedimenti già presi e/o introducendone di nuovi) per raddrizzare una situazione che ha un risvolto futuro sicuramente infelice se lasciata a sé stessa.
2 pensieri riguardo “Lavoro, Italia: il 50% di quelli che possono lavorare non lo fanno”